George Ezra: il “Gold rush kid” ritorna in scena

Il cantautore britannico George Ezra torna in scena con tre nuovi singoli, Anyone for you, Green green grass e I went hunting, che hanno anticipato l’uscita del suo terzo album, “Gold rush kid”, avvenuta il 10 giugno. “I’m back! New single, new album, new shows!”: lo ha annunciato così sui suoi profili social, scatenando l’entusiasmo dei fan che attendevano il suo ritorno da tempo.

Chi è George Ezra?   

Vincitore di un Brit Award e autore dei due podcast di successo George Ezra & Friends e Phone A Friend, ha riportato la canzone d’autore in vetta alle classifiche con la sua hit mondiale Budapest, e con gli album Wanted On Voyage del 2014 e Staying At Tamara’s del 2018 ha venduto milioni di copie in tutto il mondo.

George ha dichiarato che la scrittura del testo, la melodia e la linea musicale vengono da lui trattate in maniera individuale e indipendente l’una dall’altra e, solo successivamente, unite a formare un’unica canzone. Le principali fonti di ispirazione per il suo stile sono Bob Dylan e Woody Guthrie, in pieno rispetto dei canoni del miglior folk. La musica di Ezra si caratterizza per la profondità dei suoni e la maturità della voce, forte di un timbro caldo e avvolgente capace di far sciogliere l’ascoltatore, ma anche di una incredibile ed inusuale estensione vocale.

Il nuovo album

Il nuovo album è stato scritto e prodotto interamente a Londra con il suo collaboratore Joel Pott. Gold Rush Kid sono io, è il mio alter ego”, racconta George Ezra pensando al titolo del disco e alle dodici tracce di cui è composto: “suonano proprio come me, questo è ciò che le lega tra di loro”. Una sorta di intimo diario che viene cantato e portato sul palco per essere condiviso coi fan.

Avendo sempre usato i viaggi come ispirazione creativa, Ezra aveva intenzione di scrivere il terzo album mentre viaggiava da Land’s End a John o’Groats nella primavera del 2020. Invece, a causa dello scoppio della pandemia, si è ritrovato a trascorrere cinque settimane di isolamento a Londra, prima che la famiglia e gli amici lo convincessero a tornare nell’Hertfordshire, la sua terra natia, per non passare il resto della quarantena in solitudine.

Nei suoi primi due album ha spesso cantato di trasformazioni radicali, di evasione e di rinuncia a tutto; nel nuovo album, invece, parla di cambiamenti differenti, meno drastici e più all’insegna del riconoscimento di un attimo mentre lo si sta vivendo e scoprirsi felici all’interno di esso.

Pur amando molto i suoi primi due album, il cantautore inglese si è detto particolarmente orgoglioso del suo terzo capitolo musicale, che è il risultato di una profonda introspezione. “Non assomiglia a nient’altro che a me stesso”, dice. I primi cinque brani rispecchiano il classico stile Ezra, però poi subentra un cambiamento con la canzone dal titolo più sorprendente dell’album, I Went Hunting, in cui affronta il suo passato di auto-sabotaggio.

Anyone for you

Sul primo singolo, Anyone for you, ha dichiarato: “È un mosaico di idee composto da alcuni appunti che avevo preso su vecchi quaderni in momenti casuali, che sono stati poi condivisi tra i musicisti in studio. È un brano gioioso e contagioso, e io non posso fare a meno di sorridere ogni volta che lo canto”.

Il verso che apre la canzone (“Tiger Lily, moved to the city, she just turned twenty-one and then I said, ‘Here’s my number, hit me up if you’re needing anyone’”) è stato scritto quando Ezra aveva 23 anni e ha avuto la funzione di fulcro intorno al quale il cantante ha costruito la canzone.

Si tratta di una traccia dal mood caldo e semi-romantico: realizzata su una base al pianoforte, viene arricchita ulteriormente dalla presenza di ottoni, e la voce di George è la ciliegina sulla torta che rende questa canzone un vero capolavoro. La versione acustica trasporta istantaneamente in una dimensione magica e intima: “non so dire con esattezza perché, ma questa versione cattura qualcosa di speciale in me”.

