Gyaru, voci di ragazze giapponesi

Se qualcuno tra di voi è familiare con il mondo degli anime, saprà sicuramente chi sono le gyaru. In Nana, serie a fumetti giapponese nata nel 2002, il personaggio della sorella di una delle protagoniste viene rappresentata con un’abbronzatura eccessiva ed esagerata, un trucco pesante e i capelli biondi ossigenati. La ragazza, Nani, viene descritta come una ragazza superficiale e un po’ strafottente, che pensa solo a divertirsi.

La parola gyaru altro non è che la pronuncia giapponese di gal, ovvero “ragazza”. Indica una sottocultura giapponese nata negli anni ’90 di cui fanno parte le ragazze adolescenti che hanno una particolare attenzione nel proprio modo di vestire e che mostrano una grande voglia di divertirsi. Nonostante la sottocultura gyaru abbia diverse espressioni, si può dire che sia caratterizzata da trucco pesante, capelli tinti biondi o castani, abiti sexy e finta abbronzatura.

Ragazze controcorrente

Le gyaru in Giappone hanno avuto non pochi problemi con il resto della società, visto che molti uomini adulti avevano iniziato a oggettificarle per il loro aspetto utilizzando personaggi gyaru per hentai e altro materiale per adulti.

In più, il loro modo di fare più sfrontato rappresenta sicuramente un grande problema nella società giapponese, rigida e conservatrice, che cerca di indirizzare i giovani alle maniere educate e composte. Agli inizi la gyaru era di base una ragazza di buona famiglia, ma che si contrapponeva alla ragazza ojōsama, anche lei di buona famiglia, ma  preoccupata ad apparire come tale e a seguire il rigido protocollo sociale giapponese.

Lo stile gyaru è, quindi, anche una ribellione alle alte aspettative della società giapponese, nella quale le ragazze devono occupare un ruolo ben preciso, sposarsi e prendersi cura di marito e figli. Perciò, lo stile gyaru diviene anche riscatto sociale per le ragazze, che rivendicano la loro libertà.

Come nasce lo stile gyaru?

La sua nascita viene datata perlopiù agli anni ’90 e inizialmente non si faceva portatrice di un messaggio sociale forte. Sono state le continue critiche che le ragazze gyaru ricevevano a dare forza alla corrente e ad accendere in maniera ancora più forte la loro volontà di difendere i propri diritti e di vivere liberamente la propria vita.

La parola “gyaru” viene introdotta per la prima volta in Giappone da un sottomarca del brand di jeans Wrangler. Non si sa quale sia stato il fattore scatenante che ha dato vita a questa sottocultura – sembra infatti che da un giorno all’altro, le strade delle città giapponesi siano state invase da queste ragazzine che indossavano borse di marca e sfoggiavano una finta abbronzatura.

Non era quindi uno stile ideato dai magazine di moda, ma prese vita organicamente nella società. Le prime ragazze gyaru venivano chiamate kogyaru dove “ko” sta per “piccola”, perciò “piccola ragazza”.

Uno dei tratti distintivi di questo stile è l’uniforme scolastica, che le gyaru portavano anche fuori da scuola. Può sembrare un paradosso per una sottocultura di ragazzine ribelli e alla moda. Sarebbe stato più logico che queste ragazze alla moda sfoggiassero per le strade giapponesi, con fierezza e temerarietà, i loro vestiti, quelli che esprimono al meglio la propria personalità, e invece no.

Ma dietro questa scelta c’è stato un motivo ben preciso. Il Giappone degli anni ’90 vedeva infatti un forte calo delle nascite, motivo per cui molte scuole private dovettero iniziare a farsi una spietata competizione per assicurarsi un buon numero di iscritti. Come strategia, quindi, iniziarono ad assumere dei veri e propri designer per creare delle uniformi alla moda. In questo modo, gli adolescenti giapponesi iniziano a utilizzarle come fashion statement anche fuori scuola, facendone sfoggio davanti agli altri studenti. È stata proprio la ragazza gyaru ad aver creato il mito dell’uniforme scolastica giapponese, con la minigonna e i calzini bianchi che ancora oggi è viva nell’immaginario collettivo mondiale.

