“Ennio”: non bastano le parole

Capita, talvolta, che nell’oscurità soffusa di una comune sala cinematografica il tempo rallenti il suo fluire, e che, dopo circa 150 minuti di proiezione, la sospensione ritmica che separa ogni attimo dal successivo si riempia d’un agrodolce senso d’attesa spettatoriale. Un sentimento lontano dalla giocosità emotivamente “ricattatoria” delle famigerate scene post-credit marvelliane; un sentimento che, piuttosto, si avvicina alla tristezza di un inaspettato abbandono, e trova adeguata espressione solo nell’ingenuità di speranze assurde e infantili: che lo spettacolo possa protrarsi, che i titoli di coda siano una innocua e fanciullesca facezia e che, di lì a qualche momento, la sinfonia audiovisiva possa riprendere là dove una sconsiderata mano invisibile è intervenuta per arrestarla.

Qualcuno si sporge in avanti appoggiandosi alla poltrona antistante, qualcuno si asciuga gli occhi lucidi, qualcun altro resta immobile, quasi paralizzato. Nessuno distoglie però lo sguardo dallo schermo luminoso che nel corso delle ultime due ore e mezza ha generosamente dispensato il genio del maestro Ennio Morricone.

Per Ennio

Chi è stato Ennio Morricone? Un compositore, un artista, un poeta? Un aedo, un innovatore, un genio? Ma soprattutto, cosa ha significato Ennio Morricone per il mondo del cinema e della composizione musicale? Giuseppe Tornatore prova a rispondere a questa domanda con Ennio, il film documentario presentato nel settembre 2021 al Festival del cinema di Venezia e in arrivo nelle nostre sale dal 17 febbraio. Un omaggio, una missiva carica d’amore, il disperato tentativo di un amico e collaboratore di suggerire l’umile immensità di un vero gigante del panorama culturale del nostro bel paese.

L’autore di Nuovo Cinema Paradiso ripercorre la vita del Maestro, riscoprendo gli albori del suo destino, attraversando gli anni della formazione, le sue aspirazioni giovanili rivolte alla medicina e il rapporto con il padre che lo volle musicista. Tornatore sfrutta a pieno il materiale d’archivio a sua disposizione, in un commovente montaggio volto a ricostruire le tappe di una carriera disvelatasi poco alla volta. Le voci e i volti di superstar del cinema e della musica si rincorrono per tentare di raccontare una vita di note, sinfonie e sperimentazioni melodiche. Una vita che ne ha toccate molte altre, lasciandovi un marchio indelebile e inconfondibile.

 

Una grandezza insondabile

Quella di Ennio Morricone è stata una grandezza insondabile e difficilmente descrivibile, testimoniata però dalla voce di chi ancora oggi non può fare a meno di ricordarne il nome. Gianni Morandi, Bruce Springsteen, Zucchero, Hans Zimmer; Clint Eastwood, Quentin Tarantino, Dario Argento, Bernardo Bertolucci; e ancora Carlo Verdone, Marco Bellocchio, Quincy Jones. Solo alcuni dei volti che Giuseppe Tornatore attinge da una colorata tavolozza tesa a disegnare il ritratto di un uomo indefinibile, la cui maestria ha plasmato le fortune di molti.

Dagli arrangiamenti di In ginocchio da te e Se telefonando, alle collaborazioni con Pasolini, passando per l’iconicità delle composizioni per gli spaghetti western di Sergio Leone, le colonne sonore di Mission, Gli Intoccabili, i tocchi di genialità donati allo stesso Tornatore e l’inquietudine musicale da Oscar del tarantiniano The Hateful Eight. Nomi e titoli che fungono da semplici suggestioni all’interno di una sconfinata produzione musicale che conta più di 500 composizioni.

Sinfonie d’ispirazione divina, squarci di luce capaci di illuminare anche i momenti più bui e rispondere alle accuse, rivoltegli dai puristi, d’essersi venduto al cinema e non realizzare vera arte, lui che dell’arte è stato probabilmente una delle massime espressioni a cavallo del millennio.

 

Grazie Giuseppe, grazie Ennio…

Ennio è forse qualcosa in più d’un semplice film documentario. È un flusso poetico di musiche e d’immagini in grado di toccare le corde più intime e profonde della nostra anima; è una dolce concessione a chiudere i nostri occhi e tornare agli attimi in cui, ascoltando per la prima volta un fischio, lo stridore di un’armonica o un flauto di panna, abbiamo compreso l’esistenza di una bellezza inafferrabile, eterea e rassicurante.

E se tentare di approcciarsi a qualcosa che assomigli a un racconto dell’opera di Tornatore è già un’impresa assai ardua, anche solo pensare che delle parole possano avvicinarsi a descrivere l’Ennio uomo e la magia di quanto ha creato sarebbe ben più presuntuoso. Chiunque ne scriva non potrà mai dirvi con precisione chi sia stato Ennio Morricone e paleserebbe la propria inadeguatezza anche solo sforzandosi di sfiorare l’imponderabile. Ma chiunque ne scriva potrebbe raccontarvi di quando capita, talvolta, che nell’oscurità soffusa di una comune sala cinematografica i brividi prendano possesso del corpo e a una prima lacrima ne segua un’altra e poi un’altra ancora, mentre il tintinnare di un carillon ricorda che ti trovi esattamente dove vorresti essere: a casa.

 

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