Gli psichedelici e i disturbi mentali

I disturbi mentali sono uno dei più grandi problemi del XXI secolo. La medicina è in fase di stasi ormai da anni nella produzione di una soluzione al male che affligge la nostra società: la depressione.

Depressione e disturbi mentali

Secondo recenti studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si stima che nel mondo siano più di 264 milioni le persone a soffrire di depressione, un terzo delle quali non risponde agli antidepressivi. La stima sale a circa un miliardo se si parla di persone che soffrono di malattie mentali o che hanno un disturbo di dipendenza da sostanze.

Nonostante le prescrizioni di medicinali per trattare i disturbi mentali continuino ad aumentare, non si osserva una riduzione di questi, anzi i numeri continuano a crescere.

Nel 2019 è stato inaugurato il primo centro per la ricerca psichedelica all’Imperial College di Londra, il primo del suo genere, siamo forse davanti a una svolta?

La ricerca psichedelica

Risalgono al 1962 le prime ricerche sugli psichedelici utilizzati in campo medico. Venivano utilizzati per curare alcolismo e altre forme di dipendenza, ma anche per alleviare ansia e depressione, per migliorare la socialità delle persone affette da autismo e per migliorare l’umore dei malati terminali. Risale proprio al 1962 l’Harvard Psilocybin Project avviato dal medico Timothy Leary.

Leary fu il più famoso ambasciatore della cultura psichedelica, cercò, attraverso la sperimentazione, di modificare l’atteggiamento antisociale dei criminali e di curare l’ansia e la depressione attraverso le esperienze trascendentali degli allucinogeni.

Con l’arrivo però della controcultura giovanile degli hippie, anche conosciuti come “figli dei fiori”, negli anni ’60, l’utilizzo di psichedelici si radicò nei riti e l’utilizzo divenne la normalità. Per questa ragione, le parti più conservatrici della società americana iniziarono a eseguire pressioni. Fino a quando nel 1970 il presidente dell’epoca, Richard Nixon, ne vietò definitivamente l’utilizzo. Fino ad allora, erano state sostanze diffuse legalmente in quanto presenti in natura.

Nixon le inserì nella categoria più restrittiva delle sostanze proibite dalla legislazione americana. Vennero considerate alla stregua dell’eroina, impedendone anche l’utilizzo per scopi medici e facendo cessare di conseguenza tutti gli studi e le ricerche che li riguardavano. Questo avvenne anche in Occidente decidendo di uniformarsi alla decisione americana.

Terapia rivoluzionaria

Sono dovuti passare ventidue anni da quella decisione, il mondo nel frattempo è cambiato, la società è cambiata. Grazie agli sviluppi che sono avvenuti nel campo dell’imaging cerebrale è stato possibile studiare l’attività del cervello in tempo reale. Questo studio ha permesso di indagare gli effetti delle sostanze psichedeliche sia negli animali che negli esseri umani.

Nel 1992 l’FDA (Food and Drug Administration) ha organizzato uno storico incontro sugli allucinogeni. Grazie a questo incontro è stato possibile riaprire le porte delle ricerche scientifiche in campo medico sulle sostanze psichedeliche, seppur dovendo seguire dei rigidi protocolli.

Bisognerà aspettare fino al 2018 per ottenere la concessione da parte dell’FDA della psilocibina come Breakthrough Therapy (terapia rivoluzionaria). La concessione ha permesso di accelerare le ricerche per scoprirne le potenzialità nel trattamento di disturbi del comportamento. Fino a quel momento, le terapie destinate ai disturbi mentali avevano avuto un periodo di stasi durato decenni.

Si parla di disturbi del comportamento molto gravi, che gli antidepressivi attualmente in commercio non possono curare ma solo alleviare. Nella maggior parte dei casi, i medicinali somministrati annullano la personalità del paziente dando una sorta di beneficio apparente.

Psicoterapia psichedelica

Le ricerche al giorno d’oggi si concentrano sulla sindrome da stress post traumatico, la depressione, il disturbo ossessivo compulsivo e le dipendenze, alcuni pensano che la psicoterapia psichedelica possa essere efficace anche per la schizofrenia. Negli ultimi anni sono stati soggette a studi sostanze come la psilocibina, l’Mdma e l’Lsd, mostrando le proprietà terapeutiche da poter utilizzare in campo psichiatrico.

