Stromae, una Multitude di emozioni

Dopo alcuni anni lontano dal mondo della musica, lo scorso 4 marzo Stromae è tornato in scena con il nuovo album dal titolo Multitude – anticipato dai singoli Santé, pubblicato il 15 ottobre 2021, e L’enfer, pubblicato il 9 gennaio 2022 – e con un lungo tour che ha attraversato diversi Paesi in tutto il mondo, riscuotendo ovunque entusiasmo e apprezzamento.

Chi è Stromae?

Stromae, pseudonimo di Paul Van Haver, è un rapper, cantautore, performer e produttore discografico belga. Lo pseudonimo Stromae deriva dalla parola «maestro» in verlan, una particolare forma di linguaggio gergale usata in Francia, tipica per capovolgere i termini o invertirne le sillabe, così da creare nuove parole e concetti. Originario del Ruanda da parte del padre e belga da parte della madre, la sua produzione musicale è caratterizzata da uno stile molto eclettico che, accostando hip hop, world music ed elettronica, crea un inedito mix di armonie e suoni.

Stromae dimostra, attraverso i suoi lavori, di essere un vero appassionato di musica e un grande sperimentatore: tra i diversi generi che lo hanno influenzato, infatti, troviamo radici rap, cantautoriali, house e dance, senza dimenticare il fondamentale ruolo svolto dalla world music (in particolare l’afrobeat, la rumba congolese e la cumbia) nel suo progetto artistico. A comprova delle sue qualità, in Belgio e in Francia l’artista è stato accostato a Jacques Brel.

Nel suo primo album, Cheese, affronta temi quali l’amore non corrisposto, la violenza, la fede. In Racine carrée i temi più ricorrenti sono più profondi: i problemi familiari autobiografici (Papaoutai), il cancro (Quand c’est?), problemi di coppia (Tous les mêmes), l’alienazione dai social network (Carmen), l’emarginazione sociale e l’alcolismo (Formidable), la malattia (Moules frites) e la denuncia nei confronti della mancanza di reazione da parte della società riguardo a razzismo, sessismo e omofobia (Bâtard).

Il successo

Tra gli artisti internazionali più apprezzati in Italia, e certamente l’artista francofono di maggior successo commerciale nel nostro Paese, Stromae è riuscito a conquistare l’attenzione del grande pubblico nel 2009 grazie alla hit mondiale Alors On Danse, tratta dal disco di debutto Cheese, che ha totalizzato oltre 2.5 miliardi di stream. Arrivato al successo mondiale nel 2013 con l’uscita del suo secondo album, Racine Carrée, con cui ha totalizzato oltre 5.6 milioni di copie vendute in tutto il mondo, Stromae inizia a ricevere diversi riconoscimenti sia in Belgio sia all’estero. Il cantante ha sempre avuto un legame speciale con l’Italia. L’album Racine Carrée, certificato Disco di Platino, ha infatti raggiunto un record assoluto: mai era accaduto nella storia che un disco interamente in lingua francese arrivasse a conquistare la vetta della classifica di vendita.

A causa di alcuni problemi di salute dovuti alla profilassi antimalarica fatta per il suo concerto a Kinshasa, nel giugno 2015 è costretto ad annullare tutti i suoi concerti fino al 2 agosto. Nel 2016 ha poi dichiarato di volersi prendere una pausa a tempo indeterminato come cantante, ma continuando come autore per altri artisti.

Il nuovo album

L’enfer e Santé

In Francia Multitude è già stato certificato Disco di Platino, mentre in Italia è arrivato alla decima posizione della classifica Fimi. Il nuovo album è stato anticipato dall’uscita dei due singoli L’enfer e Santé. Il primo brano è stato descritto dall’artista come il suo modo per esorcizzare tutte le sofferenze che ha vissuto durante la sua pausa artistica e di cui soffre ancora oggi: in particolare Stromae racconta la sua solitudine e i pensieri suicidi che hanno affollato la sua mente, facendogli vivere un vero e proprio inferno.

