Otto Rahn: fra i catari, i nazisti e il Graal

La storia di Otto Rahn è quantomeno peculiare, tanto da aver influenzato il capolavoro di George Lucas Indiana Jones. La sua vita, indissolubilmente legata alla storia dei catari e del Graal, prese luogo fra un immaginario mitico di cavalieri, crociate, medioevo, esoterismo, viaggi e avventure, e i rapporti con i nazisti.

Fu proprio il regime nazista a finanziare molti dei suoi viaggi alla ricerca di oggetti mitici (come il sacro Graal), lui mosso dall’amore per la storia e il fascino per l’esoterismo, gli altri dalla ricerca un pretesto per legittimare il proprio dominio in Europa. Dopo aver passato la vita a indagare su misteri a metà fra la storia e il mito, anche la sua vita, ironicamente, si concluse nel mistero.

La religione catara e il sacro Graal

Quella Catara fu un’eresia cristiana che ebbe ampio successo in Europa fra il X e il XIV secolo dalla Francia (in particolare Linguadoca e Occitania) all’Impero bizantino, passando per Italia, Bosnia, Bulgaria. Il termine “cataro” deriva dal greco καθαρός ovvero “puro”; un’etimologia alternativa fu proposta dal teologo cristiano Alano di Lilla, che accusò i catari di adorare il gatto in quanto incarnazione di Lucifero e di sodomia, sosteneva perciò che il termine derivasse dal greco katha “spurgare” o dal latino cathus “gatto”.

La religione catara fu influenzata dalle dottrine manichee, pauliciane e bogomile, essa si basava su un forte dualismo oppositivo fra Dio Re d’amore e il re del male (o Rex mundi) Lucifero, inteso come una sorta di anti-Dio: di conseguenza si avevano un insieme di coppie oppositive fra cui Spirito e Materia, Luce e Tenebra, Bene e Male.

Coerentemente con la credenza che la materia fosse il Male, rifiutavano il battesimo in acqua, l’eucarestia e ogni sorta di rapporto carnale e i loro derivati, ovvero tutti quei cibi che vengono generati da un atto sessuale (carne di animali a sangue caldo, uova, latte e altri prodotti affini). Fra le altre credenze invise ai cattolici, i catari aderivano al docetismo (dal verbo greco δοκέω, ovvero “sembrare”) ossia la dottrina secondo la quale si negava “la realtà ‘carnale’ del corpo umano di Cristo” e si metteva in discussione “la sua concezione e nascita umana, la realtà piena delle sue sofferenze e della sua morte” (Treccani).

La crociata albigese e l’assedio di Montségur

Nel 1209 papa Innocenzo III bandì una crociata, passata alla storia come crociata albigese (da Albi, città francese legata ai catari), contro l’eresia catara che si concluse nel 1229. Della crociata abbiamo vari resoconti, fra cui una chanson de geste in lingua occitana la Chanson de la Croisade albigeoise.

Corsero nella città [le armate dei cattolici], agitando spade affilate, e fu allora che cominciarono il massacro e lo spaventoso macello. Uomini e donne, baroni, dame, bimbi in fasce vennero tutti spogliati e depredati e passati a fil di spada. Il terreno era coperto di sangue, cervella, frammenti di carne, tronchi senza arti, braccia e gambe mozzate, corpi squartati o sfondati, fegati e cuori tagliati a pezzi o spiaccicati. Era come se fossero piovuti dal cielo. Il sangue scorreva dappertutto per le strade, nei campi, sulla riva del fiume.

Al termine della lunga crociata, ai catari non rimanevano che due fortezze, Montségur e Queribus, dove si ritirarono. A Montsegur si radunarono i “faydits”, ovvero i cavalieri occitani che avevano combattuto dalla parte degli albigesi durante la crociata. Questi ultimi condussero varie azioni di guerriglia nel corso degli anni, in risposta alla recente crociata e all’inquisizione cattolica, compresa l’uccisione di due inquisitori domenicani ad Avignonnet. Questo fatto portò le forze crociate a mettere sotto assedio Montségur nel 1243. Nigel Pennick scrisse a tal proposito:

Nel 1244 i Catari, eretici, sostennero l’ultima eroica resistenza contro la crociata Cattolica, la quale si concluse con la loro completa distruzione. Qui, la tradizione afferma che la notte prima dell’assalto finale, tre Catari portarono le sacre reliquie oltre le mura. Portarono via le magiche reliquie del Re dei Merovingi, Dagoberto II e una coppa che si ritiene fosse il Santo Graal.