La ketamina, per esempio, è un sedativo con effetti allucinogeni che è stato approvato per uso medico. Viene utilizzato per l’induzione e il mantenimento dell’anestesia sia in ambito veterinario che pediatrico e traumatologico. Negli ultimi anni ha guadagnato molti consensi per la terapia della depressione nei casi in cui il soggetto resiste ai farmaci. Per questo scopo infatti è stato sviluppato un suo derivato: l’esketamina, sul quale sono già stati effettuati più di cinquanta trial clinici.

Tra le sostanze più studiate troviamo anche l’Mdma, sulla quale sono stati effettuati una ventina di trial clinici. Viene studiata come terapia nei casi di disturbo da stress post traumatico, l’ansia sociale nelle persone affette da autismo, l’abuso di alcol e l’ansia.

L’Lsd invece è ancora poco studiato in questo frangente, in quanto si tratta di una sostanza allucinogena molto potente. Si ritiene tuttavia che possa essere efficace per trattare le emicranie e i disturbi dell’umore.

Psilocibina

Ugualmente la psilocibina si ritiene possa essere usata come terapia per la depressione nei casi più gravi, nell’abuso di sostanze e per alleviare l’ansia nei pazienti terminali. Da ottobre dell’anno scorso, per la prima volta, sono stati stanziati dei fondi da parte del National Institute of Health per indagare l’efficacia della psilocibina contro la dipendenza dal fumo di sigaretta. I protocolli sono ancora molto rigidi e sono previste pochissime sessioni in cui viene utilizzata la sostanza sotto la supervisione da parte dei psicoterapeuti. La maggior parte delle sedute infatti si concentra nella parte che precede l’assunzione e ai possibili scenari che il paziente potrebbe incontrare.

Alla Johns Hopkins University of Medicine di Baltimora, a settembre del 2019, è stato aperto il Center for Psychedelic and Consciousness Research. Albert Garcia Romeu, docente nel centro afferma:

Ad oggi, le droghe psichedeliche classiche come psilocibina ed LSD sono state per lo più studiate per il trattamento delle problematiche dell’umore come la depressione, il senso di angoscia legato a malattie gravi e l’abuso di sostanze. In ognuna di queste aree abbiamo subito osservato risultati molto promettenti in alcuni test che in questo momento vengono eseguiti su più ampia scala, alla Johns Hopkins e nel mondo.

Un altro progetto della University of San Francisco sta invece sperimentando l’uso della psilocibina per trattare il senso di ansia e angoscia presente nei pazienti affetti da AIDS. Mentre la Johns Hopkins sta studiando una terapia a base di MDMA per curare l’anoressia e il disturbo da stress post traumatico.

Problematiche

Negli ultimi anni si è sviluppato molto interesse attorno al mondo che riguarda la psichiatria psichedelica. Tuttavia è come se mancasse l’interesse economico nel suo sviluppo. Esistono infatti delle problematiche oggettive come per esempio l’impossibilità di effettuare degli studi randomizzati.

Questo a causa dell’impossibilità di nascondere ai pazienti di aver assunto una sostanza come l’Lsd. Da non sottovalutare ci sono anche le critiche a queste pratiche. Alcuni pensano che si vada a incorrere nel rischio di abusare di queste sostanze. Le ricerche però dimostrano che nel caso della psilocibina i benefici terapeutici sono rapidi, non creano dipendenza e soprattutto non hanno effetti collaterali.

Sono principalmente sostanze che non possiedono un brevetto, perciò senza i finanziamenti delle case farmaceutiche è difficile effettuare i trial clinici necessari per essere accettate come terapie dalle agenzie che ne regolano le dinamiche.

Nel caso della ketamina, per esempio l’approvazione è arrivata solo quando la Jansen Pharmaceuticals ha finanziato le ricerche necessarie e in seguito brevettato il suo derivato: l’esketamina.

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