Lagerfeld da Chanel: l’inizio del mito

Per costruire un futuro migliore bisogna sviluppare gli elementi del passato” citando Goethe, Karl Lagerfeld sintetizza il suo intento come direttore creativo della maison Chanel.

Karl Lagerfeld, nato nel 1933 ad Amburgo in una famiglia benestante, nel 1953 si trasferisce a Parigi e lì completa i suoi studi, imparando anche a disegnare. Nel 1954 vince il premio del Segretariato Internazionale della Lana per il bozzetto di un cappotto, che verrà realizzato da Pierre Balmain, il quale lo assumerà come assistente. Qualche anno più tardi, nel 1957, Karl Lagerfeld viene assunto come fashion designer da Jean Patou, ma dopo pochi anni si licenzia, lamentando la noia del lavoro e decidendo di tornare a scuola.

Dopo l’esperienza da dipendente inizia un lavoro da freelance collaborando con diverse maison internazionali, tra cui Krizia, Charles Jourdan e Valentino. Dagli anni Sessanta, la carriera di Lagerfeld è in fase di ascesa: in poco tempo uno stilista celebre, collaborando con diversi marchi, tra cui il romano Fendi per cui lavorerà per tutta la vita, e il francese Chloé, che porterà alla ribalta negli anni Settanta, vestendo, tra le tante, Jacqueline Kennedy Onassis e Brigitte Bardot.

 

L’arrivo da Chanel

Karl Lagerfeld sembra, nel 1983, la persona adatta da porre al timone di una maison, che sì aveva rivoluzionato l’abito femminile negli anni Venti, ma che dalla morte di Mademoiselle Chanel,  nel 1971, era considerata, come ricordava lo stesso Lagerfeld “vecchia e superata e indossata dalle mogli dei medici parigini”.

La sfida che Karl Lagerfeld si trova di fronte non è banale, rimodernare il marchio rimanendo fedele all’idea di moda della sua creatrice, celebre per le petit robe noir e i tailleur. Nel 1984 presenta la prima collezione pret à porter Chanel firmata Karl Lagerfeld; egli riesce a riscrivere i codici del brand, traducendone i simboli iconici in abiti adatti alle donne contemporanee. Decide di giocare con i materiali, impiegando il denim per realizzare tailleur, abiti da città, chemisier senza maniche con bottoni dorati, e persino cappelli classici. La collezione si ispira anche alla passione di Mademoiselle per lo sport, con tenute da motociclista corredate da una giacche di pelle bianca e accessori, guanti e casco logati Chanel.

La collezione è accolta con ampio successo dalla stampa del tempo; Vogue dichiara che “catturando la quintessenza di Chanel e conferendole un ritmo leggermente più rapido il creatore dà ‘slancio alla moda odierna’” e Suzy Menkes del Times la definisce una “abbagliante sfilata in cui Lagerfeld propone abiti giovani rispecchianti sia il suo stile personale, sia l’estetica di Mademoiselle”.

Nello stesso anno presenta la collezione autunno inverno proponendo tailleur pantalone, a detta di Vogue, “i più graziosi e femminili di tutta Parigi”. Inoltre, riprende la contaminazione con l’abbigliamento sportivo già vista nella primavera-estate; crea completi da sci, da hockey, da slittino e persino da caccia. Karl Lagerfeld spiega a Vogue che nel lavoro di ricerca d’archivio ciò che lo aveva maggiormente colpito era il modo in cui Mademoiselle aveva modernizzato le tenute sportive, e per questo aveva deciso di renderle omaggio, sostenendo che la stessa Mademoiselle avrebbe approvato il suo operato.

La svolta

Se nel 1984 Lagerfeld era rimasto fedele ai dettami di Mademoiselle, nel 1985, confermato il suo successo, inizia a rompere le regole: accorcia gli orli delle gonne e disegna giacche dalle spalle bombate. Lo stilista vuole adattare le linee Chanel alla silhouette della donna degli anni ’80 che “è molto diversa da quella degli anni ’50. La donna moderna ha spalle larghe, fianchi stretti e gambe smisurate”, e occorre che i tailleur esaltino queste caratteristiche. Per questo decide di tagliare le gonne appena sopra il ginocchio, nonostante l’avversione che Mademoiselle provava per quella parte del corpo femminile, la meno graziosa; Lagerfeld sentenzia: “Se scopriamo i gomiti, perché non le ginocchia?“.

L’avvicinamento di Chanel alla modernità continua nella stessa collezione, con l’introduzione di una t-shirt à la mode Chanel. Lagerfeld re interpreta la giacca verticale Chanel in un modello “più corto, più squadrato e orizzontale” poggiante a T su una gonna stretta. Studia anche una versione da sera della t-shirt realizzata in crêpe-georgette nero.

 

Quello di Karl Lagerfeld è un esempio ragguardevole di designer alla guida di una casa di moda storica. Una mediazione tra creatività personale e attenzione all’heritage del marchio. Oggi che quasi tutti i brand storici non sono più guidati dai membri fondatori: occorrerebbe riflettere su cosa significhi lavorare per una casa di moda e rappresentarla, se sia lecito azzerarne l’estetica e farla rinascere in una nuova versione o se, invece, sia giusto riportarlo in vita, magari riadattandolo allo spirito dei tempi.


FONTI

Chanel: sfilate. (s.d.). Milano : Ippocampo .

The beautiful fall, Alicia Drake. London: Bloomsbury (2007).

I-d.vice.com

Biografieonline.it

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