Spatriati Desiati Premio Strega

Premio Strega 2022: vince Spatriati di Mario Desiati

Già favorito a partire dalle votazioni della semifinale, lo scrittore pugliese Mario Desiati si è aggiudicato il Premio Strega 2022 con il suo romanzo Spatriati, edito da Einaudi.

L’edizione 2022 del Premio Strega

Il 7 luglio scorso, nella cornice del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, in una serata animata dalla magistrale conduzione di Geppi Cucciari e da un improvviso temporale estivo, ha avuto luogo la finale della settantaseiesima edizione del Premio Strega.

Si è trattata della degna conclusione di un’edizione del tutto particolare del Premio Strega che quest’anno, per la prima volta, ha visto una rosa di sette finalisti anziché cinque. La presenza di due ex aequo al quinto posto infatti e l’aggiunta di un settimo classificato incluso grazie alla clausola del regolamento che tutela gli editori medio-piccoli, hanno fatto si che si giungesse alla seguente graduatoria:

  • Mario Desiati, Spatriati (Einaudi)
  • Claudio Piersanti, Quel maledetto Vronskij (Rizzoli)
  • Alessandra Carati, E poi saremo salvi (Mondadori)
  • Veronica Raimo, Niente di vero (Einaudi)
  • Marco Amerighi, Randagi (Bollati Boringhieri)
  • Fabio Bacà, Nova (Adelphi)
  • Veronica Galletta, Nina sull’argine (Minimum Fax)

“L’aprirò in Puglia”: una dedica speciale

Del tutto singolare anche la scelta a sorpresa di Desiati di non aprire nel corso della premiazione l’ambita bottiglia di Liquore Strega che, come tradizione, viene consegnata al vincitore. Lo scrittore pugliese, che nel vestiario e con il trucco sembrava voler sottolineare la liberà e la natura fluida dell’identità dei suoi personaggi, ha dichiarato che aprirà la sua bottiglia in Puglia, per ricordare e celebrare le due persone a cui ha dedicato la sua vittoria: la scrittrice pugliese Mariateresa Di Lascia, che nel 1995 vinse postumo il Premio Strega e l’amico Alessandro Leogrande, scrittore e giornalista tarantino morto nel 2017.

La candidatura di Spatriati

Il Regolamento di Votazione del Premio Strega prevede che ciascunAmico della Domenica, il nucleo storico della Giuria, possa segnalare un’opera di narrativa, con il consenso dell’autore, purché sia stata pubblicata entro l’anno che precede l’edizione per cui concorre. Il Regolamento prevede altresì che ogni opera può ricevere una sola segnalazione e che questa deve riportare una breve motivazione.

Nella motivazione alla candidatura di Spatriati per l’edizione del 2022, scritta da Alessandro Piperno, si legge un’efficace sintesi dell’opera:

C’è qualcosa allo stesso tempo di magico e sinistro nel pezzo di Puglia dove nascono, vivono e soffrono i personaggi di Desiati quasi tutti provenienti dalla piccola borghesia rurale. Rivelano un’inquietudine fatta di slanci romantici e appetiti sessuali, da un amore complicato per la terra d’origine e un desiderio altrettanto complesso di fuggire verso metropoli violente e inospitali. La sua prosa è un crocevia di registri deliberatamente antitetici: lirismo e causticità, sentimentalismo e ferocia. Per ottenere questi effetti, Desiati mescola con mano sempre più salda forbitezza letteraria e inflessioni colloquiali, talvolta persino dialettali ma senza mai inciampare nel pittoresco. Occorre sottolineare che questo impasto linguistico consente a Desiati di scrivere scene di sesso straordinariamente plausibili, e per questo persuasive e mai ridicole. Chi sono gli spatriati? Mi verrebbe da dire che sono i “marinai scordati su un’isola” della famosa poesia di Baudelaire, quindi tutti noi.

Chi sono gli spatriati

Chi sono gli spatriati, ce lo spiega Desiati all’inizio del suo racconto. Vengono chiamati spatriati nel dialetto locale di Martina Franca, in provincia di Taranto, dove è ambientata parte della storia: “gli incerti, gli irregolari, gli inclassificabili, a volte i balordi o gli orfani, oppure celibi, nubili, girovaghi e vagabondi, o forse, nel caso che ci riguarda, i liberati”.

