Moda e mafia: tra “mob wife chic” e TikTok

Quello della mafia è sicuramente un fenomeno complesso, difficile da spiegare senza un’analisi attenta delle sue componenti. Nell’epoca in cui ogni concetto è potenzialmente capace di essere trasformato in una “aesthetic” su piattaforme come TikTok, non poteva mancare la “mafia aesthetic”. Già da molto prima dei social infatti la mafia viene spesso romanticizzata grazie alle sue rappresentazioni glamour sugli schermi, tra cinema e serie tv. 

Sui social

Nel corso degli anni, sui social si è fatta sempre più forte la presenza delle cosiddette micro aesthetics, ovvero la formazione di nicchie in cui sempre più giovani cercano e formano la propria identità personale anche attraverso l’abbigliamento. Ne esistono tra le più disparate: y2k, che riprende lo stile dei primi anni 2000, old money, ovvero l’estetica dei “ricchi di famiglia”, o “figli di papà”. Non poteva mancare anche la cosiddetta “mafia aesthetic che si suddivide a sua volta in altre micro categorie come la “mafia wife aesthetic”, la “moglie del mafioso”. Queste cosiddette aesthetic possono essere presenti in ogni tipo di produzione: la musica, le playlist ispirate al genere, le moodboard su Pinterest, che possono essere utilizzate in diversi contesti di creatori di contenuti. C’è chi le utilizza per ispirazioni per scrivere delle storie su Wattpad, una piattaforma dove i giovani scrittori pubblicano in modo autonomo e indipendente la loro scrittura creativa. È innegabile però che il fenomeno abbia anche una componente ispirazionale. Questa micro nicchia di internet si sviluppa perlopiù fuori dall’Italia, tra gli account di Twitter, Instagram e TikTok. Ma da dove scaturisce a sua volta questa aesthetic? E quali sono le sue problematiche?

 

Le controversie

La romanticizzazione della mafia passa in primis dalla cultura pop, e non è solo collegata all’Italia: ci sono serie tv come Breaking Bad, Peaky Blinders, Narcos, che contribuiscono a mitizzare la figura del gangster. Poi i video game, Grand Theft Auto per citare il più importante. E nella musica, specie con la grande popolarità che la musica rap ha ottenuto nell’ultimo decennio. In particolare, il rap passa da genere di nicchia, che racconta le vicissitudini di chi vive in situazioni meno fortunate, a fenomeno di massa. È sicuramente a oggi uno dei generi preferiti dalla Gen Z, mentre per i millennials era a tutti gli effetti una sottocultura, dove anche i più grandi riscuotevano poco successo di massa. Così, da un genere che parla del riscatto sociale di chi è nato in condizioni di svantaggio, diventa un genere in cui anche chi è nato avvantaggiato ostenta un finto passato da “gangster”.

 

Nei film e serie tv

Innegabilmente, questo tipo di aesthetic nasce con i primi film di mafia. The Sopranos, per esempio, è una delle serie tv che oltreoceano ha contribuito a crearne l’immagine. Considerando che il grande schermo d’oltreoceano dà una visione romanticizzata della mafia (grandi gangster ricchi e potenti, ma anche personaggi che creano empatia), la sua estetica è in qualche modo aspirazionale. Sono spesso le donne di queste produzioni ad avere gli outfit migliori e le vite più favolose: auto di lusso, abbigliamento alla moda, capelli sempre in piega e unghie perfette. Non è difficile capire come un tema del genere sia potuto diventare un fattore puramente estetico da cui prendere ispirazione. I boss della mafia sul grande schermo hanno sempre un abbigliamento elegante, così come le loro vite sono piene di lusso. In questo modo la mafia è stata distaccata dal suo significato originario per diventare un modo di immaginarsi nei panni dei protagonisti di un colossal. Come succede spesso, questo tipo di aesthetic sono un modo per le persone che ne usufruiscono per distaccarsi dal mondo reale e per immaginarsi in una vita fatta di drammi, passioni, e azione.

Eppure, questa romanticizzazione non è certo un fenomeno recente: le sue radici si possono chiaramente identificare nell’avvento della criminalità organizzata sul grande schermo. Il successo della mafia come genere, specialmente negli Stati Uniti, deriva dal grande impatto che ebbe già dal 1800 la criminalità organizzata oltre l’oceano. Cosa Nostra statunitense inizia a flagellare gli Stati Uniti quando a fine ‘800 inizia il grande fenomeno migratorio dall’Italia agli States, la terra promessa dove molti cercavano e trovavano fortuna. Uomini come Lucky Luciano, Al Capone, Vito Genovese e Frank Costello iniziano a entrare nell’immaginario collettivo come fautori di stragi e crimini efferati.

