La morte (o quasi) del socialismo europeo

Nato alla fine del ‘800 come primo partito di massa, fondamentale nel corso del ‘900, alla fine degli anni ’90 il Partito Socialista in Europa sembra essere morto o quasi. Cosa è successo al socialismo europeo?

L’ideologia socialista

Nonostante l’idea di un’organizzazione sociale basata sull’uguaglianza e la collettività sia antica, si può parlare di “socialismo” veramente solo a partire dal XIX secolo, quando si assiste alla nascita della società industriale. Il termine indica un’ideologia che metta in primo piano un’organizzazione della società opposta alla moderna concezione individualistica. Su Treccani, si definisce così:

In senso più stretto, e in epoca moderna, sistema generalizzato di idee, valori e credenze, finalizzato a guidare i comportamenti collettivi […] verso l’obiettivo di un nuovo ordine politico in grado di eliminare o almeno ridurre le disuguaglianze sociali attraverso una qualche forma di socializzazione dei mezzi di produzione e correttivi applicati al meccanismo di distribuzione delle risorse economiche.

Si definisce, quindi, “socialismo” quel movimento riformista che mira alla creazione di una società equa fra le sue parti grazie al superamento delle classi sociali e all’eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione. Inquadrandosi soprattutto attorno al popolo e ai lavoratori, è stato proprio il movimento socialista dell’Europa continentale a creare il partito di massa (movimento che opera con l’obiettivo di rappresentare vaste fasce della società e di collegarle con le istituzioni). Spesso confuso con il comunismo (ispirato soprattutto agli scritti di Marx e Engels, come il Manifesto del Partito Comunista), il socialismo non mira a una rivoluzione (violenta) che capovolga la società e distrugga il capitalismo.

La storia del movimento socialista

Nati nella seconda metà dell’ ‘800 come movimenti dei lavoratori, che non si riconoscevano nei vecchi partiti e che erano decisi a costituire dei sindacati per ottenere migliori condizioni di lavoro, dopo la Prima Guerra Mondiale, i partiti socialisti sono diventati importanti in tutta Europa. In Italia il PSI (Partito Socialista Italiano) ha registrato una crescita degli iscritti: la società era in fermento e rivendicava le promesse fatte durante la guerra. I risultati delle elezioni, tenutesi nel novembre 1919, ne sono stati la prova: il Partito Socialista ha ottenuto il 32,3% delle preferenze e 156 seggi alla Camera dei Deputati.

I partiti socialisti sono diventati ancora più importanti dopo l’esperienza del fascismo e del nazismo della Seconda Guerra Mondiale. Dal dopoguerra agli anni ’90, i partiti socialisti sono stati fondamentali in tutta Europa. In Italia, alleandosi con la Democrazia Cristiana (DC), il PSI ha formato il centrosinistra, fino al suo declino negli anni ’90, quando il segretario, Bettino Craxi, venne coinvolto nello scandalo di Tangentopoli.

In Francia, il PS è cresciuto negli anni ’70 e ’80 ed è arrivato a vincere le elezioni presidenziali del 1981 (52%) e del 1988 (54%) con François Mitterand, che predicava un ritorno ai vecchi valori socialisti (autogestione, pianificazione, uguaglianza). Dopo un periodo di crisi, il PS è tornato alla presidenza del Pentagono con François Hollande nel 2012. Dopo il suo mandato, il socialismo ha subito una vera e propria diaspora di militanti. Anche in Germania l’SPD (Sozialdemokratische Partei Deutschlands) ha goduto di grande sostegno fino ai primi anni 2000, poi il suo appeal è decresciuto, finché i socialisti sono tornati al governo nel 2013. In Spagna, il Partido Socialista Obrero Español (PSOE) ha conosciuto un grande sviluppo nel periodo post-franchista, fino all’elezione di González a primo ministro nel 1982 (48,7% dei voti). Da quel momento, il partito si è spostato sempre più su posizioni centrali, rompendo con i sindacati: simbolo di questo nuovo movimento è stato Rodríguez Zapatero, capo di governo nel 2008.