Green green grass

Data la rinnovata gioia di Ezra, può sorprendere che la morte incomba su Gold Rush Kid. Saltella accanto a lei su Green Green Grass, una vera e propria hit. Nel ritornello canta “You better throw a party on the day that I die”, emanando un senso di pace e serenità che nasce dal sapere di star dando alla vita la sua occasione migliore, quella di accettarsi in questo preciso momento.

Sui social ci dice:

Dal momento in cui l’abbiamo scritta in studio, al momento in cui l’ho suonata per la prima volta ai miei amici l’estate scorsa, questa canzone mi ha entusiasmato. È piena di colore e di gioia e mi ricorda quanto sono fortunato ad avere persone nella mia vita che amo e molte altre avventure che aspettano di essere vissute. Sono grato che questa canzone esista e spero che vi piaccia!

I went hunting

Il tema affrontato dal cantante nel terzo singolo è quello della salute mentale e dei pensieri ossessivi. Il verso “Imagine havin’ a thought and then thinkin’ it again, thinkin’ it again, thinkin’ it again, thinkin’ it again, thinkin’ it again” mostra i dolori della costante ruminazione e tocca la paura e l’ansia in tutte le loro forme inquiete.

I went hunting è il pezzo forte per coloro che in questo album vanno alla ricerca della firma di Ezra. È una ballata lenta e rigonfia con chitarra fingerstyle, delicati suoni luccicanti e un violino più bramoso. Il verso “I went hunting, found a problem” scivola tra una crescente chitarra elettrica e la solenne sezione a corda. È un inno significativo e si distingue dagli altri brani per la sua poeticità e la sua strumentazione saporita.

Le altre tracce

I primi due singoli usciti dal disco sono in cima all’album e danno il benvenuto all’ascoltatore con la loro atmosfera pop-party e le trombe in ottone, e lo stesso sapore continua nella title track, Gold Rush Kid. A questo punto dell’album, sembra che George Ezra stia prendendo una strada completamente diversa, ma a metà strada il tempo cambia completamente. Passando a Manila, Ezra offre un riff staccato in palmo e un assolo elettrico che fa uso di un pattern di chiamata e risposta tra due chitarre.

Il disco continua con una track list dal mood da vacanza e divertimento in famiglia e arriva a ballate in stile Elton John come Sweetest human being alive e canzoni d’amore distopiche come Fell in love at the end of the world, con un violino romantico e una chitarra country rock. “There’s a war outside but it can’t get us here, I’m safe in your arms and I’m stronger again”, dichiara il cantante sulle graziose corde folky: è una ballata per trovare speranza mentre il mondo attorno continua a crollare.

In Dance all over me vediamo George Ezra giocare con un suono più disco-esque, con accordi di pianoforte e basso funk. Ma oltre alle canzoni che infondono buon umore, Ezra non ha difficoltà a diventare un po’ più emotivo e intimo quando è il momento giusto, e in questo album lo dimostra meravigliosamente in Don’t give up, In the morning e Love somebody else, in cui il cantante racconta le difficoltà affrontate dopo una rottura.

Il brano di chiusura The sun went down lascia in bocca un sapore nostalgico: con il verso “I’m so happy I could die now” è dolce, è onesto ed è una testimonianza della crescita personale di George Ezra. All’età di 28 anni, con soli tre album pubblicati, il cantante è solo all’inizio e ha perfettamente senso per lui esplorare una vasta gamma di scelte stilistiche, oltre che continuare ad approfondire tematiche personali e affettive.

Il tour

George Ezra ha cominciato il tour nelle arene del Regno Unito e dell’Irlanda, tour che potrebbe essere l’ultimo: non sta pensando di ritirarsi prematuramente, semplicemente potrebbe pubblicare musica più regolarmente ma senza andare in tour: “Prendo molto da ognuno di essi, positivamente e negativamente”, spiega. “È una quantità pazzesca di adrenalina da provare e da portare poi con sé.”

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