USA e aborto: si accorcia la distanza tra opinione pubblica e istituzioni

Si è scatenata la polemica, negli Stati Uniti, quando il sito Politico ha deciso di pubblicare in anteprima la bozza che metteva in luce la volontà della Corte Suprema di abolire la legge che garantisce l’aborto a livello federale. A seguito della pubblicazione di queste importanti informazioni, le piazze statunitensi si sono riempite di manifestanti unite al grido di “my body my choice”.

Di quale legge si parla?

La legge in questione è conosciuta come “Roe v. Wade” e venne promulgata il 22 febbraio del 1973, rendendo legale a livello federale il diritto all’aborto per la donna come libera scelta personale. Prima di questo momento ogni stato aveva una propria legislazione in materia, e in trenta di questi l’aborto veniva considerato reato. Il nome della legge deriva dalla donna che lottò per portare avanti la causa nel Texas, Norma McCovery, detta Jane Roe per tutelarne la privacy. Dopo la sentenza storica del 1973, la legge venne riconfermata più volte e nel 1992 un’ulteriore sentenza stabilì il diritto ad abortire fino al momento in cui il feto non può sopravvivere da solo fuori dall’utero, generalmente considerato attorno alle ventiquattro settimane.

Difficoltà e polemiche

Non è la prima volta che la legge diventa oggetto di polemica. Fin dalla sua nascita, infatti, essa è stata oggetto di critiche da parte dei politici più conservatori. Quello che stiamo vivendo in questi giorni, però, è un momento senza precedenti perché la sua fragile vita è veramente messa a rischio. “È stata vergognosamente sbagliata fin dall’inizio” scrive il giudice Samuel Alato, di orientamento conservatore, parlando a nome della Corte costituzionale.

Notizie false?

L’autenticità della bozza è stata confermata qualche giorno dopo la sua diffusione da John G. Roberts, che presiede la Corte suprema, annunciando che verrà aperta un’indagine per indagare sulla questione. Il sito Politico si è difeso affermando di averla ricevuta da una persona al corrente del processo relativo al caso del Mississippi. Quest’ultimo evento fa riferimento alla richiesta dello stato di riconoscere la propria legge sull’interruzione della gravidanza, che è in contrasto proprio con la Roe v.Wade.

Un caso senza precedenti

È la prima volta che viene diffusa la bozza di una decisione della Corte e che questa viene discussa pubblicamente prima che la decisione definitiva venga presa. Questo episodio senza precedenti è destinato a intensificare uno dei dibattiti più controversi della storia recente. Quindi, di fronte alla questione, è inevitabile domandarsi se la decisione di Politico di pubblicare un documento così delicato non sia il movente per generare maggiore disinformazione tra l’opinione pubblica. John G. Roberts ha tenuto a specificare che la bozza pubblicata non rappresenta in alcun modo la decisione definitiva della Corte ma suggerisce la posizione dei suoi membri, di cui, peraltro, viene anche specificato il nome e la corrispondente opinione in merito. Inoltre, egli sottolinea che l’evento non ha in alcun modo intaccato l’integrità dell’organo istituzionale, ma inevitabilmente è destinato a influire su quella che sarà la reazione dell’opinione pubblica. Ci si chiede, quindi, se l’accorciamento del distacco tra istituzioni e opinione pubblica è un bene o un male?

Aspetti positivi

Molti osservatori concordano nel ritenere che la Corte suprema si è sempre comportata come un Monte Olimpo, impartendo le leggi dall’alto verso il basso e senza alcuna interferenza esterna. Quella che sarà la decisione finale è ancora da vedere, ma indubbiamente la fiducia tra i giudici, un gruppo un tempo denominato come i “the brethren” (i confratelli), si è sgretolata. La bozza, infatti, ha evidenziato l’enorme spaccatura che divide i membri dell’istituzione e che riflette la divisione della società americana.

Ad ogni modo la bozza rappresenta uno spaccato sulla vita istituzionale del paese che può fornire un’idea più chiara ai cittadini sulle proprie cariche istituzionali. A poco più di cinque mesi dalle elezioni di metà mandato, che si terranno il prossimo novembre, la tematica dell’aborto fa da ago della bilancia, e non c’è dubbio che l’aver riportato in auge l’argomento possa orientare l’opinione pubblica verso un polo piuttosto che un altro.

Aspetti negativi (e discutibili)

Sicuramente la pubblicazione di un documento istituzionale prima che esso sia discusso, approvato e giunto a uno step finale può creare caos mediatico e una buona dose di speculazione. La tematica dell’aborto ha sempre spaccato l’opinione pubblica in diversi gruppi, ma la reazione che la bozza ha suscitato nel gruppo dei “pro-choice” (i favorevoli alla libertà di scelta e quindi al mantenimento del diritto all’aborto) non è passata inosservata. Poiché non si tratta di una scelta definitiva potrebbe risultare prematuro organizzare una risposta eccessivamente rumorosa, soprattutto quando il rischio è quello di attirarsi le inimicizie della fazione opposta. Inoltre, c’è sempre il rischio di giungere a conclusioni sbagliate.

Un caso italiano: la conferenza stampa di Amato

Una dinamica simile è emersa anche nel nostro paese, dopo l’organizzazione della conferenza stampa di Giuliano Amato, presidente della Corte costituzionale. L’evento è stato organizzato con l’intento di spiegare il perché dell’inammissibilità dei referendum sull’eutanasia e sulla cannabis legale. Al di là delle questioni emerse e delle dichiarazioni fatte, ci si domanda se l’uso di una conferenza stampa sia il mezzo ideale per comunicare informazioni di questo calibro e di questo tecnicismo. È la prima volta che un Presidente della Corte costituzionale comunica senza uso di mediazioni. Informazioni di questa importanza, soprattutto quando possono avere delle implicazioni sociali dirette, necessitano di un’accuratezza maggiore perché il rischio è che si crei un inutile polverone.

Un dibattito acceso

Per quanto riguarda la questione statunitense la decisione definitiva della Corte è attesa per il prossimo giugno, ma il dibattito è destinato a diventare sempre più accesso, soprattutto a seguito della strage avvenuta in Texas, dove hanno trovato la morte ventuno persone, di cui diciannove bambini (e di numerose altre). I due eventi, apparentemente lontani, secondo alcuni lasciano emerge tutta l’ipocrisia della società americana, dove, in un periodo di carenze di materie prime come quello che stiamo vivendo, è più facile acquistare una pistola che del latte in polvere. Di fronte all’ennesima strage di innocenti, quindi, ci si domanda se per essere davvero “pro-life” non si dovrebbe rivolgere la propria attenzione alla limitazione sull’uso delle armi da fuoco, piuttosto che alla negazione di un diritto fondamentale come l’aborto.

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