Con il film di Richard Wilson, Al Capone, uscito nel 1959, avviene il primo processo di romanticizzazione della figura del mafioso. Per la prima volta un protagonista a tutti gli effetti criminale riscuote enorme simpatia nel pubblico, nonostante il puritanesimo caratteristico dell’America di quegli anni. Dopo anni di proibizionismo e guerre mondiali, infatti, il pubblico trovava nel personaggio di Al Capone una figura in cui immaginarsi, evadendo dalla noiosa quotidianità. Il mafioso diventa così una figura liberatoria, un uomo che non solo va contro il sistema, ma è capace di piegarlo alla sua volontà, provocando profondo interesse. 

Il punto più alto per la popolarità di questa figura è però sicuramente Il Padrino di Francis Ford Coppola, del 1972. Sarà l’enorme successo del film di Coppola a far sì che la mafia diventi un vero e proprio genere, in cui la figura del mafioso protagonista è un soggetto per cui provare ammirazione e empatia.

Nella popolarità della figura del mafioso ha sicuramente grandissima importanza l’abbigliamento. Già nel film Il Padrino l’abbigliamento è una delle componenti fondamentali, che contribuisce a creare l’immagine della mafia nella fantasia degli spettatori. I mafiosi diventano così delle icone di stile: dopo l’uscita de Il Padrino nel 1972, i mafiosi veri e propri iniziarono a emulare i protagonisti del film, vestendosi come Marlon Brando nei panni di Don Vito.

“Mob wife chic”

Esiste anche una declinazione femminile dello stile legato alla mafia, conosciuto online come mafia wife aesthetic oppure mob wife chic. Sono proprio queste rappresentazioni di donne forti e dal passato oscuro a rendere così attraente la mob wife aesthetic, rendendolo ancora più appetibile come concetto alla moda, legato all’empowerment femminile. La moglie del mafioso è una donna forte, volitiva, anche cosciente della sua avvenenza. La serie tv The Sopranos è per molti il punto che ha contribuito maggiormente alla diffusione di questo stereotipo della donna forte, adiacente al capo famiglia ma mai veramente in una posizione di potere, eppure un personaggio complesso e intrigante.

Ne Il Padrino, le donne hanno una parte marginale nella trama. Non sono loro a parlare direttamente, ma sono spesso gli abiti a comunicare per loro. Similarmente agli uomini, anche le figure femminili diventano aspirazionali.

Le due donne principali nel film di Coppola sono Kay e Apollonia, i due interessi amorosi di Michael Corleone. Kay rappresenta la volontà iniziale di Michael di distaccarsi dal mondo della mafia: Kay non ha origini italiane, è di buona famiglia e colta, come si evince dal suo abbigliamento sobrio e sicuramente molto “old money” Americano. Kay è indipendente, e supporta Michael nel suo allontanamento dalla criminalità. Similarmente, nel film Scarface, Elvira è l’attraente interesse amoroso del gansgter Tony Montana: i due hanno una relazione travagliata e passionale. Interpretata da Michelle Pfeiffer, Elvira salta subito all’occhio per il suo abbigliamento elegante, ma anche minimalista e sensuale. Elvira rappresenta una donna forte, ma che nasconde un passato di sofferenze, non convenzionale, ma sobria. Indossa spesso occhiali da sole e cappelli, come a proteggere la sua vera essenza da chi la circonda.

Saranno proprio queste rappresentazioni femminili a ispirare direttamente ciò che sui social viene definita l’estetica della “mafia wife, cioè la moglie del mafioso. La loro figura diventa aspirazionale come compagne di un protagonista complesso, un uomo potente ma dall’animo sensibile. Nonostante la sua vita fatta di rischi, violenza e nemici a ogni angolo, per il gangster la donna amata diventa un punto debole al quale non riesce a resistere. Anche su internet quindi torna ad essere presente la “mob wife aesthetic“, che definisce una donna vestita con un abbigliamento sexy e misterioso. Occhiali da sole, pellicce e gioielli, sguardo misterioso nascosto dietro le grandi lenti scure, un vissuto tormentato. La figura della moglie del mafioso viene presentata alle donne come una figura da copiare. Vestirsi come se si fosse la moglie di un mafioso, per trasudare lo stesso tipo di energia forte e misteriosa, evadere dalla monotonia della vita quotidiana.

In questo modo la realtà del crimine organizzato, che colpisce persone vere con vite reali, viene ridotta a una moda. Le problematiche di questo fenomeno non sono poche: in primis perché appiattisce il fenomeno della mafia alla sua apparenza. E secondariamente, perché rendendolo una moda, diventa un modello da seguire indiscriminatamente. Specialmente all’estero, dove la mafia è percepita come un fenomeno prettamente italiano, spesso questo stile diventa sinonimo di “italiano”, alimentando quindi uno stereotipo dannoso.

Ovviamente, l’essere affascinati da un tipo di estetica non significa necessariamente che si andranno a emulare le azioni dei protagonisti dei film di Scorsese o Coppola. La moda, così come il cinema e i social, hanno sicuramente una funzione sociale di evasione dalla realtà e di intrattenimento. Eppure, è doveroso anche ricordarsi delle origini di un fenomeno, evitando la romanticizzazione a discapito della vita reale.

 

Crediti

Copertina
loc.getarchive.net

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