E se l’home working fosse il primo segnale di un mondo più a misura di Millennials?

Smart worker-Gen

Smart working, home working, telelavoro. Sono termini che abbiamo sentito utilizzare in lungo in largo e che, da qualche tempo a questa parte, sono prepotentemente entrati nel nostro vocabolario di uso quotidiano. Mentre le più importanti aziende, a livello mondiale, cercano di capire se continuare ad adottare o meno questi modi di lavorare anche dopo che la pandemia sarà del tutto passata, a noi Millennials, che cominciamo ad affacciarci proprio adesso nel mondo del lavoro, viene da chiederci: e se questo fosse un evidentissimo sintomo di un mondo che sarà a misura della prima generazione di nativi digitali della storia?

A ognuno la giusta definizione!

In cosa sono diversi i termini sopra riportati? Vediamoli uno per uno. Lo smart working è una forma di lavoro che prevede la possibilità di connettersi e disconnettersi in modo del tutto flessibile, sulla base dei propri impegni personali e del modo in cui si gestiscono le task lavorative a livello di tempo impiegato. È sicuramente il futuro, il modello che maggiormente si avvicina al divenire che ci aspetta, in cui lavoro e vita privata saranno interscambiabili.

L’home working, banalmente, è il “lavoro da casa”. È la formula che maggiormente, forse, stiamo usando proprio in questo periodo: basta avere una connessione VPN al nostro computer – che si trova fisicamente in ufficio – e, in men che non si dica, il gioco è fatto! Si basa, infatti, sulla possibilità di lavorare da remoto mantenendo, però, le regole che avremmo dovuto rispettare anche in ufficio, prima tra tutte il connettersi e il disconnettersi in orari precisi e prestabiliti. Rispetto allo smart working, quindi, viene meno quella flessibilità che invece, in futuro, sarà alla base del nostro quotidiano.

Infine, il telelavoro: questo modello, nato verso la fine degli anni Settanta, è quello che piano, piano ci stiamo apprestando ad abbandonare. Possiamo definirlo decisamente “rigido”, completamente calato nelle logiche con cui il lavoro, prima degli anni 2000, era concepito e messo in atto. Tra le ipotesi appena elencate, qual è quella “a prova di Millennials”? Lo smart working, ovviamente!

Breve storia (a volte un po’ triste) dello smart working

Come nelle più classiche fiabe, dobbiamo dire che, fino a un paio di anni fa, lo smart working non era visto di buon occhio dalla maggior parte dei datori di lavoro. Perché? Per colpa di un meccanismo che porta a ritenere una risorsa tanto produttiva quante sono le ore che passa di fronte allo schermo del computer (soprattutto se il capo può vederlo con i propri occhi). Vi sembra una cosa pazzesca? Beh, è proprio così!

Con l’arrivo della pandemia, però, le aziende si sono presto rese conto che questo metodo, così inviso a tutti quelli che sono affezionati alle vecchie prospettive, era l’unico che avrebbe permesso di continuare nelle attività che, diversamente, l’arrivo del Covid-19 avrebbe dapprima bloccato e poco dopo, quasi sicuramente, cancellato completamente. A marzo del 2020, quindi, lo sdoganamento dello smart working è diventato una realtà che molti lavoratori, ancora oggi, sperimentano nel loro quotidiano. Ma perché continuo a definirlo un metodo di lavoro a prova di Millennials?

Digital nomads

Perché, in quanto prima generazione di nativi digitali, abituati a grandi sconvolgimenti e quindi poco radicati, lo smart working ci consentirà di mettere in pratica quello in cui siamo più bravi: andare a caccia di esperienze. A chi non piacerebbe, avendo la possibilità di lavorare in questo modo, trascorrere l’inverno in un paese tropicale e l’estate, magari, a godersi la brezza della montagna e la bellezza dei suoi boschi? Sarebbe un sogno che si realizza! Dobbiamo fare presente, però, che non possiamo ancora considerare lo smart working una realtà del tutto attuata, soprattutto per quanto riguarda la messa in pratica delle sue reali potenzialità. La vita da digital nomads, tuttavia, potrebbe essere un qualcosa che ricorrerà spesso nelle nostre conversazioni da qui ai prossimi dieci anni.

Girare il mondo, pur continuando a fare quello che si ama, potrebbe essere davvero un risvolto pazzesco in un futuro che, come sappiamo, vedrà questa generazione, la nostra, essere sempre più protagonista e al centro delle grandi trasformazioni che verranno. Nel mondo ideale dei Millennials, dunque, potersi spostare agilmente, avendo sempre una connessione Wi-fi a portata di mano, sarà un elemento fondamentale e imprescindibile, a cui molto difficilmente potremo e riusciremo a rinunciare (salvo casi eccezionali, come il periodo che stiamo vivendo da due anni a questa parte).

Tornando con i piedi per terra…

Ad oggi, comunque, i benefici dell’home/smart working, sono davvero molteplici. Questo metodo di lavoro ha consentito a moltissime persone, sia durante che dopo la pandemia, di riuscire a raggiungere un equilibrio più sano tra la vita privata e quella lavorativa. Questa affermazione, che potrebbe apparire come scontata e banale, non lo è affatto: nel pre-pandemia, infatti, i ritmi di lavoro, ugualmente molto serrati, portavano a una maggiore dispersione del tempo che, invece, molte persone adesso riescono a dedicare alla propria famiglia o, perché no, alle attività che portano avanti durante il tempo libero.

La possibilità di poter stare accanto ai propri figli durante le attività pomeridiane, così come la possibilità di potersi muovere liberamente all’interno del proprio spazio domestico, hanno portato a un’importante riduzione dello stress nell’organizzare la “giornata tipo” che, diversamente, sarebbe stata fatta di incastri e di corse all’ultimo secondo per far quadrare tutto il da farsi.

Perché, quindi, lo smart working, oltre a essere a prova di Millennials, deve avere un ruolo di grande rilievo all’interno della società dinamica che stiamo costruendo? Perché, nella nostra società occidentale, il regalo più grande che ci può essere fatto è proprio avere del tempo a disposizione. Avere tempo, avere un equilibrio soddisfacente tra la propria vita privata e il lavoro, rende le persone più felici. Cosa c’è di più bello di una società fatta di persone felici, che amano quello che fanno e che sono soddisfatte della vita che riescono a condurre? Nell’attesa che lo smart working cominci a essere utilizzato sfruttando tutto il potenziale che ancora cela, non resta che lanciare un appello: smart-worker di tutto il mondo, unitevi e cercate la vostra felicità!

 

 

 

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