soldati

L’assurdità della guerra attraversa gli umori dei soldati russi

Mentre Kyiv brucia e sull’Ucraina intera soffia un vento gelido, da giorni aumentano le testimonianze di molti soldati russi che si dimostrano restii e riluttanti a combattere. I combattenti sono per la maggior parte scarsamente addestrati e con poca esperienza sul campo di battaglia, male equipaggiati e soprattutto giovanissimi, molti solo poco più che diciottenni. Tanti sono delle reclute, soldati di leva appena arruolati, pagati venti euro al mese per fare parte temporaneamente dell’esercito.

Da metà febbraio i genitori di questi soldati, che prestano servizio in unità militari in diverse parti della Russia, hanno iniziato a contattare il “Comitato delle madri dei soldati”. Tutti hanno riferito la stessa cosa: i loro figli sono stati costretti a firmare urgentemente un contratto da “professionisti” e inviati nel territorio di unità militari situate vicino al confine con l’Ucraina. La maggior parte dei genitori o non conosce il numero specifico dell’unità militare dei loro figli, o non lo nomina. La partenza delle truppe è stata motivata dal presidente Putin come l’inizio di una “operazione militare speciale” in Ucraina.

Le ragioni dell’attacco, il pensiero del soldati russi

Mio figlio ha detto che non si può dire nulla, tutto è sotto controllo e i telefoni vengono portati via.” A proposito delle sue condizioni, ha detto “va tutto bene”, ma cos’è “va tutto bene” quando non puoi dire nulla? E come può andare tutto bene in una guerra? Maria, la madre di un coscritto che è al suo settimo mese di servizio, ha riferito a Meduza che all’inizio di febbraio lui e altri soldati furono inviati a Luhans’k nella LPR, e poi trasferiti di nuovo in Russia, a Kursk. Da lì è stato trasferito vicino a Charkiv. Maria ha detto che non sapeva di mandare suo figlio in Ucraina. Secondo lei, lui stesso non sapeva dove sarebbero stati portati. “La gente non la voleva la guerra e loro, i soldati, non volevano combattere, nessuno glielo ha chiesto, sono stati semplicemente mandati lì” ha affermato la sorella di un soldato ventisettenne in un’intervista per Novaya Gazeta.

In un video diffuso su Telegram dai servizi di sicurezza ucraini, un soldato russo spiega che il 24 febbraio,

mentre stavamo conducendo esercitazioni, ci hanno detto che avremmo dovuto dirigerci verso una destinazione sconosciuta. […] Abbiamo preso acqua e cibo per tre giorni, dopo i quali avremmo dovuto fare ritorno al nostro campo. Quella stessa notte abbiamo passato il confine con l’Ucraina.

Secondo diversi analisti, Putin si aspettava di conquistare l’Ucraina in tre giorni.  Molti soldati, una volta entrati sul suolo ucraino, hanno detto che non si aspettavano di trovare una resistenza, e al contrario pensavano di essere accolti dagli ucraini. Lo scollamento tra le loro aspettative per il conflitto e la realtà, gli apparenti limiti del sostegno pubblico alla guerra e la giustificazione arrogante del Governo russo, sono tutti elementi che negli ultimi giorni hanno colpito la volontà di combattere delle forze militari, sebbene questa volontà non sia statica e cambi nel tempo con i fattori che la motivano.

La componente morale dei soldati

Da giorni dal fronte arrivano voci e immagini di numerosi soldati russi che starebbero mettendo in atto piani di fuga, manomettendo i propri veicoli pur di evitare di combattere, come riferito dalle fonti di intelligence del Pentagono. Le motivazioni andrebbero ricercate, oltre che in uno scarso addestramento e nelle condizioni pessime in cui si trovano, principalmente nel collasso del morale, nella dolorosa prospettiva di bombardare città in cui potrebbero abitare parenti e amici ucraini.

Una serie di filmati in cui si vedono i soldati russi catturati e interrogati dall’intelligence ucraina, mostra come la Russia stia comunicando l’operazione ai propri cittadini. Secondo un soldato interrogato nessun russo sa bene cosa stia succedendo, come dimostra un video in cui viene concesso a un giovane soldato di chiamare la famiglia. Il militare racconta che non sono lì per mantenere la pace, come gli era stato comunicato prima della partenza, ma per attaccare e far cadere il Governo di Kyiv.

Non sembrano di fatto episodi isolati, come spiegano alcuni funzionare dell’intelligence occidentali. Nelle ultime ore su tantissimi giornali e media sono circolati i messaggi, letti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, lunedì, dall’ambasciatore ucraino, che sarebbero stati inviati da un soldato russo alla sua famiglia poco prima della sua morte: “C’è una vera guerra qui. Ho paura.”

Quando chi hai di fronte è un tuo “caro”

Secondo lo stratega della New America Peter Singer e un ufficiale dell’esercito con esperienza nelle operazioni di informazione, i messaggi di testo letti alle Nazioni Unite lunedì, oltre a indicare un’esperienza personale, rendendo reale in modo intimo il costo dell’invasione russa, hanno anche una portata e una vocazione più ampia, destinati, come sono, a un pubblico multiplo.

Quello del soldato è un messaggio destinato ai genitori dei soldati russi, preoccupati per i loro figli al fronte, ma anche a un pubblico internazionale, che sta ascoltando questo scambio di messaggi mentre osserva il destino dei coscritti russi costretti a prestare servizio, e infine, al popolo ucraino. “Questa guerra non è nel mio nome“, riporta in un articolo sul «New York Times», professoressa presso l’Università di Birmingham emigrata dalla Russia in Gran Bretagna nel 2014.

In effetti, la confusione e l’ambivalenza tra i soldati e i civili russi, specialmente nei loro incontri con quelli ucraini, è un elemento degno di nota di questa guerra, che sicuramente apre a una riflessione e pone delle domande soprattutto tra i moltissimi cittadini ucraini che hanno un parente in Russia o qualcuno che comunque è ridnyj, una parola difficile da tradurre letteralmente e che si avvicina al nostro “caro”, ma con un’accezione più forte. Il legame tra i due popoli è profondo, ma proprio questo legame spiega l’assurdità del conflitto che vediamo in questi giorni.

La nazione fraterna

L’espressione “nazione fraterna”, di cui il Cremlino ha abusato per anni per validare la visione distorta di Putin, ha contribuito a costruire un’immaginario in cui l’Ucraina figura generalmente come una sorella minore della Russia, e ora come una provincia ribelle che deve essere riassorbita.

Soldato russo, fermati! Non diventare un assassino. Va’ via! Rimani uomo.” La resistenza del popolo ucraino ribadisce, al contrario, che per esistere deve resistere, e spiega agli invasori russi, in perfetto russo, dove devono dirigere i loro carri armati se desiderano sopravvivere. Come sottolinea in una recente intervista data a Sky News, il politico di opposizione russo Vladimir Kara-Murza, non si tratta, infatti, di russi contro ucraini, ma di una guerra nata dall’ossessione di un uomo e del gruppo dominante della politica russa che non ha mai accettato l’indipendenza del Paese.

CREDITI:

Copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.