Caldo estremo: abbiamo superato il limite?

Le temperature continuano ad alzarsi sempre di più. Sono molti quelli che iniziano a chiedersi se in alcune aree il punto di non ritorno sia già stato oltrepassato.

La situazione in India

Le temperature registrate tra marzo e aprile sono tra le più alte registrate negli ultimi decenni. Le grosse ondate di caldo che interessano varie zone dell’India stanno colpendo non solo la popolazione ma nelle città più popolose anche gli uccelli, che spesso cadono dal cielo per via della disidratazione e del caldo. Ogni giorno vengono raccolti da terra centinaia di pappagalli, piccioni e altre specie volatili che vengono portate in cliniche veterinarie dove il personale aiuta li a bere e somministra loro pastiglie multivitaminiche.

Già ad aprile le temperature registrate erano state superiori ai 46°C e si teme che con l’arrivo dell’estate possano peggiorare ulteriormente. Da inizio maggio il primo ministro indiano Narendra Modi ha sollecitato la preparazione di un piano per arginare il possibile rischio incendi.

Negli ultimi dieci anni in India così come anche in Pakistan e nei paesi vicini le temperature hanno cominciato ad aumentare prima del solito. Lo scorso marzo infatti è stato registrato come il mese più caldo degli ultimi 120 anni circa.

In Europa

Negli ultimi anni ci sono state ondate di caldo anomale in tutta l’Europa; ricordiamo per esempio l’ondata del 2003 che in Francia fece 15 mila vittime con temperature di oltre 43 gradi.

Lo scorso anno si sono registrate nell’Europa occidentale temperature oltre i 47°C, con le massime molto superiori alla media sopratutto in Italia e Spagna.

Sono molte le città europee che hanno già dichiarato l’allerta per il caldo.

In Italia per esempio molte regioni del nord stanno limitando l’uso dell’acqua a causa della siccità dopo una primavera particolarmente secca. L’emergenza dell’acqua al momento si sta estendendo fino al Centro Italia. È il primo anno in cui gli effetti del cambiamento climatico sono così visibili nel nostro Paese. La Coldiretti ha addirittura annunciato che a seguito degli ultimi aggiornamenti un quarto del territorio italiano sarebbe a rischio desertificazione. La grave siccità di quest’anno mette a rischio la disponibilità idrica sia nelle campagne che nelle città, e non riguarda solo le regioni del sud ma anche quelle del nord.

In Spagna, nella Sierra de la Culebra, al confine con il Portogallo, invece proprio in questi giorni sono scoppiati numerosi incendi boschivi. Fino ad ora hanno distrutto 9 mila ettari di area boschiva avendo degli effetti estremamente negativi per l’ambiente, secondo il premier spagnolo Pedro Sanches.

Canada

L’anno scorso, il Canada ha raggiunto dei valori impressionanti il 29 giugno. Il valore più preoccupante è stato raggiunto nella città di Lytton, nella Columbia Britannica del Canada, a nord di Vancouver. Nella cittadina la temperatura ha mantenuto dei record per tre giorni consecutivi, dal 27 al 29 giugno rispettivamente con temperature di: 46,6°C, 47,6°C e 49,6°C.
Prima di allora non era mai stata raggiunta una temperatura simile in Canada. Questo aumento della temperatura ha causato la morte di 135 persone.

L’eccessivo calore ha portato al divampare di diversi incendi nella zona sud-est del Canada. Sempre nella Columbia Britannica un vasto incendio ha portato a una “tempesta di fuoco”, o pirocumulonembo.

Il pirocumulonembo è il fenomeno che si verifica quando l’aria calda che arriva dall’incendio sale verso l’alto e forma una nuvola. Quando il rogo è particolarmente intenso la nuvola, costituita da vapore acqueo, fumo e cenere da origine ad un vero e proprio temporale di fuoco che tal volta può diventare un tornado di fuoco.

Stati Uniti

Negli Stati Uniti negli ultimi giorni è scattata l’allerta meteo per il troppo caldo, si attendono infatti temperature da record. Le previsioni indicano che nelle città di Austin, Houston, Dallas e San Antonio si sono toccati i 37°C che hanno messo a dura prova la rete elettrica.

L’ondata di calore è arrivata poi in Arizona, Nevada e California meridionale facendo scattare il massimo livello di allarme. Ci si aspettano dei picchi che arriveranno fino ai 49-50°C nella Death Valley e temperature intorno ai 42°C nella città di Las Vegas. Si prevede una estate ancora più torrida rispetto a quelle degli scorsi anni.

Con questi dati alla mano ci si rende conto che quello della crisi climatica è un problema molto serio che va affrontato immediatamente senza più essere rimandato.

Cambiamento climatico: è ora di agire

Il caldo torrido è una delle conseguenze più pericolose del cambiamento climatico, infatti temperature come quelle che abbiamo visto causano più morti di qualsiasi altro evento climatico. Le ondate di caldo uccidono più di tornado e alluvioni. E il numero di queste ondate negli ultimi 60 anni è triplicato aumentandone anche la durata, durando in media quarantasette giorni in più.

In Europa, la mancanza di piogge combinata con l’aumento dei prezzi dei fertilizzanti a causa della guerra in Ucraina sta mettendo seriamente a rischio il settore agricolo e le numerose coltivazioni che gestisce. Inoltre le ondate di caldo comportano un maggiore consumo dell’energia elettrica in quanto vengono utilizzati maggiormente i climatizzatori. Rendendo ancora più evidenti e insostenibili gli effetti della crisi energetica, infatti in alcuni paesi europei i prezzi dell’energia sono aumentati ancora, come per esempio in Francia, Germania e Italia.

Vincoli più stringenti

Durante lo scorso G20 ci si è prefissati entro il 2050 di azzerare le emissioni di Co2, con l’opposizione della Cina di fissare questa data dieci anni più tardi. È stato deciso anche di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto della media di 1,5°C come era stato deciso in precedenza a Parigi fino al 2030. Per fare in modo che la temperatura aumento di 1,5°C  entro il 2030 bisognerà ridurre del 45% le emissioni globali.

L’alternativa nel caso in cui non si riesca a ridurre le emissioni entro quella data sarebbe una importante riduzione delle emissioni dopo il 2030, che però avrebbe un costo molto più alto in termini di cambiamento climatico.

Ci si chiede se questa volta finalmente si riuscirà a raggiungere gli obiettivi prefissati entro quella data. Anche i cittadini però nel loro piccolo con degli accorgimenti possono contribuire a tenere sotto controllo il cambiamento climatico.

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