Millennials tra giornalismo online e podcast

Generazione X, Y e Z. Podcastmania e social, fake news e frammentazione delle notizie: benvenuti nella nuova era del giornalismo.

Millennials e boomers: chi sono? 

Generazione Y, Z, baby boomers, millennials: etichette a cui, ormai, siamo abituati. Dalla stampa alla pubblicità, dalla musica al gergo giovanile, parlare di millennials e generazione X è la normalità. Tutte quelle lettere dell’alfabeto, però, possono causare un po’ di confusione. Chi sono, quindi, le generazioni che vi si nascondono dietro?

I baby boomers sono i figli del boom economico dell’Italia del dopoguerra, ovvero i nati tra il 1945 e il 1965. Sono quelli delle rivolte, degli albori del femminismo, del movimento hippie. Subito dopo viene la Generazione X che include i nati tra il 1965 e il 1980, quelli del “ai miei tempi era diverso”, schiacciati tra il sogno americano e l’incubo delle Torri gemelle. A loro seguono i Millennials, chiamati anche Generazione Y. Nati tra il 1980 e il 2000, i più anziani sono spesso definiti bamboccioni, a casa con i genitori oltre i trent’anni a causa della precarietà lavorativa. I più giovani sono i cosiddetti nativi digitali, quelli nati su Google. La Generazione Z raggruppa i nati dalla fine degli anni ‘90 al 2010, quelli che hanno trovato il primo amore sui social. 

Generazioni diverse fruiscono delle informazioni in maniera diversa, tanto che la stampa si è rimodulata in base alle loro attitudini. I principali quotidiani nazionali, dopo l’approdo sui social, hanno predisposto podcast e contenuti visivi; le riviste online sono proliferate, spesso gestite da giovani, trasformati in soggetti attivi all’interno di un giornalismo che prima poteva essere solo guardato da lontano.

Frammentazione delle notizie e crisi del giornalismo 

I giornali davano ordine al caos e restituivano spessore alle parole. Allora sembravano ammiraglie inaffondabili che ti consentivano di navigare nella realtà. Oggi appaiono barche di carta nel mare tempestoso del digitale.

Lo scrive Marco Damilano nel suo ultimo libro, Il presidente. Nel raccontare la storia repubblicana, il libro tratta anche la crisi del sistema giornalistico, dei giornali che hanno perso credibilità da un lato e lettori dall’altro. I gruppi editoriali, infatti, finanziano la propria attività grazie al ricavato delle vendite, in netto calo con l’avvento del digitale. Ed è proprio a quest’ultimo che guardano le nuove generazioni, i millennials che scorrono le prime pagine per  poi cambiare fonte di informazioni, andando sui social e affidandosi a quei profili che ritengono attendibili, da Factanza a VICE e Will, alcuni tra i profili di informazione più apprezzati.

Già in occasione del Festival del Giornalismo di Perugia del 2016, il giornalista romano affermò che

L’informazione di oggi è spezzettata, atomizzata. Il lettore legge i vari pezzetti di informazione e pensa di sapere tutto. In realtà ci sarà sempre bisogno di qualcuno (il giornalista) che unisce i puntini, che ricuce i pezzetti. Il giornalismo oggi vive una fase di delegittimazione totale da parte del pubblico e al tempo stesso viene attaccato dal mondo della politica.                                                                        

La frammentazione delle notizie è un grave problema poiché facilita la diffusione di fake news. Spesso, la digitalizzazione dell’informazione dà l’idea che, in fondo, siamo tutti un po’ giornalisti. Non è così, e non c’è niente di più pericoloso di questo mito. I giornalisti hanno – o dovrebbero avere – la grande capacità di discernere le informazioni per trattenere solo quelle attendibili e importanti. Sui social si rischia spesso di incappare in imprecisioni, approssimazioni e notizie che vengono travisate. Per questo è essenziale ricorrere a fonti autorevoli.

I giovani e l’informazione 

Secondo il rapporto Civita, sei millennials su dieci cercano la cultura sui social, favorendo lo sharing, la condivisione di post di carattere culturale e informativo. Una volta identificata una fonte attendibile, la divulgazione diventa partecipativa. Sempre più spesso le stories di Instagram diventano delle vere e proprie prime pagine, con le notizie che i giovani vogliono far arrivare ai loro followers. Si crea così un passaparola attendibile, che permette di riflettere tra uno scroll e l’altro.

Il quindicesimo Rapporto Censis-Ucsis sulla comunicazione sottolinea come tra giovani e adulti ci sia un notevole gap nei consumi mediatici. I primi si muovono con naturalezza nel sistema della comunicazione digitale, sfruttando più di chiunque altro le opportunità che Internet offre.

Tra gli under 30 la quota di utenti di internet supera il 90%, mentre è ferma al 42,5% tra gli over 65. […] Più della metà dei giovani consulta i siti web di informazione, contro appena un quinto degli anziani. Quasi il 47% dei primi guarda la web tv, contro appena il 9,5% dei secondi. Oltre il 35% dei giovani ascolta la radio attraverso il telefono cellulare, mentre lo fa solo il 4% dei longevi.

Per quanto riguarda, invece, la frequenza, l’indagine di Cybermarket rivela che la maggioranza dei ragazzi si informa almeno una volta al giorno. Soltanto una piccolissima percentuale una volta a settimana o più volte a settimana; praticamente nessuno dice di non farlo mai.

Podcastmania

I podcast, definiti spesso come dei poli nevralgici per la diffusione della narrazione della rete, stanno vivendo il loro massimo splendore. Secondo una ricerca realizzata da Nielsen, commissionata da Audible, dal 2015 al 2018, gli ascoltatori italiani abituali di podcast sono passati da 850.000 a 2.700.000, con una crescita dunque del 217%. Chi li ascolta ha tra i 18 e i 40 anni, ma un aumento significativo riguarda soprattutto la fascia dei 18-25enni.

Se i podcast ormai sono tanti e diversificati, rispondendo ai gusti e interessi di un pubblico variegato, se ne trovano molti che si occupano di informazione diventando, quindi, delle fonti giornalistiche non solo attendibili ma anche apprezzate dalla Generazione Y. I principali giornali si sono ripensati e negli ultimi anni hanno ampliato la loro offerta con podcast tematici, tra cui Sopravvissuti al mondo dopo l’11 settembre de «Il Sole 24 Ore» o Veleno de «La Repubblica», o informativi, tra cui Politics de «Il Post» o TgLa7 Podcast dell’omonima emittente. La stampa si sta reinventando per incontrare anche l’utenza più giovane, i lettori e giornalisti di domani. 

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