Perduto il castello nel 1244, 222 catari si rifiutarono di abiurare e perciò il 16 marzo vennero arsi ai piedi della rocca su un prato che passerà alla storia come Prat dels cremats, il “prato dei bruciati”.

Alla ricerca del Graal

Fotografia di Otto Rahn

Nato a Michelstadt il 18 febbraio del 1904, fin da giovanissimo è affascinato dal mondo dei cavalieri medievali. Passa l’infanzia e la gioventù sui libri, legge i trovatori francesi, il ciclo arturiano e quello dei nibelunghi, si appassiona alla storia di Parsifal e del sacro Graal, e studia l’Occitania. All’inizio degli anni Venti si iscrisse al corso di storia dell’Università di Giessen, dove ebbe modo di conoscere il professore Baron van Gall. Quest’ultimo lo influenzò molto, avviandolo allo studio dei catari e delle leggende ruotanti attorno la loro sanguinosa repressione, in particolare il massacro di Montségur.

Per carenza di mezzi economici dovette abbandonare l’università. Allora Rahn, guidato dalla convinzione che ci fosse un forte legame fra il Parsifal di Wolfram von Eschenbach e la storia dei catari, intraprese allora una serie di viaggi che lo portarono nel 1931 sui Pirenei. Qui conobbe lo storico francese Antonin Gadal, appassionato di occulto e grande studioso della religione catara, e Myrianne de Pujol-Murat che finanziò le sue ricerche. Nel 1933, dopo aver esplorato a lungo la regione pirenaica, pubblicò Kreuzzug gegen den Gral ovvero La Crociata contro il Graal, in cui sosteneva che ci fossero forti correlazioni fra il Graal, i catari e la fortezza di Montsegur.

I rapporti col regime nazista

Negli anni Trenta Rahn, che fu notato da Heinrich Himmler, stretto collaboratore di Hitler, il quale stava creando un’agenzia specializzata nella ricerca sull’occulto nota come Ahnenerbe, condusse una serie di esplorazioni e ricerche per conto dei nazisti. In questo periodo egli fu prima sottoufficiale delle SS per poi essere promosso al grado di Unterscharführer.

Per conto di Himmler girò tutti i luoghi legati all’occulto del vecchio continente, spingendosi fino alle grotte islandesi, in cui ricercò senza esito tracce dei culti legati a Odino e Thor. Ciò che apprese durante le spedizioni venne poi condensato nel libro Luzifers Hofgesind, eine Reise zu den guten Geistern Europas in italiano Alla Corte di Lucifero. I Catari guardiani del Graal.

Ma i rapporti fra Rahn e il Reich, forse proprio a causa del fallimento delle spedizioni, iniziavano a scricchiolare. D’altronde quella di Rahn già in principio non era stata un’adesione convinta all’ideologia nazista, per varie ragioni fra cui la sua omosessualità, amicizie fra gli oppositori al regime nazista e l’avversione per l’antisemitismo. Come lui stesso ebbe a dire Un uomo deve mangiare. Cosa avrei dovuto fare? Buttare giù Himmler?.

Dachau e la morte

Fu così che nel 1937 venne mandato a Dachau come guardia. Nel 1939 rassegnò le dimissioni e l’11 aprile dello stesso anno venne trovato morto assiderato vicino a Söll nel Tirolo, secondo i rapporti la morte risalirebbe alla notte tra il 13 e il 14 marzo. Sulla sua morte aleggia il mistero. Secondo alcuni fu un semplice suicidio dovuto alla miseria o all’alcolismo, per altri fu obbligato a suicidarsi dalla Gestapo o direttamente ucciso dalla stessa. Per altri ancora si suicidò tramite endura o suicidio cataro, di cui lui stesso parla in Crociata contro il Graal.

La loro dottrina permetteva, come quella dei Druidi, il suicidio; tuttavia esso esigeva che si mettesse fine alla propria vita non per stanchezza di vivere, per paura o per dolore, ma in uno stato di perfetto distacco dalla materia. Questo tipo di Endura era permesso quando veniva effettuato in una visione momentanea e mistica della Bellezza e della Bontà divina […] l’ultimo atto dell’annientamento della carne richiede eroismo.

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