Nel secondo brano Stromae solleva un bicchiere “à ceux qui n’en ont pas”, ossia “a coloro che non ne hanno uno”: Santé celebra tutti i “campioni dei peggiori orari” – gli addetti alle pulizie, i camerieri, le infermiere e molti altri. In linea con lo spirito di questa canzone, Stromae prende coloro che sono spesso trascurati e li mette sotto i riflettori per tutto l’album. Ad esempio, in Fils de joie, canta di una prostituta attraverso i punti di vista di un cliente, del suo manager e di un poliziotto, evidenziando come ogni personaggio sia complice di un sistema che pone lo stigma esclusivamente sulle donne. I cori condividono la prospettiva del figlio della donna defunta, che difende sua madre con orgoglio mentre critica che “tout l’monde ferme les yeux” (“tutti chiudono gli occhi”).

Le altre tracce

C’è una palpabile maturità presente in Multitude, che segna la crescita di Stromae fin dai suoi primi lavori. Forse questa saggezza viene anche dalla paternità – dato che lui e sua moglie, la stilista belga Coralie Barbier, hanno avuto un figlio nel 2018. Mentre nella sua hit del 2013, Papaoutai, cantava dal punto di vista di un bambino rimasto senza padre, Stromae capovolge la narrazione e assume la figura paterna in C’est que de bonheur. Piuttosto che ripetere il motto “è tutto gioia!” (“c’est d’la joie!”), mostra la brutale realtà del mestiere del genitore: parla delle conseguenze che il parto ha sulla moglie e si lamenta dei pannolini puzzolenti e del vomito. La melodia sottolinea quella presunta “gioia infinita” con un allegro gancio di voce oscillante e un ritmo rimbalzante per gentile concessione delle percussioni caraibiche. Ma sovrapponendo questa melodia orecchiabile con amare versi che descrivono la meno idilliaca vita quotidiana, Stromae riempie il pezzo con una ricca ironia che contrappone la fantasia idealizzata di genitorialità alla sua esausta attualità.

Multitude estrae una profondità arguta da luoghi sorprendenti. In Mauvaise journé, Stromae si sofferma sui giorni in cui non può sfuggire al malessere, lamentandosi delle giornate “di merda”. Completa di frasi traboccanti che emulano la frustrazione della mondanità, non senza dimenticarsi di citare le giornate di quarantena, questa penultima traccia si collega alla sua canzone partner, Bonne journée, che chiude l’album su una nota promettente.

In Multitude, agli ascoltatori viene spesso ricordato che la vita può avere molti bassi. La tracklist di Stromae medita sulla depressione inevitabile, sui partner infedeli e sulla solitudine insopportabile. Non ci sono falsi pretesti o fantasticherie ricoperte di zucchero, eppure c’è un sempre presente sottofondo di ottimismo che indugia dietro tutta questa oscurità. È infatti riconoscendo queste realtà oscure in primo luogo, e facendolo con testi sinceri su ritornelli elettrizzanti, che Stromae riesce a lasciarci crogiolare nella luce.

Il tour

L’8 dicembre 2021 Stromae ha annunciato il tour Multitude, nel quale era presente una sola data italiana: quella del 20 luglio all’Ippodromo Snai San Siro, in occasione del Milano Summer Festival. Ma il cantante tornerà in Italia anche nel 2023: ha infatti già annunciato una nuova data nel nostro Paese, questa volta prevista a Roma, il 16 maggio del 2023, al Palazzo dello Sport.

La data a Milano

Apertura del concerto: Rhove e Margherita Vicario

Sul palco, come opening act di quella caldissima serata di Milano Summer Festival, ci sono Rhove e Margherita Vicario. Rhove apre le danze con alcuni suoi amici e propone qualche traccia del suo repertorio, tra cui Laprovince, Corso Europa e Montpellier. Il pubblico non è proprio il suo, né per età né tanto meno per genere musicale, ma giunto il momento della sua hit Shakerando tutti la ballano e la cantano. Una piccola soddisfazione per il rapper rhodense, dopo le polemiche dei giorni precedenti nate appunto dall’indifferenza del pubblico alle sue canzoni.

Più coerente, sia come genere sia come pubblico, è invece Margherita Vicario, che si ritiene onorata di poter aprire il concerto del grande “maestro”. La sua è una festa pop in technicolor, con una scaletta mista di grandi successi del passato e nuove canzoni, che vede la cantante al centro di una super band con tromba, sax, trombone, batteria, basso, tastiera e cori, per creare un’atmosfera magica e travolgente. Il live si apre con Astronauti, incalzata dalla title track Bingo e dalle note ovattate di Orango tango, Romeo e DNA (oh putain). Questa prima parte del live si conclude sulle note de La meglio gioventù e la romantica Fred Astaire.

