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Daisy Johnson: i legami di sangue in “Sorelle”


Non c’è bisogno di essere una camera
per venire infestati 
non c’è bisogno di essere una casa 
la mente ha corridoi in quantità.
Più sicuro è incontrare a notte fonda
un fantasma esteriore 
che affrontare l’intima presenza
di quel più gelido visitatore.

Emily Dickinson

Daisy Johnson: “il nuovo mostro della narrativa”

Daisy Johnson, classe 1990, è una talentuosa scrittrice britannica. Nel 2018, grazie al suo primo romanzo, Nel profondo (Everything Under, in lingua originale) entra nella rosa dei finalisti del Man Booker Price, celebre premio letterario assegnato ogni anno al miglior romanzo scritto in lingua inglese e pubblicato nel Regno Unito.

Nella scrittura di Daisy Johnson notiamo un forte richiamo alla letteratura gotica, rimescolata in maniera brillante e originale con tematiche estremamente attuali.

La scrittrice statunitense, Lauren Groff, la definisce “a new goddamn swaggering monster of fiction” (“un nuovo dannato mostro spavaldo della finzione“).

“Sorelle”, un romanzo travolgente

Nell’estate del 2020 esce il suo secondo romanzo, Sorelle, un’opera suggestiva e accattivante che conferma il talento dell’autrice.

La storia si apre con Sheila, una donna stanca e sopraffatta che guida a lungo verso Nord Est: la destinazione è la casa dove andrà ad abitare con le sue due figlie, Luglio e Settembre, nate a dieci mesi di distanza e unite da un legame molto intenso.

Sin dalla prima pagina, ci caliamo in un’atmosfera leggermente disturbante. La scrittura della Johnson irretisce, incuriosisce, a tratti toglie il fiato, e lo fa presentando la storia dal punto di vista di Luglio, la più piccola.

Luglio è docile, timida, introversa, pende dalle labbra di sua sorella. Settembre, al contrario, è decisa, ribelle, spesso sadica.

I legami di sangue, tra affetto e orrore

La tematica della dipendenza affettiva affiora prepotentemente nella descrizione del legame tra le due.

Quando una di noi parla, sentiamo tutte e due le parole muoversi sulla lingua. Quando una di noi mangia, sentiamo tutte e due il cibo che ci scivola in gola. Nessuna di noi due si stupirebbe se, aprendoci la pancia, scoprissero che abbiamo degli organi in comune, che i polmoni di una respirano anche per l’altra, che un cuore solo batte due volte, all’impazzata.

Un legame morboso, dunque, e con dinamiche di potere totalmente sbilanciate a favore della sorella più grande.

Nel romanzo viene scardinato il modello classico di famiglia, sostituito da una situazione perversa e disfunzionale.

L’inquietante sodalizio tra le  due sorelle le rende incapaci di sviluppare le loro individualità, ostacola la loro crescita, le mutila.

Da adolescenti era diventato ancora più evidente, quanto fossero diverse dagli altri ragazzini a scuola; intelligenti ma torpide, ingenue, ridanciane come due bambine. Sheela si chiedeva spesso se non si fossero rinchiuse in un’infanzia eterna, abbracciandosi, aggrappandosi una all’altra.

In particolare, Luglio risulta quasi incapace di “esistere” come individuo singolo, fatica e annaspa nel cercare di avere un briciolo di assertività, è spesso disorientata, spaventata e in cerca di approvazione

Non so dire che effetto mi facesse. Spesso, quand’ero a scuola o seduta al tavolo in cucina con mamma, mi sembrava di uscire dal mio corpo, come se non riuscissi più a toccare o a vedere le cose completamente. Solo quando c’era Settembre i colori tornavano normali e ricominciavo a sentire il dolore o l’odore del pranzo sui fornelli nelle cucine della scuola. Settembre mi teneva ancorata. Non al mondo ma a lei.

Settembre, il cui carattere è diametralmente opposto a quello della sorella, assume a tratti sfumature quasi stregonesche; è vivace e ostinata.

