Santa Sofia

Santa Sofia di Istanbul e i mosaici di età post-iconoclasta

Nei primi due articoli su Santa Sofia abbiamo parlato delle diverse edificazioni e dello spazio architettonico voluto dall’imperatore Giustiniano, e del ruolo che la luce ha avuto all’interno della basilica e della decorazione musiva.

Quest’ultima, al tempo dell’edificazione terminata nel 537 d.C., consisteva solamente in tantissime tessere dorate poste una accanto all’altra ed era completamente aniconica, ossia priva di immagini. Questa particolare scelta risulta insolita per l’epoca in cui è stata realizzata Santa Sofia e la sua decorazione musiva; ma meno di due secoli dopo, negli anni che vanno dal 726 all’843, l’impero bizantino affrontò un momento particolare, caratterizzato da quella lotta alle immagini che ha portato la distruzione e la modifica di diverse opere d’arte poste all’interno delle chiese: l’iconoclastia.

Cos’è l’iconoclastia?

Tra l’VIII e il IX secolo, Costantinopoli e le altre città dell’impero bizantino si trovano ad affrontare questo tipo di ribellione: gli iconoclasti credevano che non si potessero venerare le immagini di Cristo, della Vergine e di tutte le altre figure sacre dal momento che, essendo divinità, non potevano avere una forma umana. Questa convizione andava quindi a negare uno dei dogmi fondamentali della religione cristiana: la duplice natura di Cristo, quella divina e quella umana.

A favore dell’iconoclastia erano i senatori, i militari e l’imperatore; erano contrari invece i monaci, le donne e il clero d’occidente, tra cui il Papa. La fase iconoclasta dell’impero bizantino termina per sempre nell’870 con il Concilio di Costatinopoli, grazie all’imperatore Basilio I.

I mosaici di Santa Sofia

I mosaici del IX e X secolo della chiesa di Santa Sofia costituiscono la testimonianza più antica delle opere d’arte realizzate a Costantinopoli dopo la fine dell’iconosclastia.

La decorazione del catino absidale

Non siamo a conoscenza di quale fosse la decorazione del catino absidale realizzata all’epoca di Giustiniano, ma osservando le grandi finestre che circondano questa determinata zona, possiamo pensare che non si trattasse di una realizzazione di grande respiro; infatti l’attuale theotókos sembra essere stata inserita quasi a forza.

Siamo di fronte a una Vergine in trono col Bambino; la Madonna è vestita con un maphorion blu, decorato con segmenta dorati che creano la forma di una croce e il volto è circondato da una cuffia bianca. Si tratta di una figura monumentale, così come lo è il bambino Gesù, avvolto da vesti auree, il cui braccio sinistro è andato ormai perduto ma che doveva reggere un rotulo.

Le due figure sembrano salde in uno spazio tridimensionale; la tridimensionalità è data dalla realizzazione in scorcio del trono, dalla gamba della Vergine spostata verso l’angolo del suppedaneo e dagli sguardi dei personaggi, rivolti verso destra e non verso l’osservatore.

Come da tradizione, l’iconografia della Vergine in trono col Bambino è accompagnata dalle immagini degli Arcangeli Gabriele e Michele, posti sopra il bema. Di Michele restano solo alcuni frammenti, mentre Gabriele è pressocché intatto. L’Arcangelo ha un’altezza di circa cinque metri e una larghezza di tre metri. È una figura frontale, stante, con globo sulla mano sinistra e un’asta sulla mano destra.

Sappiamo che tutte le figure sono opera di un intervento unico. Intorno l’abside rimangono tracce di un’iscrizione, la quale affermava “le immagini che gli impostori hanno abbattuto, i pii imperatori hanno restaurato”. I pii imperatori citati sono senz’altro Michele III e Basilio I, entrambi regnanti fino all’867, anno in cui Basilio decide di uccidere Michele.

Theotókos in Santa Sofia

La lunetta della porta imperiale

Al di sopra della porta imperiale, situata entro una lunetta, si trova una scena molto particolare; siamo di fronte a Cristo in trono affiancato da due clipei, uno con la Vergine e l’altro con un angelo. Cristo, con nimbo dorato e tunica bianca, siede su un trono gemmato; la sua mano destra è alzata in segno di benedizione, mentre la sinistra ha un cartiglio srotolato, con su scritti alcuni versi del Vangelo di Giovanni: “che la pace sia con voi”.

