Roblox, web e metaverso: criticità e contenuti pericolosi

Roblox: The children’s game with a sex problem” titola BBC News.

Roblox non è un semplice videogioco, come spiega Louise Shorthouse, analista senior di giochi presso Ampere Research: “It is not just a game, it is a platform to create games”, dove appunto gli utenti possono creare giochi e attività a loro piacimento. In ogni caso questa piattaforma, questo “metaverso primitivo” (così lo hanno definito), il cui pubblico di riferimento sono i giovanissimi, è stato al centro delle polemiche a causa di alcune stanze virtuali in cui si verificavano azioni oscene, esponendo potenzialmente dei minori a contenuti sessuali. Il repertorio include: scene da strip club, sesso all’aperto (rispetto al metaverso in questione), il fenomeno dei “guardoni”, il rischio di adescamento da parte di predatori sessuali, sadomaso, scene con tute di lattice e guinzagli (non per cani, ovviamente).

I problemi di Roblox: un metaverso primitivo

Pubblicato il 10 agosto 2006 e cresciuto, soprattutto durante la pandemia, fino a contare 164 milioni di utenti attivi mensili, Roblox è un videogioco MMOG, ovvero massively multiplayer online game, è una “Piattaforma di immaginazione” che consente agli utenti di immaginare e creare mondi 3D. Dunque il gioco permette a tutti gli utenti, di ogni età, sia di creare che di partecipare a varie esperienze virtuali. Altra dinamica determinante del gioco, finita al centro delle critiche, sono le chat istantanee.

Il problema con Roblox, di cui oltre la metà degli utenti è di età inferiore ai sedici anni, è che non ci sono limiti nella creazione di stanze, giochi e attività virtuali; proprio da questa libertà creativa nascono i condos, termine con cui vengono definiti i giochi a contenuto sessuale presenti sulla piattaforma. Invero esistono delle norme e, tramite un sistema di controllo in parte algoritmico in parte umano, i contenuti reputati osceni o pericolosi vengono eliminati dalla piattaforma nel giro al più di qualche ora. È altrettanto vero che per accedere a luoghi, o più che altro meta-luoghi, con contenuti espliciti bisogna o cercarseli o esservi invitati. È vero tutto ma, nondimeno, è possibile creare, anche se per poco, attività o oggetti inappropriati ed è altrettanto possibile che, in un modo o nell’altro, utenti minorenni, anche giovanissimi, vengano esposti a contenuti inappropriati.

Problemi di Roblox, problemi del metaverso

Ma non sono problemi solo di questo metaverso abbozzato che è Roblox, ma dei metaversi in generale. Si pensi, per esempio, alla denuncia anonima da parte di una beta tester che ha affermato di essere stata molestata virtualmente mentre utilizzava la piattaforma Horizon Worlds del fu Facebook, ora Meta.

Proprio per l’eventualità che si verifichino queste e altre circostanze spiacevoli, mentre si utilizza la piattaforma, sarebbe possibile accedere alla cosiddetta safe zone dove nessuno può parlarti o interagire in alcun modo con te. Gli esperti affermano però che il meccanismo della safe zone non sia sufficiente e che consista più che altro in un lavarsi le mani, delegando la soluzione del problema ai singoli utenti, concedendogli una via di fuga.

Ma, a parte l’amarezza nel constatare che prima ancora che il metaverso nascesse ufficialmente, venendo rilasciato al pubblico, si fossero già verificate delle molestie, bisogna anche render conto di altri pericoli legati ai metaversi. Tralasciando le critiche e i legittimi dubbi dal taglio marcatamente psicologico e o sociologico, che non è il caso di affrontare in questa sede, e abbandonando i pregiudizi e le boriose lamentele moralistiche, sorgono pericoli e problemi più immediatamente riconoscibili.

I problemi del metaverso ovvero i problemi del web

Fra i problemi più pressanti ed evidenti si annoverano: il cyber-bullismo, i fenomeni di odio e discriminazione, l’infame problema dei predatori sessuali, possibili furti di identità e l’eventualità di rapine digitali. Vale la pena di sottolineare come tutti i sopracitati problemi non ci suonino così nuovi e non è un caso. Infatti sono problemi con cui si fanno i conti ormai da anni, da quando il web, e in particolare la sua componente social, è diventato endemico nell’ambiente umano, e ai quali non è stata ancora trovata una soluzione efficace. Certo esistono la polizia postale, il parental control, le norme delle varie community, le regole delle piattaforme, i moderatori, gli algoritmi e così via, ma ciò non è stato sufficiente a fermare i fenomeni sopracitati.

