In ricordo di Issey Miyake

Issey Miyake era completamente contrario alla definizione di “moda”. A lui interessava creare abiti senza tempo, con il minor spreco possibile, e che fossero funzionali più che seguire le correnti di mercato. 

È stato Miyake a disegnare il famosissimo maglioncino nero a collo alto indossato dal fondatore di Apple, Steve Jobs. Questo vuol dire che si deve a lui anche la creazione del concetto di “decision fatigue” dell’imprenditore statunitense, espressione che indica il “minimizzare le decisioni giornaliere” di cui Jobs ne ha fatto la sua uniforme giornaliera, assieme ai Levi’s 501 e le sneakers New Balance 991. Si dice che Miyake produsse un centinaio di maglioncini neri per Steve Jobs, tutti a collo alto, e a meno di $200 ciascuno, e tutti dallo stesso pezzo di stoffa. L’idea era proprio che la mente delle persone molto impegnate dovesse essere su altro, piuttosto che sul loro abbigliamento.

Questo concept è ad oggi uno dei principali tra i guru di self-help che promuovono contenuti motivazionali e dispensano consigli come, ad esempio, scegliere un abbigliamento semplice in modo da dover fare il minor numero di scelte giornaliere, per concentrarsi su quello che davvero conta. E Miyake ne fu il pioniere. 

Il suo valore come designer sta anche qui, nella sua lungimiranza e nella filosofia che ha portato avanti per lungo tempo prima che diventasse la filosofia di massa. Miyake fu un vero e proprio precursore di tecniche che oggi vengono ancora considerate avanguardia pura, come il concetto dell’abbigliamento genderless. O anche l’iniziativa di creare capi di abbigliamento a minimo impatto ambientale che, nonostante le condizioni in cui versa il pianeta oggi, non è ancora stata accolta da molte case di moda. 

Il sarto del vento

Issey Miyake nasce a Hiroshima il 22 Aprile 1938. Sopravvissuto al bombardamento atomico del 1945, studia prima graphic design alla Tama Art University di Tokyo, dove si laurea nel 1964. In seguito si trasferisce a Parigi, dove diventerà apprendista della casa di moda francese Guy Laroche, e di Hubert de Givenchy. Miyake viene spesso definito “il sarto del vento”: guardando le sue creazioni non viene difficile capire perché.

I suoi abiti sembrano avere forme che comunicano con lo spazio che li circonda e con i corpi di chi li indossa, sono abiti adattabili come il vento che scuote le foglie sugli alberi. Il suo apporto più conosciuto al mondo della moda è quello del plissé, grazie alla sua linea chiamata PLEATS PLEASE nata nel 1993. Sarà poi una delle sue linee più celebrate proprio per la tecnologia innovativa che consentiva di avere abiti che potessero essere non stirati e messi in valigia senza problemi. 

Senza etichette

La prima collezione di Issey Miyake risale al 1971, e nel 1973 viene presentata alla Fashion Week di Parigi per la stagione Autunno/Inverno. Miyake crea scalpore per la sua collezione priva di genere. In più, Miyake voleva che i suoi abiti fossero lontani dalle logiche dei trend. I trend cambiano periodicamente e Miyake voleva creare un tipo di abbigliamento che rimanesse senza tempo.  Fu Issey Miyake, tra l’altro, a disegnare il famoso abito indossato da David Bowie nel 1973. David Bowie stesso infatti era noto per la sua rottura con le nozioni di genere, adottando un abbigliamento fluido.

Vista la crescente popolarità del brand, Miyake dovette gradualmente abbandonare questa filosofia “genderless” fino a creare poi nel 1978 la prima linea Issey Miyake Men.

La direzione creativa del team venne data prima a Naoki Takizawa, braccio destro di Miyake da moltissimo tempo, sotto la cui direzione nacque la linea A-POC. Il concetto della linea A-POC era “A Single Piece of Cloth”, “un solo pezzo di stoffa”, nato per ottimizzare il processo di design. Nonostante la direzione creativa di Takizawa, il concetto di A-POC viene ideato da una giovane new entry nella casa di moda, Dai Fujiwara.

La forma finale di un vestito è determinata dal modo in cui si muove il corpo. Al contrario dell’architettura e dell’arredamento, il disegno di un capo di abbigliamento non può essere portato a termine senza la partecipazione di chi lo indosserà. Ho cercato di sperimentare per apportare cambiamenti fondamentali al sistema di creazione degli abiti. 

Issey Miyake

Distruzione e creazione

È inevitabile che essere sopravvissuto al disastro di Hiroshima abbia influenzato il suo mondo, la sua visione. Eppure Miyake non volle mai essere conosciuto per la sua tragedia, ma per le sue creazioni. Anzi, tenne praticamente nascosta la vicenda personale fino al 2009, quando ne parlò in un saggio scritto per il New York Times. Issey Miyake preferiva pensare a ciò che poteva essere creato, non distrutto. Preferiva pensare alla bellezza e alla gioia.

Grazie al suo interesse per il processo di design e la sua ottimizzazione, Miyake è sempre riuscito ad andare oltre i limiti predisposti, creando nuovi linguaggi per il design della moda che mettessero al centro le persone anziché il business. Il suo modus operandi infatti è sempre stato creare tessuti che si muovessero con il corpo e non viceversa, mantenendo il comfort, la natura umana e il suo movimento al primo posto. D’altronde, come diceva egli stesso, era più interessato agli umani, e “l’abbigliamento è quanto di più vicino agli esseri umani”.

Il risultato è un design sempre leggero, di impatto su molti aspetti della cultura mondiale.  Naturale chiedersi: come sarebbe stata Apple senza i dolcevita neri di Steve Jobs?

FONTI

www.nytimes.com

www.theguardian.com

wordrobeshop.com

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