La settimana lavorativa di quattro giorni, prospettiva concreta?

Nel 2021 abbiamo spesso sentito parlare della settimana lavorativa di quattro giorni, che nei mesi successivi è stata attuata da molti paesi, tra cui la Spagna, l’Islanda, la Scozia e anche negli Stati Uniti. Questo nuovo orario ha il compito di migliorare i risultati dei lavoratori secondo la teoria che la riduzione di un giorno o di alcune ore giornaliere possano portare al benessere dei dipendenti e alla maggiore produttività aziendale. Giorgio Maran, esperto di economia, ha espresso il suo pensiero a riguardo sull’HuffPost:

Non esiste una ricetta che vale per tutti i Paesi e per tutti i settori ma il punto fermo, universale, è la necessità di redistribuire il lavoro in maniera equa: abbiamo costruito una ‘società duale’, in cui la metà degli individui lavora troppo e l’altra metà non lavora affatto. Bisogna dunque trovare il modo per ‘spalmare’ gli aspetti negativi del lavoro su un numero maggiore di persone e condividerne gli effetti positivi. Ridurre gli orari, in questo senso, significa liberare tempo di vita. Ma la riduzione deve avvenire a parità di salario, solo così si aggredisce alla radice il cancro del nostro tempo: la diseguaglianza.

Obiettivo tutt’altro che irraggiungibile

Questa possibilità di diminuire le ore di lavoro a parità di salario, spinge il lavoratore a dare sempre il meglio, anche nei settori industriali e nella manifattura, e questo potrebbe spingere le aziende a investire nella tecnologia, rendendole più competitive senza gravare sui lavoratori. Questa idea però, non potrebbe non comprendere solo lavori di ufficio, ma anche quelli del campo sanitario. Durante l’emergenza Covid-19, abbiamo visto come migliaia, tra medici e infermieri, arrivavano stremati alla fine della settimana e il riposo che potevano permettersi non era abbastanza per riprendere le giuste forze per la settimana successiva. A questo proposito Maran aggiunge:

Questi regimi lavorativi permettono di coniugare le istanze di giustizia sociale con quelle di chi vuole più tempo per la famiglia e per il tempo libero. L’obiettivo è quello di lasciare spazio anche ad aspetti che non siano dominati dall’economico e che non rispondano alle logiche del mercato e del denaro. A questo va aggiunto il beneficio in termini ambientali: la settimana lavorativa breve comporta la riduzione degli spostamenti casa-lavoro, delle code, del riscaldamento e dell’illuminazione di molti luoghi di lavoro.

Desigual

I dipendenti della casa di moda spagnola Desigual hanno approvato a larga maggioranza l’accordo proposto dai vertici aziendali che prevedeva la possibilità di ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni (dal lunedì al giovedì). Questa idea è stata attuata nell’ottobre del 2021 con un cambiamento sulle ore di lavoro e sul salario. Le 39,5 ore settimanali sono diminuite a 34 ore settimanali e la riduzione salariale è stata associata all’adeguamento delle ore (circa del 13%). Il che significa che ciascun dipendente avrà una riduzione dello stipendio pari solo al 6,5%. Alberto Ojinaga, direttore generale della casa di moda, ha così spiegato il risultato di questa nuova idea:

Siamo molto contenti che l’iniziativa abbia ricevuto un sostegno così grande da parte dei nostri lavoratori. Sapevamo che si trattava di una proposta rischiosa, che poteva generare dei dubbi, ma siamo convinti che contribuirà a migliorare la conciliazione della vita privata con quella professionale di tutti coloro che fanno parte di Desigual.

In Belgio

È invece recente l’approvazione della “mini settimana” in Belgio. Ogni lavoratore potrà scegliere la settimana corta o quella tradizionale in base ai propri impegni. Lo stabilisce un pacchetto di riforme del lavoro approvato dal governo, che include la possibilità di spalmare le ore settimanali su quattro giorni lavorativi senza modifiche allo stipendio e il diritto alla disconnessione al termine dell’orario previsto di servizio. I punti principali di questo pacchetto possono essere riassunti in: diritto concreto alla formazione dei lavoratori; maggiori tutele per i lavoratori delle piattaforme; equilibrio tra vita professionale e privata; misure di rafforzamento dell’occupazione.

Analisi dei quattro punti

Il diritto alla formazione dei lavoratori permette di sviluppare un piano capace di far fruttare le competenze dei lavoratori a tutte le aziende con più di venti dipendenti. Per quanto riguarda invece la tutela dei lavoratori delle piattaforme (come Uber, Deliveroo, Just Eat Takeaway ecc.), riceveranno una protezione legale più forte, avranno diritto a un’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, poiché lavoratori sempre a rischio.

Uno degli obiettivi principali di questa proposta era quella di equilibrare la vita privata e professionale di ogni lavoratore. Permettere a ciascun dipendente di avere più tempo per se stesso o per la propria famiglia, ha completamente rivoluzionato il loro modo di lavorare. Un’altra parte importante della riforma è il diritto alla disconnessione, che i lavoratori del pubblico hanno già sperimentato nel mese di gennaio. Ora sarà a disposizione di tutti i dipendenti delle aziende private con più di venti dipendenti. I dipendenti inoltre saranno autorizzati a non rispondere e a ignorare eventuali telefonate o email, fuori orario.

E in Italia?

Al momento in Italia, non sembra prevalere questa idea. Solo due aziende internazionali di Milano hanno aderito alla settimana corta, applicando lo stesso salario per quattro giorni di lavoro, ma nell’intero paese la proposta non è affatto diffusa. In molti altri Paesi la situazione Covid-19, ha accelerato il processo dell’evoluzione dello smart working che è diventato sempre più consolidato anche al di fuori dell’emergenza. In Italia invece, questa nuova applicazione al lavoro ha sempre riscontrato problemi. Inoltre, le priorità politiche nel nostro Paese sembrano essere ben altre, come l’aumento del costo delle bollette del gas della luce oppure le varie problematiche che riguardano le pensioni o i redditi di cittadinanza. Giorgio Maran a riguardo afferma:

In Italia il tema della settimana lavorativa breve torna ciclicamente. È come un torrente carsico, che scorre invisibile al di sotto della superficie per poi riemergere in maniera inaspettata. Esistono già aziende, sia appartenenti al settore dei servizi che a quello manifatturiero, dove si lavora per meno ore a parità di stipendio. Ma mancano ancora volontà politica e una seria discussione pubblica: d’altronde, le idee camminano solo sulle gambe degli uomini.

In conclusione possiamo dire che l’esperimento iniziale da parte dell’Islanda su ciò che riguarda la settimana lavorativa di quattro giorni ha influenzato in positivo tanti Paesi. Senza aumentare il carico del lavoro i dipendenti possono avere più tempo per sé stessi e migliorare anche la loro vita lavorativa.

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