“Stranger Things 4”, scusa ma ti chiamo Vecna

Sere d’estate, dimenticate
C’è un dondolo, che dondola
Che belle scene, di lei che si innalza misteriosamente nel cielo, fluttuando alla Houdini ed in maniera soave si disarticola ogni osso del corpo e si fa esplodere gli occhi davanti al tuo sguardo impietrito.

È così che funziona la magia dell’estate ad Hawkins, Indiana? Probabilmente si. Soprattutto se il Sottosopra non ne vuole sapere di rimanere sotto e fa di tutto, ancora una volta, per tornare sopra. Undici e compagni hanno un altro bel guaio tra le mani e questa volta sembra proprio che si tratti della resa dei conti. Eccoci pronti per la quarta stagione di Stranger Things.

It’s a kind of nightmare

1986, California, precisamente Lenora Hills.
È qui che Undici si è trasferita ora che è divenuta un membro effettivo della famiglia composta da Joyce, Will e Jonathan. Sono passati otto mesi dagli eventi di Starcourt Mall e la scomparsa di Hopper ha lasciato una ferita indelebile in tutti i protagonisti, ma più di tutti nella povera Undici. Privata del suo padre adottivo e dei suoi provvidenziali poteri, la ragazza si troverà ad avere a che fare con il mostro peggiore di tutti: l’adolescenza. Anzi ancora peggio, l’adolescenza in una high school americana degli anni ’80. Brividi. Ovviamente gli atti di bullismo sono all’ordine del giorno ed il povero Will, suo compagno di classe, non può fare altro che tentare di confortarla, in attesa dell’arrivo di Mike per le vacanze.

Mike è rimasto con il resto della banda indagatrice dell’incubo ad Hawkins, cercando di ricostruire anche solo in parte la normalità che il Mind Flayer aveva distrutto al termine della terza stagione, ed insieme a Dustin è entrato nel celeberrimo “Hellfire Club“, un gruppo di giocatori accaniti di Dungeons & Dragons capitanati dal bizzarro e carismatico Eddie Munson. Lucas prende una direzione opposta e  sceglie la via della popolarità unendosi alla squadra di basket, fattore che porterà il gruppo di amici a dividersi rispetto al passato.

A rivaleggiare con Undici per traumi dovuti al Sottosopra, ecco infine Max. Dopo la morte del fratello Billy le sue notti sono ossessionate dagli incubi e dai sensi di colpa. Inoltre sempre più spesso si fa largo nella sua mente una criptica visione con protagonista il ticchettio di un orologio a pendolo. Questa visione sarà un oscuro presagio dell’orrore che ancora una volta sta per colpire la cittadina di Hawkins.

Re del nulla, re del Sottosopra

La quarta stagione di Stranger Things segna l’inizio di quelli che molto probabilmente saranno gli ultimi passi della serie iconica di casa Netflix. Dopo una terza stagione che non aveva del tutto convinto i fan, eccoci proiettati nuovamente alle prese con le tenebre della realtà parallela del Sottosopra. La promessa di avere finalmente risposte riguardo il misterioso collegamento che lega tale universo alla mite cittadina di Hawkins sarà mantenuta. La matassa di non detti che lega esperimenti segreti governativi sulla telecinesi e mostri usciti direttamente da La cosa di John Carpenter comincia a dipanarsi. La chiave di tutto è da ricercare nel passato dimenticato di Undici, che quest’ultima dovrà indagare con ogni mezzo al fine di ritrovare i propri poteri e salvare i suoi amici, che mai come questa volta sembrano essere con le spalle al muro

La ragione? Vecna. (Immaginate un bel “Tan Tan Taaaaan”)
Il villain di questa nuova stagione è uno dei punti di forza della nuova avventura. Ispirato senza alcun dubbio da Nightmare – Dal profondo della notte di Wes Craven, il signore incontrastato dell’oscurità che si cela sotto Hawkins colpisce le sue vittime facendo leva sul senso di colpa, consumandole fino al colpo di grazia ricco di effetti speciali. La storyline del personaggio risponde a tante a domande che gli spettatori si sono posti nel corso degli anni e allo stesso tempo fa sorgere nuovi interrogativi che tengono alta la tensione in vista della prossima stagione. Numero Uno, vera identità dello stregone nero di D&D, è mosso dalla vendetta nei confronti del Dottor Brenner che per anni aveva fatto esperimenti su di lui e da una sete di dominio incontrollabile che lo anima fin da ragazzino. Pazzo dalla nascita o reso folle dalla vita? Per Vecna il perché non ha importanza, ciò che conta è portare alla luce il suo regno di terrore e far sprofondare Hawkins tra le ombre.