Italia e Francia: la morte del socialismo?

“Il socialismo? Credo sia morto, ha detto Benedetto Croce (filosofo italiano del XX secolo). Per il filosofo, nell’era della società di massa, ovvero la società moderna e contemporanea, caratterizzata dall’importanza politica e sociale delle masse, il socialismo ha fallito. Paradossalmente, il primo movimento che ha dato vita al partito di massa non è riuscito a rispondere ai bisogni della maggior parte dei cittadini. Per Croce, la morte del socialismo è stata decretata soprattutto dalla sua incapacità a creare una mediazione tra il liberalismo, le questioni socioeconomiche e le dinamiche della società di massa.

Contro l’idea del filosofo, in Italia, a giugno, gli esponenti del PSI hanno tenuto una conferenza sull’attualità del socialismo, per festeggiare i 130 anni dalla formazione del partito. Il segretario, Enzo Maraio, ha detto:

La crisi di rappresentanza dei partiti, l’allargamento della forbice tra centro e periferie, tra ricchi e poveri, l’ampliamento delle diseguaglianze della nostra società. Davanti a tutto questo è evidente che il socialismo può offrire delle risposte adeguate.

Le parole di Marais sono cadute, però, su una situazione politica in cui il socialismo non è al governo. Di tutti i suoi valori, l’Italia sembra aver mantenuto solo il dialogo con le masse, declinato in varie forme. Molti partiti italiani di spicco (tra i quali risaltano FDI, Lega e M5S) sono oggi accusati di aver trasformato l’attenzione al popolo in vero e proprio populismo.

Il caso italiano è seguito da quello francese. Nonostante una storia dettata da grandi riforme sociali, alle ultime elezioni presidenziali, la candidata dei socialisti, Anne Hidalgo, ha visto solo l’1,75% delle preferenze. Mentre la maire di Parigi portava a casa un risultato deludente, come nel 2017 il secondo turno ha visto la lotta di E. Macron contro M. Le Pen, candidata di FN (Front National), la destra populista francese.

Spagna e Germania: un socialismo moderato

Dopo una paralisi politica di quattro anni, in Spagna il socialismo ha vinto le elezioni del 2019 con il 35% dei seggi della camera. Il capo di governo, Pedro Sanchez, ha dichiarato:

Abbiamo mostrato all’Europa e al mondo che si può fare. La Spagna ha fatto vedere a tutti, in questo voto, che le idee e le proposte dei progressisti possono battere il totalitarismo, il razzismo e la destra. Il Partito socialista ha vinto le elezioni e con noi hanno vinto la democrazia e l’Europa, ha vinto il futuro. Mentre il passato e la restaurazione sono stati sconfitti.

A causa dell’impossibilità di un accordo per formare un esecutivo, dal 2020 il governo spagnolo si regge su di una coalizione con Podemos, da molti considerato il simbolo della sinistra populista spagnola. Come dimostra l’attuale coalizione, il socialismo spagnolo attuale può essere considerato infatti il figlio moderato del vecchio PSOE. Sanchez si era presentato infatti alle elezioni del 2019 con l’intento di uscire dallo stallo politico. Al primo punto delle dichiarazioni di intenti, spiccava proprio il desiderio di creare un accordo con un altro partito (non specificato): “Subito dopo le elezioni del 10 novembre”, ha detto il segretario socialista, “se sarà vincitore, il PSOE inizierà i negoziati con tutti i partiti per sbloccare la Spagna”.

In Germania, i socialdemocratici hanno vinto le elezioni del 2021, in coalizione con i verdi e i liberali. L’attuale cancelliere tedesco, Olaf Scholz, è a capo di quella che viene definita la “coalizione semaforo“: un accordo di centro-sinistra da cui è tagliata fuori tanto la destra radicale quanto la sinistra più estrema. È evidente che anche nel caso della Germania i valori del socialismo debbano essere fortemente rivisti e moderati. Il partito convive con i verdi, che chiedono la transizione ecologica, e con i liberali, che si fanno portavoce dell’industria e della proprietà privata.

 

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