La menopausa precoce aumenta il rischio di demenza

Secondo un’indagine condotta nel Regno Unito nell’anno 2022, le donne che entrano in menopausa prima dei 40 anni hanno il 35% di rischio in più, rispetto a chi vi entra più tardi, di sviluppare demenze negli anni successivi. Lo studio inglese è stato presentato alla conferenza dell’American Heart Association durante lo stesso anno, la quale trattava del tema epidemiologia, prevenzione, stile di vita e salute cardiometabolica. La ricerca è stata condotta su un campione vasto di donne e ha dimostrato, appunto, che la menopausa precoce (dunque, prima dei 40 anni di età di una donna) può rappresentare un fattore di rischio non di poco conto per quanto riguarda le malattie neurodegenerative come demenza e Alzheimer.

La menopausa

Per menopausa si intende l’interruzione definitiva delle mestruazioni e, pertanto, della fertilità”. Durante gli anni di vita fertili di una donna, il ciclo mestruale si presenta, solitamente, una volta al mese e ciò che succede esattamente è il rilascio di un ovulo dell’ovaio – processo denominato “ovulazione” – circa quindici giorni dopo il primo giorno del ciclo. Affinché ogni ciclo mestruale sia regolare, le ovaie dovrebbero produrre una sufficiente quantità di ormoni, quali estrogeno e progesterone.

La menopausa subentra nel momento in cui le ovaie della donna invecchiano e non producono più estrogeno e progesterone. In realtà, già durante gli anni precedenti all’arrivo della menopausa, i livelli degli ormoni di estrogeno e progesterone iniziano a diminuire e, di conseguenza, le ovulazioni e le mestruazioni sono meno frequenti, fino poi a interrompersi in maniera definitiva. In questo modo, la donna non è più fertile e non può dunque rimanere gravida naturalmente. Una donna si dice in menopausa quando è passato un anno dall’ultima volta che il ciclo mestruale si è presentato. Nel caso in cui il soggetto facesse uso di contraccettivi e non volesse più rimanere incinta, è necessario che si continui a usarli per un anno dall’ultima mestruazione.

La demenza

L’Alzheimer è la forma di demenza più comune, caratterizzata dalla perdita di memoria e di altre capacità intellettuali talmente grave da interferire addirittura con le azioni quotidiane. In generale, comunque, se si associa l’Alzheimer alla demenza, non tutte le forme di demenza sono Alzheimer, nonostante quest’ultima ricopra più del 50% dei casi. Sotto il termine generico di demenza rientrano: demenza vascolare, demenza con corpi di Lewy, demenza pugilistica, demenza associata ad HIV, demenza frontotemporale, demenza corticobasale e così via.

Con il termine demenza si intendono alcuni cambiamenti di tipo fisiologico che avvengono nel cervello e che compromettono le abilità di un individuo di ricordare, di usare il linguaggio e di prendere decisioni. Cosa c’entra tutto questo con la menopausa? La mancanza degli ormoni estrogeni, legata alla perdita della fertilità e dunque all’inizio della menopausa, aumenta, sul lungo periodo, lo stress ossidativo, accelerando in questo modo l’invecchiamento del cervello e favorendo così il deterioramento cognitivo.

L’estradiolo (un ormone steroide estrogeno prodotto dalle ovaie e coinvolto nella regolazione del ciclo mestruale, ndr) gioca un ruolo importante in una vasta gamma di funzioni neurologiche nel cervello. Quindi la riduzione degli estrogeni endogeni in menopausa può aggravare i cambiamenti del cervello legati alle malattie neurodegenerative e accelerare la progressione della demenza.

Ha spiegato la dottoranda della Shandong University a Jinan (Cina), Wenting Hao.

Lo studio nel Regno Unito

I ricercatori inglesi hanno analizzato il potenziale rapporto tra l’età di inizio della menopausa di una donna e la diagnosi di qualsiasi tipo di demenza. Per l’esattezza, sono stati esaminati 153.291 dati di donne nel Regno Unito con un’età, in media, di 60 anni, nell’arco di quattro anni, ovverosia dal 2006 al 2010. Sono state prese in considerazione tutte le forme di demenza, non solo l’Alzheimer, e il calcolo finale ha confrontato il rischio di insorgenza di demenza in due tipi di donne, coloro le quali sono entrate in menopausa precocemente, cioè prima dei 40 anni di età, e coloro che sono invece entrate in menopausa nell’età media secondo le statistiche, quindi 50-51 anni.

I risultati, come già accennato in precedenza, hanno mostrato come le donne che entrano in menopausa precocemente, hanno il 35% di possibilità in più, rispetto alle donne che entrano in menopausa all’età di 50 anni, di soffrire di un qualche caso di demenza.

Inoltre, nel campione analizzato, le donne che sono entrate in menopausa prima dei 45 anni avevano anche 1,3 volte più probabilità di sviluppare demenza prima dei 65 anni di età. Il processo però non vale al contrario: le donne che sono entrate in menopausa più tardi, all’età di 52 anni o più, hanno mostrato un rischio di demenza simile alle donne che sono entrate in menopausa in età media.

La terapia ormonale sostitutiva

Il rischio di demenza può essere prevenuto, dunque, e anche le donne che entrano in menopausa precocemente possono ridurne il rischio. Come? Un primo consiglio è fare esercizio fisico quotidianamente; inoltre, sarebbe utile prendere parte ad attività di tipo educativo e ricreativo; importantissimo, non solo per evitare il rischio di demenza, è non fumare e non bere alcolici; ma ancora, cercare di mantenere un peso ideale ma soprattutto sano. A livello vitaminico, gioca un ruolo di grande importanza l’assunzione della vitamina D e di integratori di calcio.

In aggiunta, la stessa menopausa può essere ritardata, e non poche ricerche e studi sono stati condotti sul ruolo della terapia ormonale sostitutiva (TOS), anche nei confronti del rischio di sviluppare demenza. In poche parole, la terapia ormonale sostitutiva è un approccio farmacologico che aiuta ad allievare le noie menopausali, come le vampate, la secchezza vaginale e così via.

Rispetto alle donne in cui la menopausa incorre all’età di 50-51 anni – conclude Hao – le donne in cui questo avviene prima dei 45 e che non utilizzano terapia ormonale sostitutiva hanno un rischio maggiore di demenza (di ogni tipo e causa) di quelle che invece assumono una terapia ormonale sostitutiva.

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