L’eterna Venezia di Ferzan Ozpetek

Ogni volta che parlo di una città, sto parlando di Venezia.

Italo Calvino

Red Box per Venetika

La Piazza Alighiero Boetti del MAXXI, dal 29 marzo al 30 aprile 2022, ha ospitato Venezia in uno scrigno. All’interno, un cortometraggio di 5 minuti diretto da Ferzan Ozpetek ed esposto in occasione della Biennale di Venezia del 2019. Tutto, dal contenitore al contenuto, è pensato per omaggiare l’eternità di Venezia. A partire dal titolo, che riprende la toponomastica greca, fino al soggetto del film. Infatti, il singolare scrigno specchiato è un omaggio all’uso decorativo della città lagunare, simbolo di luce e di potere. Dalla luce dell’esterno, si entra in uno spazio buio e soffuso, dominato dalla colonna sonora del video, dove la protagonista, Kasia Smutniak, interpreta la figura di Venezia. Il pubblico segue un percorso che somiglia ad un labirinto fino a trovarsi di fronte tre mega schermi che si affacciano sull’acqua, simbolo universale della città.

Il MAXXI ha deciso di ospitare questa installazione per necessità di un messaggio: la multiculturalità. Roma e Venezia sono legate in questo, sono due città aperte, accoglienti e con una storia millenaria. Proporre un video del genere inoltre si collega alla delicata mostra dei pittori ucraini; entrambe, quindi, si affacciano sulla piazza del museo. Una piazza che, in questo mese e non solo, è diventata simbolo di pace, di incontro e soprattutto di Europa. Secondo Ozpetek, Venezia non poteva che essere donna, una donna eterna e consapevole che ama e protegge, come le nostre città europee in questo momento storico. L’installazione, inoltre, è stata una opportunità sinestetica di pace, pronta a fare il giro del mondo.

Venetika, Venezia, mondo

Venezia giace ancora dinanzi ai nostri sguardi, un fantasma sulle sabbie del mare, così debole, così silenziosa, così spoglia di tutto all’infuori della sua bellezza. 

John Ruskin

Così scrive Ruskin nel 1853. E andando a Venezia si può dire che quasi niente è cambiato, nella forma e nella sostanza. Venezia è una città che mantiene la sua magia e la sua potenza, nonostante sia assaltata dai turisti. Nei secoli, la Serenissima ha accolto grandi artisti, si è arricchita di capolavori indimenticabili ispirati alla potenza della sua luce, acqua e cielo. Venezia è stata stimolo, fonte di ispirazione e un laboratorio fertile per l’arte che poi gelosamente custodisce. Oggi però sembra che questa forza si stia indebolendo; e Ozpetek, attraverso gli occhi di Kasia Smutiniak, coglie questa consapevolezza.

L’omaggio, però, ha uno slancio positivista. Arriva un segnale di vitalità, di entusiasmo e di cultura nella sua regia. Proprio le immagini della storia artistica della città, sfumate dietro la protagonista, sono la testimonianza dell’eternità della città nonostante la modernità che avanza. Le grandi navi, i vaporetti, il chiasso di turisti poco accorti non distruggeranno mai i capolavori di Bellini, di Piazza san Marco e dei canali veneziani. Il corto si basa quindi sul principio dualistico e dicotomico di passato e presente, il tutto immerso nella esemplare acqua veneziana.

Ozpetek e Smutiniak, un duo indosslubile

Immagini dal cortometraggio.

Come entrambi hanno dichiarato, Venetika è stata per loro una scommessa. Omaggiare la città attraverso i suoi simboli e attraverso i suoi stimoli non era semplice, ma il risultato è stato magistralmente ottenuto. Ozpetek si è immerso nella città, diventandone parte e scegliendo di viverla per poterla omaggiare al meglio e ha scelto Smutniak per farlo. La sua bellezza e la sua femminilità sono state necessarie, secondo il regista, per il raggiungimento dello scopo. Molti sono stati i film girati insieme, dove il dramma diventava futuro, a partire da Allacciate le cinture del 2014. Un lavoro insieme, quello di Venetika, che diventa amicizia e complicità, favorendo così la perfetta riuscita del film.

Ozpetek guida sapientemente Smutniak nella breve realizzazione. Cinque minuti di pura emozione, che portano lo spettatore lontano, anche oltre la stessa città. Le immagini, la musica e la magistrale espressività dell’attrice portano chi osserva nella storia della città, nella storia dell’arte e dei popoli del mondo. Un’opera d’arte totale, eterna, delicata e per questo racchiusa in uno scrigno magico così come è Venezia.

