Meta e antitrust: un nuovo capitolo

Facebook, Instagram… chi più ne ha più ne metta; i social, al giorno d’oggi, sono alla portata di tutti, dai bambini agli anziani, che, forse, ma solo forse, sono, tutt’ora, i più restii, per ragioni anagrafiche, al mondo del web in generale.

L’utilizzo dei social da parte dei più giovani

Come detto, le fasce d’età più attive sui social sono quelle più giovani: uno studio dello scorso anno evidenzia come l’86,5% dei giovani tra gli undici e i quattordici anni sia attivo con un profilo su almeno uno dei social. I più utilizzati restano WhatsApp, Facebook e Instagram, anche se ultimamente un’altra applicazione di “messaggistica” sta tornando in voga, dopo il boom di metà anni ’10: si tratta di Snapchat.

L’e-commerce e le truffe

Oltre all’utilizzo dei social di per sé, ad aumentare molto è stata anche l’attività legata all’e-commerce: l’acquisto e la vendita di materiale online.

Spesso capita di sentire o leggere notizie riguardo e-mail o messaggi contenti link che portassero a delle truffe clamorose, i meno avveduti spesso possono, senza colpe, cadere nell’inganno. Chi invia questi messaggi o queste e-mail, spesso si nasconde sotto il nome di grandi aziende o enti pubblici (ad esempio Poste Italiane). Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici, Associazione per la tutela dei consumatori, avverte:

Bisogna fare attenzione ai messaggi che riceviamo, sia via e-mail che tramite sms, anche quando vengono riportati marchi di note aziende. Spesso, infatti, si tratta di imitazioni. La società citata è estranea alla comunicazione, serve solo per attirare l’attenzione del consumatore e spingerlo a cliccare un link o a fornire dati personali utili a far scattare la truffa. In questi casi è importante non fermarsi all’aspetto del messaggio, che per logo e grafica può sembrare originale, e controllare ad esempio il testo, la data o il mittente, perché un refuso o un errore possono aiutare a smascherare il raggiro.

Le truffe sui social

Ma, oggigiorno, i truffatori hanno spostato il loro “mercato” sul versante social. Giacomelli di nuovo fornisce informazioni in merito:

Tutto nasce da un annuncio di vendita di un prodotto ad un prezzo vantaggiosissimo. All’inizio il venditore è disponibile, risponde subito ai messaggi, ma poi, una volta concluso l’affare e incassati i soldi, scompare e a quel punto iniziano i problemi per il consumatore. C’è chi segnala di aver ricevuto un prodotto qualitativamente peggiore di quello ordinato, oppure totalmente diverso e poi ci sono le consegne mai avvenute. Prima di procedere all’acquisto, è importante verificare l’affidabilità del venditore e in questo senso cercare recensioni è utile, così come è importante utilizzare metodi di pagamento sicuri, che diano la possibilità di bloccare l’operazione nel caso dovessero sorgere problemi.

Le truffe finanziarie su Facebook

Un argomento caldo è quello delle truffe finanziarie su Facebook. Di recente, Meta, la società proprietaria di Facebook e Instagram, è stata accusata di aver veicolato annunci pubblicitari di truffe finanziarie, in cui si usavano i nomi e le immagini di celebrità australiane per suggerire l’acquisto di criptovalute.

Venivano mostrati, tramite annunci pubblicitari, falsi articoli in cui queste celebrità avrebbero svelato il loro successo nel mondo delle criptovalute, un link poi conduceva a un sito web di scambio di bitcoin, celebre criptovaluta, e successivamente una chiamata, di un tale che, fingendosi un esperto di marketing, suggeriva i primi passi per ottenere successo a livello economico in questo mondo.

Meta citata in giudizio

Si torna a parlare di questo fatto, poiché la Australian Competition and Consumer Commission (Accc) ha citato in giudizio Meta, per essere stata complice degli autori della truffa. L’azienda si difende e dichiara:

Gli automatismi messi in atto non sono stati sufficienti nel prevenire gli utenti dall’investire in false società di valute digitali. Successivamente aggiunge: qualsiasi pubblicità che ha truffato le persone o ingannato gli utenti ha violato le politiche aziendali – e sottolinea di aver – cooperato con le indagini dell’Accc su questi avvenimenti fino ad oggi.

La posizione finale dell’antitrust australiana è stata spiegata dal presidente Rod Sims:

Meta è responsabile per questi annunci pubblicitari veicolati sulla sua piattaforma. È parte cruciale del suo business consentire, tramite gli algoritmi di Facebook, agli inserzionisti di raggiungere il target di utenti che con maggiore probabilità cliccheranno sul link contenuto per visitare la landing page dell’annuncio. Queste visite sulle landing page degli annunci generano ricavi sostanziali per Facebook.

Il caso del magnate Andrew Forrest

Sono diversi i volti noti che stanno attivando procedimenti giudiziari contro i social. Ad esempio, il magnate australiano del ferro Andrew Forrester ha avviato un procedimento penale nei confronti di Meta, accusandola di non aver impedito l’utilizzo della sua immagine e del suo nome a vari annunci pubblicitari. Forrest dichiara: “Questa azione viene intrapresa per conto di quegli australiani di tutti i giorni – mamme e papà, nonne e nonni – che lavorano tutta la vita per raccogliere i loro risparmi e per garantire che quei risparmi non vengano loro sottratti dai truffatori“.

Una motivazione più che condivisibile, che ha portato il magnate del ferro a condurre il suo secondo procedimento contro un’azienda: già aveva fatto causa a livello civile contro Facebook sei mesi prima. Secondo Forrest entrambe le azioni legali sono state intraprese dopo aver contattato le aziende per impedire che la sua immagine venisse utilizzata. Un altro problema affligge Meta: infatti, la società è stata accusata da Frances Haugen di fornire meno aiuto, segnalazione di abusi online e sicurezza agli utenti non residenti negli USA, in modo da risparmiare sui costi. Due problematiche enormi a cui Meta dovrà far fronte già dai prossimi mesi.

Il futuro

Ora resta solo da vedere come si evolverà la situazione. Di certo, questa è una nuova problematica che entra prepotentemente a sconvolgere il mondo del web, un mondo che può regalare grandissime opportunità per il futuro, ma che certamente ha bisogno di una regolamentazione ferrea e in continuo aggiornamento. L’inserimento di giovani leve all’interno di questo mondo potrebbe certamente essere un’arma in più. Anche all’interno della sfera legale, aggiungere menti più fresche, frutto di generazioni nate in un mondo già digitalizzato, sarà un passaggio chiave per l’ottenimento di un web più sicuro e giusto.

 

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FONTI

www.corrierecomunicazioni.it

www.ictbusiness.it

www.tarantobuonasera.it

www.lentepubblica.it

www.codici.org

www.zdnet.com

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