Il corsetto: un movimento culturale

Il corsetto è uno dei capi di abbigliamento più amati e odiati della storia. Da sempre controverso, si è guadagnato epiteti come “tortura”, “arma di distruzione di massa”, “vezzo femminile”. È anche, però, uno dei capi più longevi della storia della moda. A partire dalla sua nascita è infatti sempre tornato periodicamente alla ribalta.

Inizialmente, il corsetto viene popolarizzato nel Cinquecento alla corte di Caterina de’ Medici. Da sempre è associato al mondo esclusivamente femminile, ma in realtà il corsetto, in principio, è stato pensato sia per uomini che per donne, con alcune differenze. Quello maschile aveva una forma più comoda, adattabile alla vita lavorativa che conducevano gli uomini, quello femminile, invece, aveva lo scopo di modificare totalmente la silhouette, con inserti in metallo, legno, o anche ossa di balena, che stringevano la vita e mettevano in risalto il petto.

Si dice ad esempio che Caterina de’ Medici stessa vietasse alle donne con la vita troppo larga di accedere alla sua corte. Ma se così scomodo e opprimente, qual è vero il motivo del suo successo nel corso degli anni?

Come il corsetto cambia nella storia

In seguito alla sua introduzione nel Cinquecento, il corsetto ha subito una serie di modifiche, a seconda del periodo storico. Già nel XVII secolo adotta un design più intricato, con applicazioni in seta, raso, pizzo, piccole tasche interne per nascondere boccette di profumo e imbottiture per sopperire alla mancanza di forme. I dolori fisici, gli svenimenti, le malformazioni ossee, passano in secondo piano in favore delle forme a clessidra donate dal fantomatico oggetto di tortura femminile.

Furono diversi i motivi che portarono il corsetto fuori moda: il primo, la prima guerra mondiale. In quegli anni, infatti, il metallo serviva per le armi, e non poteva più essere utilizzato per le strutture dei corsetti. In seguito, i medici iniziarono a denunciarne gli effetti dannosi sulla salute. E infine, con il movimento femminista, si iniziò a criticare il corsetto per l’oggettificazione che generava, considerandolo un oggetto di controllo del corpo femminile.

La funzione sociale della moda

Specialmente nell’epoca del femminismo e dell’inclusività, viene, quindi, quasi naturale chiedersi il perché di un ritorno di un oggetto tanto odiato dalle donne. Il successo di alcuni capi d’abbigliamento rispetto ad altri è sempre specchio del momento culturale che sta vivendo la società. In particolare, il corsetto si è saputo evolvere, facendosi portatore di un messaggio diametralmente opposto rispetto a quello iniziale e diventando un oggetto di liberazione femminile. Da capo di abbigliamento intimo, a pezzo di lingerie visibile e utilizzato come top, diventa quindi un modo per le donne di valorizzare la propria femminilità e il proprio corpo. 

Vivienne Westwood e il movimento punk

Il momento di massima vita del corsetto è stato negli anni ’80, grazie alla designer inglese Vivienne Westwood. La Westwood ha dato vita al movimento punk insieme al compagno Malcolm McLaren, manager della band Sex Pistols, che negli anni ’70 nel Regno Unito esprimeva dissenso nei confronti della società perbenista. Sembra quasi paradossale che un oggetto di moda da sempre accusato di essere oppressivo per le donne, sia stato ripreso da un movimento di rottura come il punk, eppure la Westwood lo ha fatto, con l’intento di renderlo un oggetto di rivalsa femminile.

Il corsetto diventava un modo per rendere le donne più sicure di sé, dando loro modo di sentirsi a proprio agio nel loro corpo e nelle loro forme. Proprio Vivienne Westwood infatti diceva che il corsetto fosse capace di valorizzare sia chi avesse un corpo più formoso che un corpo più sottile.

In più, un capo di lingerie, indossato come normale abbigliamento, dava alle donne una maggior consapevolezza della propria sensualità. E così, anche altri designer e personaggi famosi degli anni ’80, hanno iniziato a ridare popolarità al corsetto. Una fra tante, ad esempio, è stata Madonna, durante il Blonde Ambition Tour del 1990.

Il ritorno del corsetto nel 2022

La forza del corsetto è stata proprio quella di sapersi adattare a diversi stili, movimenti culturali, periodi storici sempre diversi. Se Vivienne Westwood e gli anni ’80 hanno letteralmente rivoluzionato la concezione odierna del corsetto, chi non poteva essere negli anni 2000, se non Kim Kardashian, a renderlo nuovamente un oggetto di moda? Proprio nel 2017, indossando i pantaloni della tuta assieme ad un corsetto strutturato Givenchy, Kim Kardashian crea una nuova rinascita per il capo di abbigliamento tanto discusso. Dopo di lei, sulle copertine dei maggiori giornali di moda si vede il corsetto nuovamente indossato dalle più svariate celebrità.

Torna di nuovo popolarissimo nel 2019 indossato dalla topmodel Bella Hadid. E infine, nel 2020-2021, periodo post-pandemico, assumendo ancora nuovi significati. La pandemia e il conseguente lockdown hanno infatti portato molte persone a rifugiarsi nell’immaginazione, usando anche la moda a questo scopo. Proprio in questi anni, dopo il periodo difficile della pandemia, il corsetto diventa invece un modo di vivere in un periodo passato di bellezza e sofisticazione. Grazie anche alla popolarità di serie tv come Bridgerton, donne e uomini iniziano a fantasticare di vivere in un mondo principesco, dove si utilizzano lunghi abiti, gioielli, fiocchi eleganti. Il corsetto torna di nuovo in soccorso, quindi, per darci l’opportunità di rifugiarci dalle difficoltà odierne.

Il corsetto si è rivelato quindi un capo di abbigliamento capace di sopravvivere a innumerevoli cambiamenti sociali e culturali, assumendo significati diversi, adattandosi al periodo storico, restando un simbolo di femminilità ed escapismo grazie alla sua eleganza. Dall’odio per il significato di costrizione e dolore fisico, è diventato un oggetto di rivalsa femminile, controcultura e sensualità di cui potersi riappropriare.

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