Piccolo manuale di introduzione a “Boris”

Il 26 ottobre su Disney Plus ha visto la luce la quarta stagione della serie culto Boris, a dodici anni di distanza dalla sua ultima puntata. Tutti hanno sentito parlare di questa serie da almeno un amico e la frase è sempre la stessa:
“Devi vederla assolutamente. È un capolavoro.”
Ecco questo è uno di questi casi in cui la parola “capolavoro” non è usata a sproposito. Boris è forse la serie italiana per eccellenza, un prodotto irraggiungibile per genialità a livello internazionale, una perla che racchiude al suo interno un cast di livello altissimo e un lavoro di scrittura a strati straordinario.

Tuttavia sbagliare è umano e se non avete ancora visto questa serie epocale eccoci pronti a darvi una piccola introduzione al mondo di Boris, per smetterla una buona volta di essere guardati con sospetto dai propri amici alla domanda:
“Ma tu lo hai visto Boris?”

Che cos’è Boris?

Boris prende le forme di un quasi mockumentary e racconta il dietro le quinte della realizzazione di una fiction all’italiana di nome “Gli occhi del cuore”. L’attenzione non è concentrata su un solo personaggio, bensì sulla coralità della troupe che si muove in mondo fatto di pressioni politiche, attori meno che mediocri, budget risicati ed una pessima fotografia. Vi chiederete allora chi sia questo Boris che dà il titolo alla serie. Il suo nome completo è Boris Becker, in onore del famoso tennista, e si tratta del pesce rosso da compagnia presente sul set de “Gli occhi del cuore” al fianco del maestro Renè Ferretti.

Chi è Renè Ferretti, il Saviano della fiction italiana?

Renè Ferretti è il sanguigno e istintivo regista de “Gli occhi del cuore”, interpretato in maniera sublime dal grande Francesco Pannofino. Renè è un regista succube del suo ruolo, relegato ormai da anni a girare fiction di bassa lega per la rete, l’emittente sovrana del bel paese, e a fare i conti con l’incombente tracollo degli ascolti che potrebbe segnare la fine della sua carriera. Su ogni set porta con sé un pesce rosso e una marmaglia di collaboratori pittoreschi. Dal suo fedelissimo direttore della fotografia Duccio Patanè, capace esclusivamente di aprire e chiudere tutto a livello di luci, alla raccomandata segretaria di edizione Itala, un insieme di personaggi che sono entrati con prepotenza nel cuore dei fan della serie.

Chi è Stanis?

Stanis Larochelle è la sedicente star de “Gli occhi del cuore”, interprete dell’amatissimo dottor Corelli e a sua volta interpretato da Pietro Sermonti. Megalomane a livelli patologici ed egocentrico fino all’estremo, Stanis è ossessionato dal voler essere sempre al centro dell’attenzione e dal volersi distinguere dalla banalità italiana del fare fiction. Celebre è la sua frase che apre più di un manuale di cinema: “Ultimamente trovo che Shakespeare sia troppo italiano”. In queste poche parole è racchiusa tutta l’assurdità del personaggio, che si muove con al suo seguito uno squadrone di avvocati per impedire che il suo personaggio venga ucciso nella serie,  che millanta un’amicizia di vecchia data con Wim Wenders, che si sente talmente arrivato da poter definire Kubrick un incompetente. Nel corso di Boris tenterà persino l’esperienza teatrale, con risultati imbarazzanti, a suo dire l’unico vero modo di recitare. Stanis è il simbolo dell’italianità che si sublima nella propria auto-condanna.

Perché tutti parlano di Guzzanti in Boris?

Corrado Guzzanti è interprete al contempo dell’attore psicopatico Mariano Giusti e del suo agente/prete con affiliazioni mafiose e la r moscia Padre Gabrielli. Gran parte dell’iconicità di Guzzanti all’interno della serie arriva proprio dal ruolo di quest’ultimo, assolutamente surreale e memorabile in ogni suo intervento. Con le sue abilità di caratterista Guzzanti regala in Boris una coppia di interpretazioni indimenticabili che spesso agiscono in una sinergia disarmante.

Perché i miei amici fanno almeno un rewatch all’anno di Boris?

La risposta è nel tempo. Perché Boris non invecchia mai ed è sempre contestualizzabile in ogni epoca. Parla dell’Italia di un decennio fa eppure parla anche di questa Italia. Un paese che si regge sulle contraddizioni che emergono anche e soprattutto attraverso il cinema e la televisione. Parla degli italiani, un popolo spesso vanaglorioso e incapace di distinguere la realtà dalla finzione, assuefatto dai prodotti multimediali che vengono confezionati su misura per sedurlo e mantenerlo immobile. Clientelismo, nepotismo, ingerenze politiche, tutto questo e molto di più è rappresentato in questa serie, tra i cui autori geniali spicca il compianto Mattia Torre, in maniera beffarda, con un’ironia tagliente e ad ora irraggiungibile per qualsiasi altra produzione in circolazione.  Guardare Boris è ormai quasi un dovere civico, per poter capire al meglio l’Italia che è stata e quella che sarà. Perché un’altra Italia è impossibile.

Che cos’è la Locura?

La Locura non si può spiegare. Va vissuta come un’esperienza attraverso le peripezie del maestro Renè Ferretti e l’unico modo per poterne parlare è attraverso la citazione di Valerio Aprea:

La pazzia, che cazzo Renè, la cerveza, la tradizione o merda, come la chiami tu, ma con una bella spruzzata di pazzia, il peggior conservatorismo che però si tinge di simpatia, di colore, di paillettes. In una parola, Platinette. Perché Platinette, hai capito, ci assolve da tutti i nostri mali, da tutte le nostre malefatte… Sono cattolico, ma sono giovane e vitale perché mi divertono le minchiate del sabato sera. Vero o no? Ci fa sentire la coscienza a posto Platinette, questa è l’Italia del futuro: un paese di musichette, mentre fuori c’è la morte.”

Fonti
Mymovies.it

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