Stonehenge è un enorme calendario di pietra?

Abbiamo imparato a conoscerlo, ad ammirarlo (anche se da lontano) e a guardarlo con timore: Stonenhege è probabilmente l’edificio preistorico più famoso al mondo. Le sue grandi pietre hanno fatto la storia del turismo inglese e la sua aura di mistero si è impressa nell’immaginario collettivo di tutto l’Occidente. Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista «Antiquity», suggerisce che il sito potrebbe essere nato con lo scopo di tracciare il movimento del sole. Di fatto, secondo questa ipotesi, Stonehenge non sarebbe altro che un grande calendario.

Stonehenge: una storia millenaria

Vista la sua popolarità, Stonehenge non avrebbe bisogno di presentazioni, ma considerate le innumerevoli leggende che circolano sulla sua funzione e sulla sua origine è bene sfatare qualche mito. La parte più antica del sito preistorico risale a 4.600 anni fa, quindi ben prima della costruzione delle Piramidi di Giza e del Colosseo.

La sua costruzione impiegò ben 1.500 anni, coinvolgendo oltre cento generazioni di uomini. Il progetto fu modificato così tante volte che probabilmente le ultime generazioni di lavoratori non conservavano più l’idea iniziale di come sarebbe dovuto apparire. Attorno al 3.000 a.C., Stonehenge non aveva nemmeno le pietre, dette monoliti, che l’hanno reso famoso nel mondo. Furono poi aggiunti altri cerchi di pietre, fino ad arrivare alla fine del Età della Pietra quando, dopo aver issato i grandi triliti a forma di porta, il sito assunse le sembianze che conosciamo oggi.

Un’impresa colossale

Ma il più grande punto interrogativo che riguarda la storia del sito ha a che fare con la dimensione gigantesca delle pietre che lo compongono. Nessuna ipotesi, al momento, è riuscita a prevalere sulle altre e non esistono dei resoconti che testimoniano la tecnica utilizzata per trasportare i monoliti.

La mancanza di una risposta alla domanda che sorge immediata alla presenza di questi “giganti di pietra” è stata fonte di numerose leggende che vedono Stonehenge come il risultato del volere di extraterrestri o di Mago Merlino. Molto probabilmente il tempo fu un elemento a favore di quegli uomini che prestarono la loro intera esistenza alla costruzione del sito. 1.500 anni, infatti, è un tempo più che sufficiente per riuscire a escogitare una strategia che sia ottimale al raggiungimento dell’obiettivo.

A cosa servì Stonehenge?

Ma a risuonare nella mente di visitatori è anche un’altra domanda. Quale fu il motivo che spinse migliaia di uomini, per centinaia di anni, a costruire Stonehenge? Anche in questo caso manca una risposta definitiva perché non ci sono fonti, e mai ci saranno, che confermano le ipotesi fatte negli anni.

Negli anni ’60 l’astronomo americano Gerald Hawkins ipotizzò che il sito fosse una sorta di computer ancestrale, costruito per calcolare il movimento degli astri attraverso la disposizione delle pietre. Successivamente, i professori Tim Darvil e Geoffrey Wainwright suggerirono, sulla base dei resti umani che sono stati trovati nei dintorni, che fosse un luogo dove portare i malati e sperare nell’aiuto divino. Molti dei corpi, infatti, presentano delle malformazioni o segni di ferite e questo ha fatto presupporre che Stonehenge fosse una sorta di Lourdes preistorica. Successivamente, si è fatta avanti un’altra ipotesi guidata dall’archeologo che vedrebbe il sito come un luogo di sepoltura delle élite.

Una nuova prospettiva

Uno studio fresco di pubblicazione ha, però, ribaltato parte di queste ipotesi. La rivista «Antiquity», in data 2 marzo 2022, ha reso noto uno studio condotto che vedrebbe Stonehenge come un grande calendario 3D, che gli antichi costruirono per tracciare il movimento del sole.

Il collegamento con il mondo astronomico è sempre stata una linea guida degli studi che avevano come oggetto di interesse il sito. Infatti, l’allineamento con i solstizi d’estate e d’inverno faceva presupporre un collegamento facile da cogliere, tuttavia, nessuna ipotesi aveva mai spiegato in modo corretto ed esaustivo il funzionamento del luogo. Partendo dall’allineamento con il solstizio, l’ipotesi afferma che Stonehenge abbia contato lo scorrere del tempo per migliaia di anni, calcolando un anno equivalente a 365,25 giorni (quindi, in linea con i calendari moderni).

Un calendario che accompagna la storia dell’uomo

L’archeologo che ha condotto l’ipotesi, Timothy Darvill, spiega che il cerchio più esterno di Stonehenge era inizialmente composto da trenta pietre, dette sarsen (probabilmente il termine deriva dalla parola “saracen”, che si riferisce a qualcosa di pagano). Il cerchio più esterno, quindi, rifletterebbe un mese di trenta giorni, mentre ciascun mese era diviso in tre settimane di dieci giorni l’una.

L’inizio di ogni settimana era riconoscibile da un sarsen più piccolo degli altri. I cinque triliti centrali, invece, rappresenterebbero i cinque giorni rimanenti, che si vanno ad aggiungere ai 360 segnalati dal cerchio più esterno. In aggiunta, le quattro stazioni fuori dal cerchio, di cui oggi ne rimangono solo due, potrebbero essere state messe lì per segnalare gli anni bisestili.

Una novità?

Secondo lo studio, l’idea di scandire lo scorrere del tempo potrebbe non essere un’innovazione introdotta da Stonehenge. Darvill, infatti, ipotizza che il sito potrebbe essere stato influenzato da sistemi di tracciamento del sole già in uso nel Mediterraneo dell’Est, come quello per il culto del dio Ra in Egitto. È possibile che le persone del posto abbiano realizzato Stonehenge sulla base di una loro idea, ma simili costruzioni sono riscontrabili in Egitto e non solo già centinaia di anni prima di Stonehenge.

Tuttavia, è bene sottolineare che l’ipotesi avanzata da Darvill non potrà mai essere confermata in modo definitivo. La prospettiva per cui Stonehenge sia un calendario, è un’ipotesi molto valida ma presenta ancora delle mancanze (ad esempio, il numero 12, corrispondente ai mesi dell’anno, non è presente in nessuna maniera all’interno del sito).

Che cosa è Stonehenge?

In mancanza di una risposta definitiva alla domanda che ci tormenta di più (a cosa servì Stonehenge?) possiamo prendere in considerazione la poesia di Siegfried Sassoon, poeta e soldato inglese che visse nel secolo scorso, che scrisse:

What is Stonehenge? It is the roofless past;
Man’s ruinous myth; his uninterred adoring
Of the unknown in sunrise cold and red;

(Che cosa è Stonehenge? Il passato senza tetto;/ il mito rovinoso dell’uomo; la sua ininterrotta adorazione/ Dell’ignoto nell’alba fredda e rossa)

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