Anche lei, però, è vittima del legame di dipendenza con sua sorella

Quella sera Settembre ha finito le frasi che cercavo di dire, e mi ha sbucciato le arance. A volte cercavo di allungarmi per fare qualcosa da sola ma lei faceva un fischio e mi dava uno schiaffo sulle mani per farmele togliere, poi pensava lei ad aprire il rubinetto o a versarmi nella tazza la cioccolata calda in polvere. Siamo rimaste abbracciate

“Sheila” – un viaggio nella psiche femminile

Estremamente interessante è la figura della madre.

Tramite il personaggio di Sheila, Daisy Johnson ha il coraggio di affrontare tematiche intime, profonde e scomode legate alla psiche e al mondo femminile.

In primis, viene raccontata la depressione nella sua dimensione quotidiana e logorante, nel suo essere, al contempo, costante e intermittente nella vita della donna

Si trascina via dalla macchina, ansimando: come se il corpo le pesasse troppo per spostarlo. È diventata così, taciturna o silenziosa […]. Di notte la sentivamo vagare al piano di sopra, nella casa di Oxford. Ci diceva giusto una frase ogni tanto, quasi senza guardarci negli occhi. È come se ci fosse un’altra persona nel suo corpo, e spero che ritorni quella di prima.

Troviamo poi il delicato tema della maternità, trattato in maniera onesta e raccontato nelle sfumature più scomode, approfondendo la difficoltà della donna nel riuscire a far convivere la propria identità e soggettività col ruolo di madre.

Non aveva mai avuto così tante mani addosso, sembrava che la pelle le si consumasse come un velo sottile. Amarle era come caricarsi delle buste della spesa su per la collina, e a volte si convinceva che volessero aggredirla alle fondamenta, abbattere ogni mattone del suo corpo per tornare ad arrampicarcisi dentro.

Ci racconta inoltre il controverso rapporto che una donna ha con il proprio corpo durante e dopo la gravidanza:

A volte, svegliandosi nel buio, ripensa a come quella casa, più di ogni altra, sia un corpo. Ricorda di aver provato la stessa cosa la prima volta che ci è venuta, incinta di Settembre – una gravidanza inelegante, aveva detto Peter, indicando le altre donne in strada che, viste da dietro, non sembravano per niente incinte – e quasi sempre all’erta, in cerca di ogni minimo cambiamento.

Per moltissimo tempo, la sensazione che il suo corpo non le appartenesse continuò. L’aveva provata già negli ultimi giorni con il padre delle bambine, e poi mentre le portava in grembo, e continuavano a gonfiarla, inarrestabili, usando il suo corpo come un posto dove riposare.

 

Il tema della “casa stregata”

Infine, una sorta di fil rouge della narrazione è rappresentato dalla tematica della “casa” descritta come un luogo tetro, misterioso, munito di vita propria.

La “Casa Accoglienza” (questo è il nome della casa dove la famiglia si trasferisce) emana sin dalle prime descrizioni un’aura tutt’altro che rassicurante.

Nel proseguire la lettura, la casa diventa quasi un personaggio del romanzo: non è un luogo  fermo e stabile, ma è dotata di una certa dinamicità ,viene infatti  descritta tramite la percezione che si ha di essa:

La Casa Accoglienza, ospita una preoccupante inquietudine di cui fatica a liberarsi, uno sfinimento che soffoca le sue giornate. Ci sono così tanti rumori che non riesce a dormire. Di notte, soprattutto, tonfi e boati, il suono di molti passi, lo schianto delle finestre che si aprono e si chiudono, esplosioni improvvise simili a grida. Certe volte si precipita di fuori, ancora mezza addormentata, ma non c’è mai nessuno. A volte, svegliandosi nel buio, ripensa a come quella casa, più di ogni altra, sia un corpo.

 

FONTI
Johnson, Daisy. Sorelle (Italian Edition) Fazi Editore.
www.penguin.co.uk
https://it.wikipedia.org


CREDITI
copertina

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