Tralasciando i ladri digitali e i predatori sessuali, più facilmente riconoscibili come criminali, il problema degli altri fenomeni sopraelencati è che il web, sarà per la possibilità (illusoria invero) dell’anonimato, per l’effetto branco o per la sua immaterialità, viene percepito come un luogo dove si applicano leggi morali diverse, dove ci si sente deresponsabilizzati e onnipotenti.

Anatomia umana sul web

La mano de dios, ovvero la mano che impugna il mouse, non risponde ai codici morali o alle convenzioni comportamentali alle quali siamo abituati; di conseguenza si giustificano o sminuiscono atti e dichiarazioni che, fatti “in presenza” piuttosto che a distanza, verrebbero recepiti molto diversamente.

Ed è così che un Franco o Gigi qualunque, che ben si guarderebbe dall’urlare commenti antisemiti o razzisti in Piazza Castello, si sente giustificato a farlo sotto falso nome su Facebook; e magari qualcheduno si sente chiamato a insultare sconosciuti e non, lasciando commenti indesiderati che mai ripeterebbe in faccia al destinatario; oppure altri pensano di avere il diritto di bullizzare compagni di classe sui social, restando impuniti, e qualcun altro pensa che effettivamente abbiano ragione, che non sia un gesto così grave.

Infine passiamo alle molestie sessuali via social che, spesso, si concretizzano con l’invio indesiderato di foto genitali che, è bene ricordarlo, possono ritorcersi contro il molestatore. L’esempio dei genitali in chat è emblematico, chi mai approccerebbe una ragazza mostrandole il proprio membro in un bar? C’è anche chi lo fa, ma li chiamiamo maniaci sessuali; eppure sul web sembra meno grave e dunque giustificabile approcciare in tal modo una ragazza (con buona pace di chi regalava fiori e cioccolatini). Insomma sul web gesti sgarbati, o addirittura molestie e aggressioni verbali a pieno titolo, vengono declassati, sembrano meno reali (a chi le commette), ma sappiamo, fin troppo bene, quanti danni reali e quanto gravi possano in realtà causare.

Comprendere, definire e educare

Chiudendo con un’osservazione più filosofeggiante e forse un po’ scontata punteremo il dito sul fatto che il web, e i suoi social, Roblox e i metaversi hanno un elemento fondamentale in comune: gli utenti. Alla luce di ciò le critiche al web o al metaverso in quanto tali paiono mal indirizzate e andrebbero più che altro rivolte, non già verso il contenitore, ma verso il contenuto, ovvero noialtri. Noi, razza umana, che sul web ci sentiamo giustificati a compiere azioni che altrove non ripeteremo.

Se si può avanzare un timido suggerimento si potrebbe dire che il problema sta innanzitutto nella definizione o, meglio, nella sua mancanza. Vale a dire che la poca chiarezza con cui sappiamo definire concetti nuovi come il web o nuovissimi come il metaverso è la prima ragione per cui essi ci sembrano luoghi meno reali, dove le azioni compiute contano solo relativamente.

Cogliendo adeguatamente l’essenza di questi concetti scivolosi e definendoli inequivocabilmente si potrebbe attuare una vera educazione digitale, rivolta non solo ai ragazzi, ma anche e in egual misura agli adulti, all’utilizzo della rete in tutte le sue forme. Sfatando così due miti: che i cosiddetti nativi digitali sappiano tutto del web (un conto è essere a proprio agio con i nuovi strumenti, ben altra questione è comprendere i meccanismi e i rischi della rete) e che i genitori debbano solo insegnare e mai imparare. Perché non sorprende che in un luogo nuovo e ignoto di cui tutti sappiamo ancora poco, di cui molti hanno idee strampalate, un luogo che è anche un concetto ma un concetto senza definizione, le persone (specie se frustrate) abbandonino i freni inibitori, come in un sogno virtuale.

FONTI:

www.bbc.com

www.digital4.biz

www.rainews.it

www.eurogamer.it

www.periodicoitaliano.it

www.ilsole24ore.com

www.agendadigitale.eu

CREDITI:

Copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.