Finalmente Stromae

Al calar del sole si accende il grande schermo sul palco, che illumina le quattro postazioni della band. Stromae è accompagnato dalla sua band composta da quattro musicisti, quasi incapsulati in strutture luminose che sembrano delle vie di mezzo tra tapis-roulant e astronavi, dove si destreggiano tra synth, tastiere, chitarre, mandolini e drum machine. In stile cartoon, il pubblico viene trasportato in una storia nella storia, con Stromae come protagonista – segno che quello che stiamo per vedere sarà molto più di un semplice concerto.

Ed è proprio così. Stromae porta sul palco diciassette brani, per circa due ore di musica, con scenografie a dir poco spettacolari. Schermi supportati da braccia robotiche che ruotano per tutto il palco e creano scenari sempre diversi, un cane robot che arriva per portare al cantante la giacca del video di Papaoutai, il video dove il suo avatar spiega i passi di danza di Santé.

Il maestro non si risparmia, proponendo brani da Multitude, da Racine carrée e, ovviamente, l’immancabile Alors on danse da Cheese in chiusura. Il pubblico è preparatissimo sul nuovo album, ma non vedeva l’ora di cantare a squarciagola anche le vecchie hit come Formidable, Tous les mêmes e Papaoutai: nonostante quest’ultimo brano sia dedicato al padre, scomparso durante il genocidio in Ruanda, e quindi non abbia proprio un testo felice, è impossibile non scatenarsi, seguendo il balletto del performer.

L’empatia si conferma essere un’altra grande forza di Stromae, che durante il concerto milanese non si limita nelle interazioni e dall’abbracciare i presenti – i quali lo invitano a parlare in francese piuttosto che in inglese – con canzoni che parlano a tutti e di tutti. Le trame sonore dell’album Multitude si intrecciano con quelle dei precedenti album dell’artista, generando quindi un confronto tra le tematiche, le sensazioni e le emozioni passate e quelle immediate. Stromae passa dal travolgere con l’allegria e la solarità di Mon amour all’interpretare diversi personaggi, come i protagonisti depressi e suicidi di Mauvaise Journée e L’enfer, la coppia male assortita di Pas vraiment e le donne sofferenti di Déclaration.

Con Santé si raggiunge il momento topico del concerto, non tanto perché è stato il singolo del suo ritorno, ma perché è dedicato a tutti coloro che lavorano mentre gli altri si divertono, esattamente come gli addetti ai lavori e tutti coloro che stanno dietro, e non solo, ai grandi eventi live. E infatti, alla fine del brano, Stromae ringrazia tutti, ad uno ad uno, e dopo aver cantato a cappella Mon Amour come sorpresa finale, sono apparsi sullo schermo i titoli di coda con tutti i ringraziamenti possibili e immaginabili, accompagnati dalle note della sua canzone Merci.

Il concerto si conclude con la celebre hit Alors on dance: con quest’ultimo brano il pubblico si scatena, anche se ha ballato e saltato per tutto il concerto e ha seguito quasi parola per parola i testi delle canzoni, ennesima dimostrazione del successo di Stromae nel nostro Paese.

Dopo due ore si ha la sensazione nitida di aver assistito a qualcosa che va oltre il concerto o il concetto di live. Uno show unico nel suo genere, molto curato ed elegante, degno di un’artista internazionale come Stromae, che ha fatto della creatività il suo grandissimo punto di forza. Sembra quasi sia volato nel futuro e tornato solo perché potesse offrirci la possibilità di essere partecipi della sua genialità e di un modo di fare musica semplicemente inimitabile. È questa la moltitudine della sua musica, la sua teatralità e la sua sublime capacità comunicativa. Nonostante il caldo milanese, è stato in grado di trasmettere tutta la sua energia e la speranza che la musica possa essere un ottimo rimedio per la pesantezza della quotidianità.

 

Credits

Copertina

Foto concesse a titolo gratuito dall’autrice dell’articolo

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