De Sade: l’apostolo del male

Spesso l’ho trovato camminare da solo, con passo lento e pesante, vestito con negligenza. Non l’ho mai sorpreso a parlare con qualcuno. Mentre gli passavo davanti lo salutavo e lui rispondeva al mio saluto con quella gelida cortesia che fa scartare ogni idea di iniziare una conversazione. […] L’unico effetto che ha avuto su di me è stato quello di un vecchio signore altezzoso e taciturno.

Quella soprastante è una citazione del 1814, di uno studente di medicina, membro dello staff del manicomio di Charenton, Francia. E di chi stava parlando? Questa descrizione fa riferimento al noto Marchese De Sade, paziente ai quei tempi del manicomio francese.

De Sade era un aristocratico francese che si dilettava come scrittore, come poeta, drammaturgo e saggista. Ha lasciato in eredità al mondo numerose opere letterarie, fra cui la sua biografia: la particolarità è che, in ogni suo scritto, presenta temi di violenza e sessualità deviata, tanto da essere oggi famoso proprio per aver scandalizzato l’Europa del XVIII e XIX secolo, dove tra l’altro era da chiunque conosciuto proprio per le sue azioni sadiche. Non deve dunque stupire che propriamente da questo personaggio derivi il termine sadismo, ovverosia il provare piacere nel causare o vedere dolore e sofferenza.

Chi era il Marchese de Sade?

Donatien-Alphonse-François de Sade, comunemente conosciuto come il Marchese de Sade, nacque il 2 giugno dell’anno 1740 e si spense all’età di 74 anni, esattamente il secondo giorno di dicembre del 1814.

De Sade trascorse la sua prima infanzia nell’Hôtel de Condé di Parigi; dopodiché, poiché suo padre era un diplomatico al servizio del principe elettore di Colonia e per questo era sempre in viaggio e, siccome la moglie decise di accompagnare il marito, ecco che il piccolo De Sade all’età di soli quattro anni venne affidato prima alla nonna paterna e poi allo zio, Jacque François Paul Alphonse de Sade, abate di Saint-Léger d’Ebreuil e noto letterato libertino.

Il piccolo marchese rimasse con lo zio fino all’età di dieci anni, quando fu poi mandato a studiare a Parigi, presso il prestigioso liceo Louis-le-Grand, dove si appassionò di filosofia, letteratura e teatro. Raggiunti i sedici anni, dopo essere entrato nell’Accademia militare, De Sade ottenne il grado di sottotenente del Reggimento di cavalleria leggera della guardia del re e prestò servizio durante la Guerra dei sette anni.

Fu proprio in questi anni che De Sade iniziò a condurre una vita fuori dagli schemi e dissoluta, dove la ricerca di strane e sempre nuove fantasie da appagare era all’ordine del giorno. Sorprendentemente, furono anche gli anni durante i quali il marchese frequentò e si innamorò di Laure Victoire Adeline de Lauris, una giovane donna della nobiltà locale. Nonostante la relazione, lo scrittore non smise di frequentare le case di piacere, tanto che arrivò a guadagnarsi la nomina di aristocratico scapestrato.

Il padre del marchese De Sade, al fine di salvare la reputazione del figlio, decise di organizzare un matrimonio combinato e fece sposare il figlio con Renée Pelagie Cordier de Launay de Montreuil, figlia di un ricco magistrato della nobiltà francese. Il matrimonio ebbe luogo nella chiesa di SaintRoch di Parigi nel maggio del 1763. In seguito, i novelli sposi si stabilirono all’interno delle mura del castello normanno di Échauffour.

La prima denuncia

Dopo meno di un anno sorsero già la prima problematiche della coppia. Nel mese di ottobre dello stesso anno, il marchese si diresse verso la città di Parigi al fine di “trascorrere qualche giorno all’insegna dei piaceri”. A Parigi, infatti, assoldò delle prostitute e fu proprio una di queste, di nome Jeanne Testard, la prima a denunciare le perversioni del marchese.

