Il Labirinto della Masone: quando l’arte incontra l’avventura

Un labirinto è un tentativo di definire il mondo

 è lo spazio proprio dell’uomo, il limite della natura,

l’esaltazione dell’artificio

l’eterna ricerca della bellezza sfuggente

ma che consola.

Non ci sono altri modi, tranne che con una poesia, per presentare l’esperienza del Labirinto della Masone, una splendida opera dove l’arte si incontra con l’avventura. Progettato da Franco Maria Ricci, si trova a Fontanellato, un comune di poco più sette mila abitanti immerso tra le pianure dell’Emilia-Romagna e non molto distante da Parma.

Il labirinto nei secoli: dalla preistoria ad oggi

L’immagine del labirinto fa parte dell’immaginario collettivo fin dai tempi della preistoria. Fin dal Neolitico sono pervenute a noi numerose incisioni rupestri raffiguranti spirali e labirinti. Il labirinto di norma viene considerato come una struttura complessa costituita da una serie di corridoi che si diramano in centinaia di strade senza un particolare senso logico. Nell’immaginario comune, quindi, il termine labirinto è diventato sinonimo di un “luogo dove è facile perdere il senso dell’orientamento” e quindi smarrire la via d’uscita.

Ma prima di essere una costruzione, il labirinto è un’idea, rappresentazione di qualcosa legato all’emotività umana. Grazie alla molteplicità delle interpretazioni che, nel corso dei secoli, popoli diversi gli hanno affidato il labirinto è diventato un simbolo universale capace di parlare a tutti. Incontrando difficoltà e ostacoli nella vita di tutti i giorni; la nostra stessa vita diventa un labirinto quotidiano.

Storia di un’idea

Senza dubbio il labirinto per eccellenza rimane quello di Re Minosse nell’isola di Creta, costruito dall’architetto Dedalo per custodire il Minotauro. Basandosi su descrizioni riportate da antichi autori, l’erudita Athanasius Kircher tentò di ricostruire l’aspetto del Labirinto di Creta e ne restituì la forma nella splendida tavola che appare nel suo celebre trattato.

Partendo da questa immagine, Franco Maria Ricci elaborò il suo labirinto, concependolo come una sorta di antagonista “buono” a quello di Creta. L’idea nacque con la collaborazione di Jorge Luis Borges, scrittore argentino e caro amico di Ricci, oltre trent’anni prima della realizzazione del progetto, che avvenne definitivamente nel 2015. Nell’idea iniziale, il primo intento era quello di lasciare una traccia di sé, proprio nelle terre che avevano nutrito la sua famiglia. Nel corso del tempo, poi, l’idea si è staccata dall’ambito famigliare a cui era strettamente legata per diventare qualcosa di molto più universale.

Come è fatto?

Comprendendo ben sette ettari di terreno, il Labirinto della Masone è il più grande labirinto esistente al mondo composto interamente di piante di bambù (in totale sono circa 200.000). Percorrendo le sue strade, è possibile coprire una distanza di oltre tre chilometri. Come accadeva per il labirinto di Creta, dove qualsiasi strada scelta conduceva proprio al suo centro (che era anche la tana del Minotauro), anche nel caso del Labirinto della Masone il concetto è lo stesso. Tuttavia, al posto di un mostro la sorpresa finale consiste in una piazza di oltre duemila metri quadrati contornata da porticati e ampi saloni, sede della Fondazione Franco Maria Ricci. Gli edifici sono progettati da Pier Carlo Bontempi, noto architetto italiano, e sono in stile neoclassico, anche se sono le ville romane ad aver fatto come modello di riferimento.

Collezione d’arte e altri tesori nascosti

Una delle sale presenti all'interno delle strutture del Labirinto della MasoneA completare il Labirinto, che potremmo definire senza esagerazioni una vera e propria opera d’arte, si affianca una ricca collezione d’arte che si snoda tra cinque secoli di Storia, comprendendo artefatti che vanno dal Cinquecento al Novecento. Disposta su cinquemila metri quadrati, eclettica e un poco eccentrica, essa riflette il gusto ricercato (e a dir poco raffinato) del suo proprietario.

L’allestimento non è certo causale e nemmeno rigorosamente scientifico: procede per associazioni nate nella mente di Ricci, diviso tra la mentalità di un editore e quella di un collezionista. Tra le eleganti sale che ospitano la collezione si va dalla grande scultura del Seicento a quella neoclassica; ai busti di epoca napoleonica alle nature morte. Non manca la pittura dell’Ottocento, dove spicca Hayez, e infine anche i nobili esempi di pittura novecentesca come Wildt, Ligabue e Savino.

Bambù: questo e altro

Il Labirinto della Masone è un fortunato e magnifico esempio della molteplicità d’usi a cui si può applicare una pianta di bambù. Non solo come oggetto di arredamento, oggi il bambù è ampiamente utilizzato nella produzione di mobili, sia da interno che da esterno, e nell’industria alimentare. Forse quest’ultima applicazione può far storcere un po’ il naso ma senza ombra di dubbio la cotoletta di bambù rappresenta un’ottima alternativa alla carne.

Grazie alle sue straordinarie capacità meccaniche la resistenza delle sue fibre alla tensione può toccare i 12.000 kg/cm2, quasi due volte quella dell’acciaio e di gran lunga superiore a quella del calcestruzzo. La sua coltivazione, inoltre, non necessita l’utilizzo di costosi macchinari agricoli e può rappresentare una enorme risorsa ambientale e turistica.

Italia: la patria dei labirinti

Il Labirinto della Masone è solo uno tra gli splendidi esempi di labirinti che si possono trovare in Italia. Per tutti coloro che amano passeggiare tra i giardini e perdersi, sia fisicamente che mentalmente, in un’esperienza unica come lo può essere un’avventura in un labirinto, l’Italia rappresenta un luogo in cui poter realizzare questo sogno.

Sicuramente è degno di nota il Labirinto di Villa Garzoni, non molto lontano da Pistoia. Tra i vicoli ciechi e le false piste, Carlo Collodi, autore de Le avventure di Pinocchio trascorse buona parte della sua infanzia, dato che suo padre ci lavorò come giardiniere. È forse proprio grazie a questo paesaggio suggestivo che la mente dell’autore elaborò la magica storia di Pinocchio. Abbiamo poi il Labirinto del Castello di Donnafugata a Ragusa. Quello di Villa Barbarigo, vicino a Padova e il Labirinto di Borges, nell’Isola di San Giorgio.

Per concludere la presentazione di un segno dalla storia millenaria come un labirinto, non si può altro dire che la sua potenza sta proprio nella sua capacità di ricordare all’uomo la sua condizione umana e cosmica. Scrisse Giovanni Mariotti:

La biforcazione non è soltanto un luogo per la perplessità e l’indugio: è anche un luogo per la scelta. La biforcazione è un invito a considerare il mondo un fascio di percorsi possibili.

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