Il Giappone, la guerra e il “nuovo capitalismo”

Il Primo Ministro del Giappone, il conservatore Fumio Kishida, si è espresso in merito a come gli equilibri dell’Asia potrebbero modificarsi per via della guerra.

I rapporti Russia – Giappone

Secondo Kishida, quelli che la Russia sta commettendo in Ucraina sono crimini di guerra. Fino a prima del conflitto il Giappone ha cercato per anni di ricostruire la relazione con la Russia in modo più saldo e pacifico. Si era perfino arrivati a pensare di formare un’alleanza in modo da contrastare l’ascesa della Cina.

Al momento non è più possibile impostare le relazioni con la Russia come erano in passato. La politica di base giapponese è sempre stata atta a sviluppare la totalità delle relazioni tra i due Paesi. La recente invasione dell’Ucraina però è considerata da Fumio Kishida una violazione gravissima del diritto internazionale e come tale deve essere indagata e punita. Questa azione da parte della Russia è stata in grado non solo di far vacillare l’ordine europeo ma quello di tutta la comunità internazionale, quello asiatico compreso.

Secondo il Primo Ministro non si parla solo di violazione del diritto internazionale, ma anche di crimine di guerra, in quanto sono stati uccisi numerosi civili innocenti. Questo è inaccettabile e per questa ragione anche il Giappone ha partecipato a imporre alla Russia pesanti sanzioni in collaborazione con i Paesi del G7.

Il sostegno della Cina

Il sostegno della Cina all’invasione dell’Ucraina rappresenta dei cambiamenti unilaterali dello status quo. In nessuna parte del globo, secondo il Giappone, dovrebbero mai essere tollerati comportamenti come quelli della Russia nei confronti dell’Ucraina. Bisogna rimanere tutti uniti e agire nel nome della pace e dell’unione tra i Paesi punendo le azioni di guerra e gli atteggiamenti prevaricatori della Russia.

Il Giappone sta monitorando le evoluzioni del rapporto tra Cina e Russia, che negli ultimi anni sono rimaste molto unite, consolidando le loro relazioni anche durante l’invasione. Questi due Paesi hanno stretto le loro relazioni, anche consolidando la cooperazione militare, questo nonostante molti Paesi tra cui anche il nostro hanno chiesto alla Cina di mantenere un atteggiamento responsabile.

Il caso Taiwan

La questione di Taiwan è di vitale importanza affinché si mantenga la pace e la stabilità non solo per quanto riguarda la sicurezza del Giappone, ma per salvaguardare la stabilità della comunità internazionale. Infatti sia tra Giappone e Stati Uniti che tra Giappone e Unione Europea c’è sempre stato un pieno accordo in merito all’importanza di mantenere lo stato di pace, ottenuto tramite il dialogo, nello stretto di Taiwan.

La Corea del Nord recentemente ha sparato un missile intercontinentale che avrebbe riattivato il reattore nucleare di Yongbyon. Ultimamente, infatti, la Corea del Nord sta lanciando ripetutamente missili con una frequenza mai vista fino ad ora, per esempio lo scorso 24 marzo uno dei missili balistici lanciati è atterrato a 150 km dal territorio appartenente al Giappone. Per questa ragione i Paesi europei in collaborazione con il G7 stanno osservando con attenzione la situazione a Taiwan e dintorni.

Le azioni intraprese dalla Corea del Nord rappresentano una sfida lanciata nei confronti di tutta la comunità internazionale oltre che del Giappone nello specifico. A seguito del lancio del missile del 24 marzo si è tenuto un incontro del G7 in cui si è deciso di condannare duramente l’azione della Corea del Nord, inoltre è stata fatta presente la volontà di agire in merito allo sviluppo di armi nucleari e in tutta probabilità di limitarne o comunque ridurne considerevolmente la produzione.

L’accordo di “libero scambio”

Il Giappone da tre anni a questa parte ha quello che viene definito un accordo di “libero scambio” con l’Europa. Stiamo parlando dell’Accordo di Paternariato Economico (Epa) tra Giappone e UE, che è stato fondato su regole libere costituendo un modello di ordine economico volto a stringere le relazioni tra i Paesi che ne fanno parte.

L’entrata in vigore dell’EPA ha permesso che i prodotti locali europei fossero più accessibili ai consumatori giapponesi e viceversa. L’EPA è entrato in vigore nel 2019, sull’onda dell’EXPO 2015 di Milano in cui in Italia è stato registrato il boom della cucina giapponese. L’interscambio in materia culinaria tra i Paesi sta raggiungendo una fase di sviluppo mai raggiunta fino a questo momento. L’EPA rappresenta quindi il libero commercio e la voglia di continuare a lavorare in cooperazione per creare delle regole improntate ad ottenere e a espandere successivamente un’economia libera ed equa.

È stato istituito inoltre anche l’Italy Japan Business Group, che rappresenta uno strumento di dialogo tra imprese giapponesi e italiane per far progredire la collaborazione tra l’Italia e il Giappone in materia di affari e investimenti. Le attività che ne fanno parte sono volte ad un’elevata competenza tecnologica e si pensa più avanti di estendere questo progetto a tutti i Paesi europei.

Il “nuovo capitalismo” secondo il Giappone

Quando si parla di capitalismo si pensa a un sistema creato dall’uomo per incentivare “efficenza” e spirito imprenditoriale. Già negli anni ’80, mentre si era concentrati sul neoliberismo dilagante, si cominciavano però a palesare gli effetti negativi del capitalismo stesso, ovvero l’ampliarsi delle disuguaglianze economiche, il cambiamento climatico e il digital divide.

Il “nuovo capitalismo” lanciato dal Primo Ministro giapponese è volto a realizzare una soluzione che possa sistemare problematiche sociali come appunto la digitalizzazione e il cambiamento climatico, creando una società sostenibile.

Si parla di creare delle politiche mirate, come ad esempio l’introduzione di misure che valgono 400 miliardi di yen (2,9 miliardi di euro) spendibili in tre anni da investire negli aumenti salariali e favorendo le agevolazioni fiscali. O ancora la promozione della digitalizzazione attraverso la realizzazione di infrastrutture digitali come ad esempio la fibra ottica e il 5G.

Il Primo Ministro giapponese pensa che entro fine giugno verrà già delineato un piano che contenga quelli che saranno i concetti base del “nuovo capitalismo”, con un annesso piano d’azione che mostri nel concreto le politiche che verranno adottate.

Fonti:

Corriere.it

Ilmessaggero.it

Huffingtonpost.it

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