Ai piedi di Cristo si trova una figura in proskinesys (inginocchiata); si tratta senza dubbio di un imperatore, e gli storici hanno formulato dverse ipotesi sull’identità della figura e sulle motivazioni del gesto. Osservando il personaggio, si notano la folta barba e i capelli lunghi e scuri, tipici della moda macedone. I critici d’arte, osservando ritratti coevi o effigi monetarie, hanno identificato il personaggio come Leone VI, dando diverse interpretazioni sul gesto compiuto nel mosaico. Potrebbe essere un gesto di preghiera, o potrebbe essere stato ritratto mentre si inginocchiava tre volte prima di entrare in chiesa (gesto che bisognava obbligatoriamente compiere); oppure era un gesto di punizione, e Leone VI stava scontando la sua penitenza per essere convolato a nozze quattro volte.

Studi più recenti hanno trovato un’altra interpretazione al mosaico, più simbolica. L’imperatore in proskinesys sarebbe Basilio I, inginocchiato non solo di fronte a Cristo, ma davanti la sua icona e a quelle dell’angelo e della Vergine. Bisogna ricordare che è stato proprio Basilio I a porre fine alla controversia iconoclasta; e probabilmente, i versi tenuti in mano da Cristo si riferiscono alla pace finalmente ristabilita in seguito alla restaurazione delle immagini sacre.

Il mosaico della tribuna: l’imperatore Alessandro

Figlio di Basilio I e fratello di Leone VI, Alessandro regna per soli tredici mesi e, nella chiesa di Santa Sofia, si trova un mosaico che lo vede protagonista. L’imperatore è in posizione frontale, stante, affiancanto da tre clipei, uno contiene il suo nome per esteso, mentre gli altri presentano un’ invocazione.

Alessandro indossa gli abiti che si usano nella domenica di Pasqua e il loros (la lunga stola, stretta e ricamata) che lo avvolge simboleggia proprio la morte e la resurrezione di Cristo. Sulla testa porta una corona con perle, sormontata da una croce, dalla quale scendono dei parapendulia da entrambi i lati che si diramano in due fili di perle; anche i sandali sono decorati da perle e pietre preziose. Alessandro tiene con la mano sinistra un globo e con la destra porta un sacchetto, denominato akakia, con al suo interno della terra, simbolo dell’essenza mortale dell’imperatore.

Quest’opera si distingue per la particolare tecnica adottata dagli abili mosaicisti: si nota, infatti, l’utilizzo in contemporanea di tessere argentate e dorate per lo sfondo, e alcune di quest’ultime sono poste al contrario per donare all’immagine un maggiore dinamismo.

Il mosaico del timpano

Commissionato da Basilio II per celebrare la sua vittoria sui Bulgari, questo mosaico altamente simbolico risale agli anni che vanno dalla fine del X secolo all’inizio dell’XI. Quest’opera ha come protagonista la Vergine in trono col Bambino, affiancata dai clipei che contengono i suoi monogrammi (Mater Theou).

La Madonna ha accanto a sé gli imperatori Giustiniano e Costantino, individuati dalle iscrizioni poste lateralmente alle figure, che le stanno offrendo rispettivamente il modellino della chiesa di Santa Sofia e quello della città di Costantinopoli.

Si nota una forte dipendenza dall’immagine del catino absidale nella realizzazione della Vergine col Bambino; Maria, proprio come la theotókos dell’abside, ha la gamba spostata verso l’angolo del suppedaneo, ma qui il trono è realizzato con una prospettiva ribaltata, che spinge verso il fondo i personaggi del mosaico.

Mosaico del timpano con la Vergine col Bambino, Giustiniano e Costantino.

I mosaici imperiali

Di epoca più tarda sono i mosaici che seguono, appartententi all’ XI e al XII secolo. Entrambi si trovano nella campata sud, vano interamente destinato all’imperatore e alla sua corte.

Il mosaico di Costantino IX Monomaco e Zoe

Osservando quest’opera il visitatore di Santa Sofia realizza di trovarsi di fronte a un mosaico celebrante un’offerta; l’imperatore Costantino IX Monomaco e l’imperatrice Zoe si trovano ai lati di Cristo, portano un sacchetto con un’offerta e un rotulo che ne definisce i dettagli.