Il termine, insomma, ha una connotazione sociale ampia, ma perlopiù negativa: rappresenta, con un certo alone di sospetto, tutto quello che non può essere classificato e che non realizza le aspettative della società.

Ma gli spatriati di Desiati, al di là dello stigma sociale che si portano addosso nel piccolo paese dalla mentalità provinciale, rivelano una ricchezza umana e relazionale capace di brillare. E la cosa non sorprende affatto perché, a pensarci bene, non è un’etichetta, una classificazione, o l’appartenenza a una categoria ben definita e riconosciuta come legittima dalla società a poter determinare la bontà delle persone.

I protagonisti di Spatriati

I protagonisti principali, diversissimi tra loro, si incontrano per uno strano caso della vita. Il personaggio di Claudia viene presentato fin dall’inizio come una figura fuori dal coro: aveva l’aria d’essere piovuta lì da un altro mondo, più evoluto e illuminato”.

Francesco è invece uno di quelli che tentano di mimetizzarsi nelle pieghe della società, eclissato tra “quelli che si lasciano spingere dagli altri, dagli eventi, dalle prescrizioni, dai pregiudizi”.

Le loro storie e quelle degli altri personaggi del libro si intrecciano e si evolvono in modi assai diversi; a volte si perdono per poi ritrovarsi. A volte si vede in loro tutta la difficoltà di decidere se stare in un ruolo socialmente accettabile, per essere uguale a tutti gli altri, o se ribellarsi, per essere semplicemente se stessi.

 È già difficile essere uguale a me, figuriamoci essere uguale agli altri

C’è l’amore in questa storia, qualunque forma esso sia disposto ad assumere. E c’è abbastanza spazio per capire che si può desiderare più persone in modo molto diverso, in contrapposizione alla crudele legge del quieto vivere che impone scelte, rinunce, ruoli, regole.

Saptriati finalisti Premio Strega

Siamo tutti un po’ “spatriati”

Il titolo, a prima vista, lascia intendere che Spatriati possa essere una storia imperniata sul vecchio tema della fuga dal sud e sul divario incolmabile tra chi parte, chi resta, chi decide di tornare. Ma fin dalle prime pagine diventa subito chiaro che non si parla solo di “figli emigrati, cervelli in fuga, geni incompresi, dirigenti, capitani, professori universitari, ricercatori, scrittori, artisti, piloti di Formula 1, ma il più delle volte disperati come gli altri”.

La fuga non è necessariamente connessa con ragioni strettamente di carattere economico. Ce ne sono altre, di carattere più profondo, esistenziale. Sono ragioni difficili da descrivere ma ben visibili e ben comprensibili nella storia che Desiati ci regala.

Nell’opera, poi, oltre all’amore, ci sono i moti ondeggianti delle inquietudini esistenziali che capitano a chiunque, almeno una volta nella vita. C’è il momento in cui ci si ritrova tra le mani “un’aspirazione, un germoglio: non sono ciò che sembro, posso essere migliore, posso andare oltre, smettere di essere un impostore”. E c’è il momento in cui guardando alle scelte fatte ci si domanda incerti: “Era questa la felicità? Cosa avrebbe detto quel mondo che mi ero lasciato alle spalle?”. E le riflessioni, i paragoni, inevitabili, davanti a chi “…ha avuto un milione di casini in più di quelli che abbiamo avuto noi”.

La terra promessa

Con uno stile intimo, tenero e a tratti anche molto schietto, Spatriati racconta una storia in cui si vede una vastissima gamma di attitudini umane. Desiati descrive sentimenti sublimi, talvolta quasi angelici; e all’opposto, descrive gli istinti più puri, per certi versi quasi scabrosi.

Per trarre una conclusione, potremmo dire che i protagonisti di questo racconto sembrano tutti tendere verso “la gioia di chi si trova nell’unica patria possibile, quella in cui non rispondiamo a nessuno di ciò che siamo”. Ma ripensandoci, potrebbe essere pure vero che quest’opera si rivolge a tutti, anche a quelli che non pensano di essere affatto spatriati, con una domanda: “è questa la vita che volevi?


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.