Il cortometraggio

I tre schermi che si riflettono nell’acqua sono già la sintesi di una capolavoro. Scorre Venezia, i suoi angoli, la sua storia, la sua arte, la sua potenza e umanità. Questo capta Ozpetek e lo trasmette permettendo a Smutniak di esprimersi liberamente. La sua interpretazione è magistrale. Kasia Smutiniak è delicata ma potente, in quanto con il solo sguardo penetra nella storia dell’umanità e in quella degli uomini. Lei è bella, semplice e misteriosa, come Venezia. Ozpetek non ha scelto a caso, ma ha voluto proprio lei per rappresentare l’umanità della città.

Kasia Smutiniak è immersa nell’acqua, simbolo della città. Questa superficie, morbida e fluida, fa da specchio alla città e da camera di risonanza della protagonista. Venezia, nella personificazione dell’attrice, si sta mostrando completa attraverso le immagini che in sottofondo scorrono sul suo volto. Sono immagini che non hanno l’obiettivo di rievocare ma di evocare. Queste infatti, scorrono delicatamente e con i contorni sfumati, proprio a sottolineare la loro storicità. Il liquido si solidifica, diventa legno, marmo e metallo, che sono i tre materiali che hanno costruito Venezia. Le immagini scorrono di nuovo su di lei, «bellissima ed eterna, sdraiata sotto l’acqua, perché lei da tutto è posseduta e tutto però nello stesso tempo possiede».

Ed ecco che Smutniak, in modo monumentale, riemerge di nuovo. Non siamo più di fronte ad una traslazione di significato, una personificazione, bensì a una trasformazione. Venezia è lei stessa, è donna. Venezia è la città stessa che «si autorigenera continuamente nutrendosi delle proprie immagini, protetta da un’acqua che è quasi liquido amniotico»

La potenza di queste immagini lascia senza fiato. Ozpetek guida l’occhio dello spettatore verso la psiche della città, colei che decide e colei che ha vissuto. E poi c’è Kasia Smutniak che, come lei stessa ha dichiarato, è stato il suo più bel lavoro. Un film dove a parlare è l’anima veicolata degli occhi della protagonista, dove l’impatto emotivo è gestito in collaborazione con le immagini della storia della città. Come ad esempio La Processione in Piazza San Marco di Gentile Bellini, dove tutto è realizzato, così come nel cortometraggio, per rappresentare e per ricordare.

Abbiamo bisogno di bellezza

Immagini dal cortometraggio.

Da qui partono Ozpetek e Smutniak. Venezia non ha bisogno di essere raccontata ma di raccontare o, al massimo, attraverso questo, di essere salvata. La città viene qui restituita nel suo lato umano, emozionale e per questo eterno. Ma è anche un simbolo di pace, che oggi più che mai ha necessità di essere divulgato. Venezia è stata luogo di approdo di mercanti ma anche un baluardo politico contro l’espansione ottomana. La Venezia di Ozpetek guarda ad oriente, ne sente il profumo e la storicità, per guardare ad occidente, verso l’Europa. E, oggi più che mai, questo messaggio non deve essere sottovalutato. La pandemia e la guerra in Ucraina sono qui ovviamente non considerati ma sublimati nell’idea del regista.

Venezia, come confinante con l’Impero Ottomano, ha con questi lottato e collaborato. Numerose sono le contaminazioni artistiche in città, a partire dalla Basilica di San Marco. Venezia si è mischiata con Bisanzio traendone un vantaggio ancora oggi visibile. Il volto di Kasia Smutniak esprime questo: la sua storicità non può essere dimenticata e alzare muri verso oriente è antistorico e controproducente. Venezia quindi come apertura cosmopolita e necessaria per una Europa forte e storicamente rispettabile. Ma, nel volto di Kasia Smutniak, c’è anche la consapevolezza che qualcosa oggi è cambiato. Il rumore della città, delle bombe sui popoli suoi amici, le chiusure politiche e dogmatiche la angosciano, ed ecco che lei si rimmerge nel sua acqua eterna, a respirare la sua bellezza.

Venezia ci guarda, ci osserva e ci consola. Venetika come baluardo dell’eterna bellezza quindi e l’espressione della sua necessità oggi, così come sempre.

 


Credits

Tutte le immagini sono a cura del redattore.

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