Cristo, al centro su un trono gemmato, indossa una tunica blu; la sua mano destra è alzata in segno di benedizione e la sinistra porta un volume gemmato. Gli imperatori sono individuati dalle iscrizioni sopra le loro teste ma gli studiosi hanno notato, in sede di restauro, che inizialmente l’iscrizione che individua Costantino si riferiva a qualcun altro e che le teste di tutti e tre i personaggi hanno subito delle modifiche.

Le ipotesi

Ci si è domandato chi fosse l’imperatore realizzato prima dell’attuale Costantino e le ipotesi sono state essenzialmente due. L’imperatrice Zoe nel 1028 si sposa con Romano III, ma poco dopo organizza l’assassinio del consorte e sposa Michele IV. Osservando il mosaico, si possono trovare delle analogie fra l’attuale immagine di Costantino IX e Michele IV, noto per la sua corpulenta costituzione. Gli storici hanno ipotizzato che la scena iniziale potesse rappresentare l’ingente donazione che Zoe fa alla chiesa di Santa Sofia per scusarsi dell’assissinio di Romano III e del prematuro matrimonio con Michele IV.

Le fonti letterarie raccontano, però, di un’importante donazione fatta da Romano III una volta salito al trono imperiale; la stessa cosa farà Costantino IX circa vent’anni dopo, nella medesima occasione. Pertanto gli storici sono propensi a identificare il personaggio precedente con Romano III.

Le teste che, come è già stato detto, hanno subito modifiche, sono state anche cambiate nella loro posizione: quelle degli imperatori ora sono rivolte verso Cristo, ma inizialmente erano frontali, al contrario del figlio di Dio, che nella facies attuale è frontale ma che inizialmente era spostato leggermente verso l’imperatore, come si nota dalle gambe e dal busto. Ci si è domandato anche per quale motivo Zoe fosse stata rappresentata giovane dal momento che, quando sposa Costantino IX nel 1042, ha circa sessantacinque anni. Il celebre storico dell’arte Michele Psello ci informa dell’insolito aspetto giovanile di Zoe, il cui volto era privo di segni dovuti all’età.

Il mosaico con Giovanni II Comneno e Irene

Sempre nella campata sud è presente un altro mosaico simboleggiante un’offerta, questa volta ad opera di Giovanni II Comneno e della moglie Irene. Realizzato nella prima metà del XII secolo, quest’opera vede i due imperatori, con sacchetto e rotulo, portare un’offerta alla Vergine in trono col Bambino.

Le immagini sono frontali, il tono è più solenne rispetto al mosaico di Costantino IX e Zoe; e, anche qui, la coppia imperiale è individuata dalle iscrizioni poste sopra le loro teste. Affianco a Irene si nota un’altra immagine, quella del figlio Alessio. Osservando la figura del giovane, gli studiosi hanno notato alcuni dettagli che hanno fatto presupporre a un successivo intervento,  ma i restauri non hanno mostrato segni di cesura.

Ci si è stato chiesto perchè la coppia imperiale sia stata ritratta mentre è in procinto di portare un’offerta alla Vergine, dal momento che la chiesa di Santa Sofia è consacrata a Cristo. Le fonti letterarie raccontano della forte devozione che i Comneni avevano nei confronti della Vergine: lo stesso Giovanni II, si racconta, di ritorno vittorioso da una campagna militare, ha portato in trionfo una non specificata icona della Vergine.

Le Deesis di Santa Sofia

Concludiamo il nostro viaggio nei mosaici di Santa Sofia con la Deesis posta nella galleria sud, realizzata nel 1261 per celebrare la riconquista di Costantinopoli da parte di Michele VIII Paleologo, in seguito ai sessant’anni di dominio latino, dopo la presa dell’impero bizantino da parte dei signori crociati nel 1204.

Con Deesis si intende un’iconografia tipicamente bizantina con protagonista Cristo benedicente, insieme alla Vergine e al Battista intenti a pregare per i peccatori e per la salvezza dell’umanità.

Il mosaico, perfettamente conservato nella parte superiore, è purtroppo rovinato in quella inferiore, dove possiamo scorgere un piccolo lacerto, inerente forse al trono su cui sedeva Cristo. Poteva trattarsi però anche di un lacerto del parimento imperiale, con Michele VIII in proskinesys di fronte a Cristo, alla Vergine e al Battista.

Deesis

 


Fonti

C. Bersanti, M. Della Valle, R. Flaminio, A. Guiglia, A. Iacobini, A. Paribeni, S. Pasi, S. Pedone, A .Taddei.  Introduzione all’Arte Bizantina. IV- XV secolo. Roma, 2012

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