Margaret Atwood, anticipatrice dei nostri valori

La rilevanza e il prestigio di Margaret Atwood all’interno del panorama della letteratura contemporanea sono indiscutibili (vincitrice di due Booker Prize, del Premio Arthur C. Clark e del Premio Principe delle Asturie), eppure vale la pena avvicinarsi di più a questo personaggio che, sin dagli albori della sua carriera, ha fornito una sguardo lucido, critico, mai banale e spesso “premonitore” del mondo in cui viviamo, le cui opere sono intrise di un grande valore sociale e culturale. A una donna la cui ironia, la cui forza e la cui intelligenza risultano spesso disarmanti. E soprattutto, a una donna che ha saputo farsi sostenitrice e anticipatrice di alcuni valori molto sentiti nell’attualità

Nata in Canada, a Ottawa, nel 1939. Suo padre, Carl Edmund Atwood, era un entomologo, ragione per cui la scrittrice  trascorse parte della sua infanzia nelle grandi foreste del Quèbec. La letteratura fu sua fedele compagna sin dalla tenera età, quando leggeva le fiabe dei fratelli Grimm e scriveva storie e racconti, per poi concretizzarsi  in una vera e propria passione con l’arrivo dell’età adulta. La sua formazione accademica, svoltasi tra il Canada e gli Stati Uniti (dove conseguì una laurea ad Harvard), ruotava intorno allo studio della letteratura e delle lingue straniere.
Fu inoltre l’ideatrice del dispositivo “Longpen”, che permette di scrivere a mano dei documenti da remoto.

La scrittura


L’esordio della Atwood nel mondo della letteratura avvenne con alcune raccolte di poesie, in seguito la sua attività letteraria divenne  molto prolifica nei decenni successivi: scrisse saggi, romanzi, racconti, poesie, persino storie per bambini, sperimentando diversi generi letterari e dimostrando la sua notevole abilità nella scrittura.
Nel 1969 pubblicò il suo primo romanzo, La donna da mangiare (The Edible Woman in lingua originale) che racconta la condizione della donna all’interno della società occidentale, descrivendone le storture e le difficoltà in maniera vivida e brillante.
Sfogliandone le pagine, nonostante la storia sia ambientata negli anni Sessanta, ci risulta incredibilmente attuale. La scrittrice stessa lo definì un romanzo “protofemminista”.

Vale la pena citare, tra le tante opere, Alias Grace, un viaggio incerto nei meandri della psiche, la descrizione del mondo interiore, caleidoscopico, sfuggente e misterioso di una giovane ragazza collocata in un contesto socioculturale a lei del tutto sfavorevole. L’opera riprende un fatto di cronaca nera avvenuto in Canada nel 1843, e tratta numerose tematiche: la condizione femminile, l’ipocrisia e l’ingiustizia di cui è intrisa la società, la tematica della pazzia e della reclusione, con uno stile di scrittura in grado di irretire, incantare ma anche turbare il lettore.

“Ero chiusa dentro quella bambola di me stessa e la mia vera voce non poteva uscire”

il racconto dell’ancella



Ma l’opera più famosa della Atwood è senz’altro Il racconto dell’ancella, un’opera che ha avuto un forte impatto socioculturale, pubblicata nel 1985 e tuttora letta e venduta in tutto il mondo.
Il romanzo è ambientato in un futuro distopico in cui, negli Stati Uniti, viene instaurato un rigido e agghiacciante regime teocratico in cui le donne non hanno più alcun diritto e la società è composta da rigide e distinte categorie sociali.
In quest’opera eccezionale e al contempo disturbante, si percepisce la distanza del nostro tempo con quello che viene descritto nella storia, eppure, a più riprese, è possibile scorgere sinistre somiglianze e inquietanti punti di contatto

Se si trattava di creare un giardino immaginario, volevo però popolarlo di rospi che fossero veri. La mia regola era che non avrei inserito nel libro eventi che non fossero già accaduti in quello che James Joyce ha definito “l’incubo della storia: né alcuna tecnologia che non fosse già disponibile, nessuna legge immaginaria, nessuna atrocità che non fosse già stata commessa. Dio è nei dettagli, dicono. Così è il diavolo.

Con gli anni, l’opera è diventata un vero e proprio punto di riferimento e una lettura obbligatoria per comprendere alcune tematiche, in particolare quelle legate alla condizione della donna, alla concezione che la società ha del suo corpo e dei suoi diritti.
Una frase inserita nel libro, “nolite te bastardes corborundorum” (tradotta dal latino: “che i bastardi non ti schiaccino” è diventata un vero e proprio slogan a sostegno dell’emancipazione femminile e della lotta per i propri diritti.

Siete una generazione di transizione, diceva Zia Lydia. Per voi è più difficile. Sappiamo che da voi si attendono dei sacrifici. È duro subire l’oltraggio dagli uomini. Per quelle che verranno dopo, sarà più facile, perché accetteranno il loro dovere con cuore volonteroso. Non diceva: perché non avranno ricordi. Diceva: perché non vorranno cose che non possono avere.“

 

Margaret Atwood: una scrittrice “protofemminista”



Le tematiche presentate dalla Atwood nei suoi scritti, così come le sue riflessioni, sono quantomai attuali e straordinariamente avanguardiste per gli anni in cui furono redatte.
Spicca tra tutte la tematica del femminismo, di cui è portavoce. Sembra inoltre che le sue idee anticiparono già di qualche anno quelle portate avanti dalla “seconda ondata” del movimento femminista.

“Gli uomini hanno paura che le donne ridano di loro. Le donne che gli uomini le uccidano”

il rapporto con la natura e l’ambientalismo



Un’altra tematica molto cara alla scrittrice, è quella dell’ambiente.
Si tratta anche in questo caso di una tematica più che mai attuale e discussa.
Margaret Atwood e il suo compagno, Graeme Gibson, sono membri del Partito Verde dal Canada.
La scrittrice ha un rapporto peculiare e intenso con la natura, dovuto alla sua infanzia trascorsa a contatto con quei luoghi incontaminati, come emerge da  una delle sue prime raccolte di poesie, The circle game.

ci sono montagne
dentro il tuo cranio
giardino e caos, oceano
e uragano; alcuni
angoli di stanze, ritratti

di bisnonne, tende
di una particolare tonalità;
i vostri deserti; i vostri dinosauri
dinosauri privati; la prima
donna


Il suo amore per la natura si traduce anche in un impegno attivo e consapevole che si declina nel controllo del proprio individuale impatto:

Di carne ne mangio poca. È un piccolo pacchetto di proteine troppo costoso per gli equilibri del nostro pianeta. Per allevare bovini serve molto cibo, e non possiamo permettercelo considerato il numero di persone che non ha abbastanza da mangiare. Inoltre gli allevamenti sono una delle cause dell’inquinamento e della deforestazione.

Margaret Atwood dunque, si presenta come una donna e una scrittrice straordinariamente al passo coi tempi, pioniera di una sensibilità e una concezione del mondo che, a poco a poco, ambisce ad abbracciare la diversità e ad analizzare la complessità.

 

 

 

 


CREDITI
copertina









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