La BCE alza i tassi d’interesse: il rischio è la recessione?

Per mitigare l’effetto dell’inflazione, la Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato giovedì 9 giugno che alzerà i tassi di interesse fino al 0,50%. Il rischio, secondo molti, è la recessione, definita addirittura come “inevitabile”.

La BCE alza i tassi d’interesse

La BCE ha annunciato giovedì 9 giugno che alzerà i tassi di interesse per provare a contrastare l’inflazione. Lo ha annunciato Christine Lagarde, la presidente dell’Eurotower, in audizione al Parlamento Europeo. È la prima volta dopo dieci anni, ovvero dopo la crisi greca del 2011. I tassi verranno alzati a 0,25% a luglio e poi fino al 0,50% a settembre, anche se la calibrazione dell’incremento dei tassi dipenderà dalle prospettive aggiornate per l’inflazione a medio termine. Cosa significa?

Alla voce “tassi d’interesse”, sul sito della Banca Centrale Europea, si legge:

I tassi di interesse indicano quanto costa prendere denaro in prestito e quanto fruttano i tuoi risparmi. Se chiedi un prestito in banca, il tasso di interesse è quanto paghi per il prestito. Se invece depositi denaro su un conto di risparmio, l’interesse è il rendimento che ricevi su quella somma dalla tua banca. Il tasso di interesse indica questo costo o questo rendimento come percentuale della cifra che prendi o dai in prestito[…].

I tassi d’interesse a cui si riferisce la BCE sono quelli riguardanti i prestiti che la Banca Centrale fa alle altre banche. Sono uno strumento per incentivare o disincentivare l’attività economica dei cittadini. I tassi vengono annullati quando l’economia è ferma ed è necessario incoraggiarla. Al contrario, i tassi vengono alzati per evitare che l’attività economica sia eccessiva.

Il perché della scelta della BCE

L’economia sta attualmente vivendo un periodo di inflazione. Nell’area euro questa si attesta  sull’8%. Sul sito della BCE, si legge: “Si ha inflazione quando si registra un rincaro di ampia portata, che non si limita a singole voci di spesa. […] In altre parole, l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo”. Questa può essere causata da più fattori. L’inflazione che sta investendo l’Europa in questo momento è figlia della ripresa economica post-pandemia e dell’aumento dei prezzi (soprattutto dell’energia) causato dalla guerra in Ucraina. È sintomo di un’economia troppo attiva, che deve essere raffreddata e portata a livelli controllabili.

I tassi d’interesse diventano così lo strumento della BCE per controllare e, se possibile, mettere fine all’inflazione, evitando così una svalutazione della moneta. La presidente ha aggiunto anche che la Banca Centrale deve usare flessibilità per “garantire una corretta trasmissione della politica monetaria ed evitare un rischio di frammentazione”

Il rischio: la recessione?

Il risultato dell’aumento dei tassi d’interesse è una notevole diminuzione degli investimenti (meno convenienti con tassi alti) e, quindi, un rallentamento dell’economia. L’aumento dei tassi comporta un “raffreddamento” dell’economia, ma, insieme a questo, anche il rischio della recessione. Sull’enciclopedia «Treccani», alla voce “recessione economica” si legge: “Fase del ciclo economico, identificata da una riduzione del livello (o, più raramente, del tasso di crescita) dell’attività economica aggregata, misurata tipicamente dal PIL, in almeno due trimestri consecutivi”.

È, in altri termini, una fase macroeconomica (contraria all’espansione e alla crescita economica) che si caratterizza per livelli di attività produttiva (PIL) più bassi di quelli che si avrebbero usando i fattori produttivi in modo efficiente. Molti miliardari, dopo la decisione della FED (Federal Reserve System) americana di alzare i tassi d’interesse come la BCE, hanno previsto un’imminente e inevitabile recessione economica. A causa delle conseguenze della pandemia, della guerra in Ucraina e, ora, dell’aumento dei tassi, sia Elon Musk (il fondatore di Tesla) sia Bill Gates (fondatore di Microsoft) hanno dichiarato che un rallentamento economico nel prossimo futuro è sicuro. In un’intervista rilasciata a «Forbes» il 21 Giugno, Musk avrebbe definito la recessione come “inevitabile ad un certo punto”.

Le conseguenze socio-economiche di una recessione economica sono diverse. In primis è sicuramente da considerare l’aumento della disoccupazione, ma anche una fissione della produttività, una diminuzione generale dei consumi e un minore accesso al credito. Un altro aspetto molto delicato ma spesso messo in secondo piano è anche l’impatto psicologico che una recessione può avere sulla popolazione. Se un periodo di “boom” economico comporta un’euforia generalizzata, un momento di stallo o, peggio ancora, di crisi implica una reazione opposta. Un ambiente recessivo crea, infatti, un profondo pessimismo degli individui: questi si sentono in una situazione di precarietà e sono così portati più al risparmio che al consumo. La fiducia dei consumatori e delle imprese cala drasticamente.

Lo spread: una preoccupazione

L’aumento dei tassi della BCE ha portato anche a un’altra preoccupazione, tutta italiana: l’aumento dello spread. Per “spread” s’intende l’ampiezza della differenza tra titoli di Stato (ovvero il modo in cui uno Stato ottiene prestiti) italiani e titoli tedeschi. La Germania è ritenuta esempio di un’economia stabile, i suoi titoli sono quindi considerati generalmente stabili e sicuri e, di conseguenza, a rendimento minore.

Il rendimento di uno Stato è più alto quanto più alto è il rischio per l’investitore. Questo significa che, se uno Stato si trova in una situazione economica di precarietà, gli investitori tenderanno meno a rischiare in investimenti in quello Stato, che quindi dovrà offrire un rendimento molto alto per convincerli. Per l’Italia, la decisione della BCE di alzare i tassi si potrebbe tradurre in un aumento dello spread. Questa decisione ha infatti causato un clima di preoccupazione per l’economia italiana: gli investitori sono meno portati a impiegare soldi nel Bel Paese.

Per evitare l’aumento dello spread, la BCE ha deciso di intervenire per prevenire la frammentazione tra i vari Paesi, manovra obbligata dopo la crisi del 2011. Il solo fatto che Christine Lagarde abbia menzionato il volere di una politica di flessibilità ha avuti effetti importanti, riducendo gli spread. Come funziona concretamente questo “scudo anti-spread”? L’azione si traduce nell’acquisto dei titoli dei Paesi con rendimenti elevati, vendendo titoli con tassi più bassi. L’azione è più complessa di quanto non sia a parole. È possibile allora che la Banca Centrale decida di intervenire solo nel caso di una vera patologia di mercato. Isabel Schnabel, componente del board, parla di un’intervento solo davanti al  rischio di “spirali di prezzi dirompenti e autoavverantisi sui mercati dei bond sovrani che minaccino la coesione della moneta unica”.

 

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