Mastodon: la fine di Twitter?

Successivamente all’acquisizione da parte del magnate statunitense Elon Musk della nota piattaforma Twitter, molte persone, in vista dei preannunciati cambiamenti delle regole del social network, hanno deciso di guardarsi intorno alla ricerca di alternative.

L’acquisizione di Twitter

La piattaforma creata nel 2006 da Jack Dorsey negli ultimi tempi era stata ampiamente criticata e accusata di censurare le opinioni dei propri utenti. Un esempio fra tutti la chiusura dell’account di Donald Trump e di molti esponenti della destra radicale americana a seguito dell’assalto a Capitol Hill del gennaio 2021. Anche in passato Twitter aveva attuato tale pratica nei confronti di alcuni esponenti del collettivo di hacker Anonymous a seguito della pubblicazione di dati riservati delle istituzioni russe.

Twitter ha cercato di spiegare le sue azioni affermando che le azioni intraprese sono state effettuate per rispettare le regole del social network. Tuttavia ci troviamo nuovamente di fronte al confine sottile tra libertà di espressione, utilizzo propagandistico meramente discutibile e fake news.

Elon Musk, più volte auto-dichiarato sostenitore della libertà di parola e di espressione, al momento dell’acquisizione ha twittato che “la libertà di parola è la base del funzionamento di una democrazia” e la piattaforma “è la piazza digitale in cui si discutono questioni vitali per il futuro dell’umanità”.

Le conseguenze

Ora gli inserzionisti si aspettano che vengano apportati dei cambiamenti radicali, sia alle regole della piattaforma che al modo in cui essa potrà operare. Uno dei cambiamenti di rotta che ci si aspetta è il possibile ritorno di Donald Trump sul social network, soprattutto in vista delle presidenziali del 2024. Elon Musk infatti si era espresso al riguardo affermando che è stata un’azione “sbagliata dal punto di vista morale” e “stupida fino allo stremo” eliminare l’ex presidente dalla piattaforma in seguito ad alcuni tweet in cui Trump legittimava le insurrezioni a Capitol Hill.  Ma non sarà il solo a poter tornare.

Anche Kanye West, cacciato da Twitter dopo aver postato tweet antisemiti; ma anche Alex Jones, secondo il quale la strage alla scuola di Sandy Hook sarebbe stata una farsa inscenata per approvare leggi più restrittive sulle armi. Inoltre potrebbero tornare sulla piattaforma anche tutte i personaggi pubblici e politici che hanno diffuso fake news sul Covid e sui vaccini.

I cambiamenti

Il ritorno di questi personaggi sulla piattaforma preoccupa non poco gli inserzionisti che non vogliono che le loro pubblicità siano affiancate ai tweet estremisti. Ma Elon Musk ha asserito che nell’arco dei prossimi sette anni la pubblicità non occuperà più il 90% delle entrate ma scenderà al 45%, istituendo un sistema di abbonamenti che dovrebbe portare la piattaforma dai 5 miliardi di ricavi del 2021 a 26,4 nel 2028.

Nell’immediato ci sarà una riduzione (sebbene minima) del personale e si pensa a una riduzione dei salari per tagliare i costi, che ad oggi risultano più alti dei ricavi. Per il secondo anno consecutivo infatti Twitter ha chiuso in perdita di 1,4 miliardi nel 2020 e 221 milioni nel 2021.

In un progetto più grande Elon Musk ha lasciato intendere che la sua intenzione sarebbe quella di costruire un’app per tutto, un po’ come WeChat in Cina che si occupa sia di messaggistica che di pagamenti, prenotazioni e social network. “In Cina si vive su WeChat“, ha spiegato Musk, che ha mostrato tutta l’intenzione nei prossimi tre/cinque anni di far diventare Twitter come WeChat.

La reazione degli utenti: Mastodon

Gli utenti in tutta risposta, preoccupati dello scenario che potrebbe presentarsi su Twitter hanno iniziato a esplorare dei servizi alternativi. Quello che ha suscitato maggiore euforia sembra sia stato un social network presente sul web dal 2016: Mastodon.

Mastodon è una piattaforma, creata dallo sviluppatore tedesco Eugen Rochko, al pari di Twitter, che permette di pubblicare dei post. Tuttavia è profondamente diverso dall’idea di social network che abbiamo ad oggi. Infatti, Mastodon si può definire come una rete di microblogging libera, open-source e decentralizzata.

Questo significa che sono gli utenti stessi a poter gestire i server, attraverso una proprietà segmentata evitando che una singola persona o un’azienda monopolizzino la piattaforma.  Nello specifico ogni server è come se fosse un mondo a sé che ospita uno o più social network, i quali nel caso di Mastodon vengono definiti “istanze“. L’intero sistema viene considerato appunto come una federazione, per dare quindi l’idea di un qualcosa di unito, ma dotati di tante piccole parti “autonome” che possono comunque comunicare tra loro.

Una piattaforma con grandi potenzialità ma poco intuitiva

A causa però di questo sistema complesso, Mastodon risulta meno immediato come piattaforma, rispetto a quelle a cui siamo abituati, specialmente se non si possiedono delle conoscenze informatiche medio-alte. Anche l’iscrizione risulta al momento poco intuibile: è infatti necessario aderire a uno dei molti social network disponibili, i cui elenchi non sono molto chiari. Ciò fa pensare ai nuovi arrivati sulla piattaforma che una volta iscritti a uno dei social network disponibili non si possa comunicare con gli altri, quando in realtà non ci sono particolari limiti al riguardo e il social network di provenienza serve solo a identificare il server da cui si parte, come se fosse la propria città di nascita.

Possiamo tranquillamente affermare che Mastodon, in un certo senso, cerchi di riportare in auge un meccanismo simile a quello che caratterizzava internet agli albori. C’è molta libertà in questo senso, chiunque con le adeguate competenze informatiche può creare un nuovo server e agganciarlo alla “federazione” di Mastodon e chiunque senza avere competenze informatiche può semplicemente tweettare, o meglio toottare per seguire il linguaggio della piattaforma.

Differenze e criticità

Una delle differenze principali rispetto alle altre piattaforme è che non sono presenti algoritmi che scelgono cosa mostrarci in base alle manifestazioni dei nostri interessi. I toot vengono mostrati in ordine cronologico. L’utilizzo di hashtag serve per identificarsi in un server e per scegliere se vogliamo vedere i contenuti del nostro server di appartenenza, di un altro server o di tutta la federazione.

Ogni server può scegliere le proprie regole, il che è potenzialmente svantaggioso per il discorso legato alla moderazione dei contenuti: nonostante siano presenti degli strumenti per la segnalazione dei contenuti che violano le regole della community, con delle regole diverse da server a server, diventa complicato intervenire per farle rispettare.

Anche l’eliminazione di account fake diventa problematica data la totale apertura di Mastodon, esistono infatti decine e decine di profili di Elon Musk, per esempio, che chiaramente non appartengono al CEO di Tesla.

Migrazione

Nelle ultime settimane sono state più di 230 mila le nuove iscrizioni alla piattaforma. Esiste addirittura un hashtag su twitter che richiama alla migrazione su Mastodon: #twittermigrationCi sono molte possibilità che Mastodon diventi uno dei nuovi social network più potenti, tuttavia ci sono altrettante possibilità che a causa della sua poca intuibilità non lo diventi. A questo punto si possono solo attendere nuovi sviluppi.

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