“M il figlio del secolo”: una produzione firmata Piccolo Teatro

Se il teatro è spazio di mistero e incredulità, un non-luogo in cui il tempo sospeso conduce lo spettatore nei meandri della storia, M Il figlio del secolo, fin dall’apertura del sipario, assorbe lo sguardo dello spettatore e lo attira inesorabilmente verso di sé. Questa volta il Piccolo Teatro, e con lui Massimo Popolizio, hanno veramente esagerato: portare in scena un romanzo storico lungo più di ottocento pagine è un’impresa titanica. Ridurre così tanto all’osso il romanzo, pur mettendone in risalto i più piccoli dettagli, è però capolavoro.
M Il figlio del secolo, regia di Massimo Popolizio, è una co-produzione di Piccolo Teatro, Teatro di Roma e Luce Cinecittà. Lo spettacolo è ispirato all’omonimo romanzo storico di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega nel 2019. L’opera rappresenta uno spaccato di storia contemporanea, mettendo in scena gli anni dell’ascesa al potere di Mussolini e dell’affermazione del fascismo dal 1919 al 1925.

Il “montaggio” di Popolizio: la titanica riduzione del romanzo di Scurati

Popolizio si è addentrato in un’avventura tanto complessa quanto entusiasmante, un’impresa a dir poco titanica. Nonostante il copione sacrifichi infatti circa l’80% dell’opera di Scurati, l’intenso spettacolo è stato in grado di trasmettere le fondamenta e il pensiero dell’autore. La riduzione dell’opera letteraria è stata realizzata dal regista a seguito di un meticoloso lavoro di montaggio.
Ma come riuscire a portare in scena un’opera tanto complessa? Popolizio dichiara di aver letto più volte il romanzo al contrario, dalla fine all’inizio, sottolineando gli elementi rilevanti da un punto di vista teatrale. Il lungo e faticoso processo di “taglia e cuci” ha portato alla raccolta di parole e frasi, legate ai singoli personaggi storici. Il testo è stato dunque ridotto all’osso: la scelta di estrapolare singole frasi e costruire intorno a esse l’intero copione ha consentito di dare origine a uno spettacolo innovativo e altamente creativo.

M Il figlio del secolo: uno spettacolo strutturato in trentuno quadri

M Il figlio del secolo è suddiviso in trentuno quadri. Ciascuno è dedicato a un particolare personaggio storico (come Sarfatti, Balbo, Nenni, Matteotti e Velia, D’Annunzio) oppure a episodi storici, popolati da personaggi inventati ma verosimili. I quadri, tra loro ben distinti e indipendenti, seguono cronologicamente la Storia duranti gli anni dell’ascesa del fascismo. La scelta registica di realizzare uno spettacolo suddiviso in quadri è geniale ed estremamente efficace nella messa in scena di un’opera sterminata. Ciò consente inoltre di sopperire alle enormi difficoltà riscontrabili nella scelta di portare in scena la Storia. Si allontana infatti il rischio imponente di tralasciare dettagli essenziali o al contrario, mettere in evidenza fino all’eccesso alcuni episodi, rendendo lo spettacolo poco equilibrato. Le trentuno tessere costituiscono un perfetto puzzle in cui ironia e tragedia si mescolano per servire allo spettatore una pietanza perfettamente agrodolce.

Diciotto attori come “figure” a servizio della Storia

Lo spettacolo è circolare: inizia e finisce con la stessa frase pronunciata da Mussolini in Parlamento. Nel mezzo, La Storia, inesorabile e inevitabile. Nonostante ciò lo spettacolo non consiste in un susseguirsi ininterrotto di fatti storici. La centralità e l’estrema umanità dei personaggi protagonisti dei quadri alleggeriscono infatti parecchio la lunga messa in scena. A ciò contribuisce anche la recitazione degli attori, piuttosto espressionista e a tratti anti naturalistica. I diciotto attori della compagnia si passano di continuo il testimone sul palcoscenico. Alcuni di loro interpretano diversi personaggi, a seconda dell’esigenza della scena. Popolizio parla a proposito di “figure” e non di personaggi veri e propri. L’obiettivo non è infatti riprodurre mimeticamente il personaggio storico, ma evocarne l’essenza alla luce di una soggettiva interpretazione del testo di Scurati. Il Mussolini di M Il figlio del secolo, a tal proposito, non ha nulla a che fare con l’iconografia universalmente riconosciuta.

La scenografia essenziale e dinamica di M Il figlio del secolo

La scenografia, suddivisa in quadri, è dinamica ma essenziale. Pochi oggetti vengono infatti utilizzati dagli attori sulla scena e questi vengono manovrati con estrema agilità. La scalinata mobile, per esempio, è utilizzata in modo diverso a seconda del contesto: a volte è un balcone su cui i personaggi si affacciano, altre volte un semplice punto di appoggio. Ogni quadro è accompagnato sullo sfondo da immagini evocative, solo raramente di natura storiografica. Rilevante contributo è inoltre realizzato dalla musica: il repertorio scelto è infatti molto ricco e variabile e contribuisce alla realizzazione delle differenti atmosfere evocate dalla messa in scena.

M Il figlio del secolo si presenta dunque come uno spettacolo dal ritmo incalzante e concitato, dinamico e piacevole per il pubblico. Senza alcuna pretesa moralistica o scolastica, rappresenta agli occhi dello spettatore un ventaglio di storia contemporanea. L’ascesa del fascismo infatti è una storia che non si conosce mai abbastanza. Così, come affermato dal regista Popolizio:

È una staffetta tra diciotto attori che, lontano da ogni retorica, porta all’attenzione del pubblico il ritmo incalzante di una scalata al potere, avvenuta in un momento di profonda debolezza di istituzioni e partiti.

CREDITS

copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.