De Sade fu di conseguenza arrestato e incarcerato; sarà solo grazie all’intervento dei suoceri, i quali si rivolsero al re, che verrà rilasciato dalla prigione. L’aiuto dei suoceri non fu però disinteressato e gratuito: in cambio della scarcerazione, il genero era obbligato a stare solo e solamente presso il castello di  Échauffour, salvo autorizzazione della corte.

Autorizzazione della corte che non tardò ad arrivare, tanto che già nel mese di aprile dell’anno seguente, il 1764, ottenne il permesso per soggiornare nella capitale francese, dove divenne l’amante di una attrice di teatro, mademoiselle Colette. La suocera scoprì della relazione segreta, lo costrinse a mettervi fine e a tornare al castello con la figlia. Nonostante la vicenda con Colette, De Sade riuscì a non far parlare troppo di sé e ottenne la revocazione del confinamento da parte del re Ligi XV. Il marchese ricominciò così a frequentare le case di piacere in cerca di soddisfacimento per le sue fantasie.

Ma quali fantasie?

Al marchese De Sade piaceva giocare con il dolore, non solo fisico, ma anche emotivo. In effetti, ciò che egli faceva era soprattutto frustare e umiliare le sue amanti tanto che il suo nome arrivò addirittura a far sì che il re di Francia Luigi XV chiedesse all’ispettore Marais di documentare le abitudini sessuali della corte.

Ma ciò che lo trasformò in una leggenda nera del secolo XVIII accadde nel 1768: era il 3 aprile e si trovava a Parigi, esattamente a Place des Victoires, dove incontrò una mendicante dal nome Rose Keller. Da ciò che è stato testimoniato dalla donna, il marchese, per attirare a sé Rose, le propose un lavoro da governante, ma la ingannò e la portò in realtà nel suo alloggio a Arcueil e la rinchiuse in uno sgabuzzino. Qui, la mendicante fu costretta a spogliarsi e fu sottoposta a dei giochi erotici, i quali comprendevano la fustigazione e il versamento di cera ardente sulle ferite.

Un secondo scandalo, denominato affaire di Marsiglia, che lo rese conosciuto in tutto il continente europeo, accadde nell’anno 1772. Il marchese coinvolse tre giovani prostitute, era il 25 giugno, e propose loro di assumere delle sostanze che egli definì “confetti afrodisiaci“; appagò poi le sue fantasie sessuali in una sadica orgia. Sulla strada del ritorno, le ventenni ravvisarono diversi tipi di malessere, tra cui il vomito, cosicché una delle tre ragazze, Marguerite Coste, denunciò l’accaduto alla polizia. A quanto riportano i rapporti dell’epoca, De Sade cercò di avvelenare le giovani con la cantaridina, una sostanza considerata afrodisiaca o velenosa.

La fine

In conclusione, il marchese trascorse un lungo periodo di reclusione e isolamento nel castello di Vincennes, dove il suo unico contatto umano fu con la guardia che gli portava il cibo. Passava il tempo leggendo o scrivendo libri, ritenuti, dall’opinione pubblica, un compendio di oscenità.

Alla fine degli anni Novanta del Settecento, De Sade pubblicò uno dei suoi manoscritti, dal titolo Justine, definito da Napoleone Bonaparte “il libro più abominevole mai generato dall’immaginazione più depravata”. Nel libro, il marchese tratta la storia di una adolescente orfana e di religione cristiana, la quale rimane coinvolta in diversi tipi di stupri, orge e giochi perversi.

Non solo nella vita quotidiana, dunque, ma anche nei suoi manoscritti, il marchese De Sade non hai smesso di essere sadico. Ma non solo. Il marchese mantenne il “sadismo” fino alla morte, tant’è vero che nel suo testamento chiese che il suo cadavere fosse denudato e sepolto in un luogo sconosciuto. Il figlio non rispettò le ultime volontà del padre; tuttavia, quattro anni dopo la sua morte, dunque nel 1818, lo staff del manicomio esumò il suo cadavere per donarne il cranio alla ricerca. Il corpo fu poi seppellito nuovamente, ma la tomba andò perduta. Sarà uno scherzo del destino, ma certamente le ultime volontà di De Sade furono rispettate: ad oggi nessuno sa dove sia seppellito il corpo del marchese.

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