Nota d’onore necessaria anche per il personaggio di Eddie Munson, leader carismatico dell’Hellfire Club, che ha fatto immediatamente breccia nel cuore degli appassionati e che ci ha regalato una delle scene con il tasso di spettacolarità più alto di tutta la serie con la sua ormai leggendaria Master of Puppets suonata a chitarra spianata nelle profondità del Sottosopra.

Piccoli problemi di noia

Dove termina il legame con il paranormale tuttavia emergono alcuni dettagli che pesano in negativo, seppur non in maniera grave, sulla serie.

Partiamo dalla storyline di Hopper. Lo Sceriffo di Hawkins si salva in maniera abbastanza dubbia dall’esplosione del reattore/raggio dimensionale che i russi avevano usato per aprire uno squarcio con l’universo parallelo sotto la cittadina dell’Indiana. Si salva gettandosi dietro una scala. E già qui notiamo un certo grado di assurdità che non ci si aspetta da sceneggiatori di questo livello. Il problema maggiore sorge però con la prigionia di Hopper in Russia e tale problema si chiama “Noia“. Le vicende che lo vedono protagonista, insieme successivamente a Joyce e Murray, nel tentativo di fuga dal campo di lavoro in cui è tenuto contro la sua volontà sono di una prolissità disarmante.
Sembra di assistere al remake low budget di Escape Plan – Fuga dall’inferno senza Sylvester Stallone. Tutto serve quasi esclusivamente ad allontanare Joyce dai ragazzi per privarli di un punto di vista più maturo e razionale riguardo gli attacchi di Vecna, lasciandoli di conseguenza disorientati. Questo risulta abbastanza banale come pretesto narrativo per generare caos nella vicenda e fino all’ultimo scontro con i demogorgoni resta l’unica motivazione sensata per procrastinare così a lungo l’evasione di Hopper.

Impossibile a questo punto non spendere qualche parola riguardo la durata degli episodi che di media si aggira sui settantacinque minuti, fatta eccezione per gli ultimi tre che chiudono la stagione in maniera altisonante con tempistiche cinematografiche da quasi due ore. Senza troppi giri di parole, il minutaggio della maggior parte degli episodi risulta eccessivo. A risentirne è il ritmo della narrazione che seppur scritta in maniera coerente e ragionata tende in alcuni momenti a stagnare, quasi come se fosse in una situazione di pathos ingiustificato, un’attesa di un colpo di scena che non arriverà perché magari stiamo assistendo a dei semplici istanti di transizione. L’attenzione dedicata ai vari protagonisti è lodevole al fine di costruire l’impianto corale su cui basa la sua forza Stranger Things, tuttavia alcuni approfondimenti compiono un passo di troppo e non si accorgono delle sabbie mobili di tedio che finiscono per inghiottirli.

L’ultima nota riguarda proprio il valore dei personaggi. Determinati personaggi subiscono una ricontestualizzazione della propria importanza. Undici diviene definitivamente la protagonista assoluta della serie mentre gran parte della squadra deve cedere il passo e adattarsi al ruolo di comprimario. Mike, Will e Jonathan ne sono un esempio, le loro azioni non sono altro che un continuo buco nell’acqua fino alla fine ed il loro contributo non risulta mai davvero necessario per salvare la situazione. Destino analogo tocca anche a Lucas e alla sua epopea con la squadra di basket, elemento narrativo che sembrava poter essere decisamente più impattante sulle sorti dell’Hellfire Club e dei suoi membri ad Hawkins.Sono state spese già abbastanza parole riguardo Hopper e Joyce, che navigano in un mare molto simile.

Un Harrington per domarli e nel buio incatenarli

Le garanzie rimangono Steve, Nancy, Robin e Dustin, che, affiancati dalla roboante new entry Eddie Munson, divengono il motore senza superpoteri della narrazione, con la loro indagine su Vecna e le loro irruzioni armate nel Sottosopra. Carisma venduto a tonnellate come sacchi di grano ed il pubblico che va in delirio con un tifo da stadio. Nel momento in cui lo stregone oscuro viene colpito da Nancy con un fucile a canne mozze dagli spalti tenebrosi del mondo parallelo persino i demogorgoni più affezionati si sono alzati a gridare: “Forza ragazzi facciamo il tifo per voi!”

Stranger Things rimane senza dubbio uno dei prodotti migliori di casa Netflix. Capace di focalizzare un’attenzione globale come poche altre serie in circolazione, riesce ancora a sorprendere lo spettatore con nuovi colpi di scena e approfondimenti riguardo la lore del Sottosopra, il cui tetro fascino ha stregato irrimediabilmente il pubblico. I nuovi personaggi arricchiscono la squadra dei protagonisti di nuove sfumature caratteriali e di nuovi spunti relazionali che impreziosiscono le dinamiche della vicenda. Al netto di alcuni difetti strutturali questa quarta stagione resta una produzione di alto livello che emerge con merito nel panorama delle serie mainstream del momento.

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