Quando e che status deve avere un artista per pubblicare ciò che si vuole?

Venerdì 17 giugno Drake ha pubblicato inaspettatamente Honestly, Nevermind, suo settimo album in studio. Il disco si discosta totalmente dalle produzioni precedenti dell’artista canadese. Infatti, il progetto è caratterizzato da forti sonorità house e dance, un cambiamento rispetto quanto prodotto sino ad ora.

Il risultato è stata una valanga di critiche rivolte al rapper di God’s Plan. Ma parliamoci chiaro, Honestly Nevermind è obiettivamente un disco che suona bene, nulla di rivoluzionario sia chiaro, ma resta un prodotto valido, che intrattiene. Inoltre, Drake ha sin di suoi albori mischiato il rap con sonorità dance, seppur non spingendosi mai sino a questo punto.

La domanda che di conseguenza nasce è: “Quando un artista può essere libero di spaziare tra generi senza essere inondato da shitstorm per non aver seguito la strada tracciata dalla propria carriera fin qui?”

Essere costretti a un cambio di rotta

Ma allora quando un artista è libero di pubblicare ciò che vuole? Quando è costretto ad attingere da nuovi generi perché odiato nel proprio? L’esempio più lampante è quello di Machine Gun Kelly, che è riuscito a ottenere successo con la sua svolta pop punk. La svolta, per molti, è stata una scelta obbligata, conseguente al dissing con Sua Maestà Eminem, che aveva marchiato a fuoco il rapper di Cleveland. Perciò, potremmo parlare di una decisione presa non di propria spontanea libertà.

Guardando al nostro Paese, salta all’occhio la transizione, sempre verso il pop punk, di Gionnyscandal. In questo caso, il rapper italiano ha optato per un cambio di rotta per il troppo hating ricevuto negli anni da parte del pubblico del rap game.

Dividere nettamente i progetti: l’alter ego

E se l’immaginario dietro un cantante lo incastonasse forzatamente dentro un genere? Alcuni artisti, infatti, hanno utilizzato degli alter ego per poter differenziare in maniera netta dei progetti: l’ultimo a farlo è stato Salmo con il suo progetto da producer, Dj Treeplo.

Durante lo scorso anno, infatti, Salmo ha iniziato a produrre musica house e dance, sotto le vesti di Dj Treeplo, di cui ha creato anche un profilo Instagram per dividere nettamente i due percorsi (lo trovi qui.) Addirittura, per l’attesissimo concerto di San Siro del rapper di 1984, Dj Treeplo viene menzionato tra gli ospiti.

Discostarsi, ma di poco?

E portare dei piccoli cambiamenti alla propria musica per abituare gli ascoltatori può aiutare ad attutire il colpo? Anche piccoli passi verso suoni nuovi, senza rivoluzionare la produzione di un artista, spesso non vengono apprezzati.

Ne sa qualcosa Post Malone, che con il suo nuovo album Twelve Carat Toothache ha portato con sé numerose critiche appena uscito perché “troppo lento” per i suoi standard.

Progetti non ufficiali

Ancora, molti artisti sfruttano i progetti non ufficiali, sotto forma di Extended Play e mixtape, per dare libero sfogo alle proprie necessità creative, senza il rischio di essere sotterrati dalle critiche dei propri “fan” (se tali possiamo definirli) o di bruciarsi cospicui contratti e introiti discografici. L’EP consiste in una raccolta di pochi brani, solitamente 4-5, che risultano troppo pochi per definirlo un album. Il mixtape, invece, è una raccolta di canzoni che si distingue da un progetto ufficiale in quanto compilation di pezzi senza un effettivo legame tra di loro.

A livello internazionale, c’è Justin Bieber, che tra il 2013 ed il 2014 ha rilasciato Journals, un mixtape totalmente R&B, fortemente apprezzato dai fan più accaniti.

In Italia, la formula dell’EP e del mixtape è spesso utilizzata dai rapper per fare progetti con meno appeal commerciale. Tra questi vi è Gué, che nel corso degli anni ha pubblicato la serie di mixtape Fastlife e l’EP Gelida Estate. L’ultimo volume della serie di Fastlife è stato Fastlife 4, pubblicato lo scorso anno. Il mixtape, che segue un filone old school e caratterizzato dalla registrazione one take, letteralmente in una sola ripresa, ha ottenuto un grande successo e riscontro da parte del pubblico.

In conclusione, quando un artista è libero di pubblicare ciò che vuole? Non abbiamo una risposta definitiva a questa domanda ma vogliamo riflettere sull’ascoltatore.

Cosa dà fastidio al pubblico? Il non riconoscersi più in qualcuno che si pensava di conoscere? O semplicemente, non ci piace che le nostre aspettative vengano disattese?

Secondo te, quando un artista può cominciare a fare quello che vuole?

Se sei curioso di sentire il nuovo progetto di Drake, in calce trovi il link Spotify.

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