L’importanza di Shibuya

Tokyo e il quartiere di Shibuya sono sicuramente il cuore dello stile gyaru, così come di molte altre sottoculture giapponesi. Proprio a Shibuya si trova 109, il negozio simbolo delle ragazze gyaru, che vende i capi più in voga del momento. Tra i brand simbolo della cultura gyaru ci sono, ad esempio, Cecil McBee, Egoist e Alba Rosa, distintesi per il loro stile femminile e erotico. 

Nei negozi di Shibuya della cultura gyaru venivano assunte le ragazze gyaru più adulte, e che quindi davano consigli alle più piccole su come vestirsi, creando anche una gerarchia sociale di “sorelle” maggiori e minori. E qui, proprio a Shibuya, si creava anche lo slang delle gyaru, che era ricco di “cho-mira-supa-beri-ba”: cho viene dal giapponese e significa “molto”, mira “miracolosamente”, supa “super”, beri “very”, ba “bad”. Il che ci ricorda molto lo slang giovanile attuale.

I sottogeneri

Nonostante all’inizio questo stile fosse appannaggio solo delle ragazze ricche, in seguito si è aperto anche alle ragazze meno abbienti che volessero comunque farne parte. Ad oggi, lo stile gyaru si è evoluto, e vive negli spazi online come YouTube, TikTok, i forum, i magazine online.

Esistono diverse tipologie di gyaru, ad esempio la rokku, la gyaru che adotta uno stile più rock (Nana Osaki dal manga Nana può essere considerato un esempio, proprio per la sua passione per Vivienne Westwood). Oppure ancora le amekaji, che significa “American casual” e tende a voler imitare lo stile casual della West Coast Americana, fatta di skateboard e di surf. Lo stile mode, invece, è forse quello che ad oggi è più popolare. Mode significa “alta moda” in giapponese, ed è uno stile che viene adottato dalle gyaru più adulte e che hanno bisogno di mantenere un tono più sobrio. Ma, dopo il 2019, questo stile è cambiato drasticamente.

Ad oggi, le gyaru giapponesi hanno adottato uno stile più “fashionista” e meno di rottura con la società. Le gyaru di oggi sono influencer, popstar, YouTuber, star di internet. Indossano brand come Louis Vuitton, Chanel o Supreme, ma continuano a incorporare anche marche di abbigliamento giapponesi meno conosciute. Esiste poi anche la comunità Gaijin, ovvero le ragazze gyaru che provengono da altri paesi del mondo e si riuniscono online su forum e social media, o anche alle diverse convention tra America Latina, Europa e Stati Uniti.

 

Il ruolo della sottocultura Gyaru nel contemporaneo

L’aspetto più interessante della sottocultura Gyaru è sicuramente come l’apparente la versatilità e leggerezza portino un forte messaggio sociale di rivalsa femminile. Il movimento si era affievolito durante gli anni ’10 del 2000, ritornando poi fortemente attorno al 2019 grazie al nuovo successo di Egg Magazine, il magazine principale della sottocultura Gyaru, presente anche sui social.

Molte persone dicono che lo spirito di anticonformismo dell’inizio si sia perso nel corso degli anni, e che adesso sia semplicemente una corrente che incoraggia il consumismo. Eppure, specialmente in un momento di crisi come quello dal 2020 in poi, il ritorno di una sottocultura esuberante come quella Gyaru non può che essere una boccata di aria fresca. Forse questa sottocultura si è semplicemente adattata ai cambiamenti sociali, riprendendo anche lo spirito odierno comprendente social media e ostentazione. Allo stesso modo, però, c’è da chiedersi: non era forse stato accusato di superficialità fin dall’inizio?

Fonti

www.aesthetics.fandom.com

www.haenfler.sites.grinnell.edu

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