Mythic Quest: Raven’s Banquet, un’espansione nel mondo dei videogiochi

Una serie tv che segue le vicende dei dipendenti di uno studio di sviluppo di videogiochi che lavora sul più imponente gioco di ruolo multiplayer di tutti i tempi. Un mondo dove da gnomi si diventa cavalieri valorosi, provvisti di armi invincibili, dove si può combattere contro nemici dall’identità misteriosa, e ci si fa strada tra mostri e creature oscure per salire di livello. Questo è Mythic Quest, un videogioco di una fama e un successo senza paragoni nella serie tv; ma, come qualsiasi altra branca dell’intrattenimento, quella dei videogiochi è un’industria dai ritmi serrati e competitivi. Per non rimanere indietro e mandare avanti il suo gioco, il team di Myhtic Quest lancia una nuova ed entusiasmante estensione: Raven’s Banquet. Tutto questo rientrando nei tempi prestabiliti, rispettando il budget ed evitando la nascita di crisi e prese di posizione in ufficio.

Attualmente composta da due stagioni e due puntate speciali, la serie tv Mythic Quest ha debuttato su Apple Tv nel febbraio del 2020, ed è stata rinnovata per una terza e una quarta stagione.

Il team di Mythic Quest

Myhtic Quest è la visione di Ian; interpretato da Rob McElhenney, è il padre e il direttore creativo del gioco. Ian è un uomo che fin dal primo secondo della serie si dimostra consapevole del suo successo e dell’efficienza delle sue idee, forse anche troppo. L’attore, noto ai più per essere creatore e interprete nella sitcom It’s Always Sunny in Philadelpia, anche in questa serie si trova tra i creatori, insieme a Charlie Day e Megan Ganz.

Fuori come dentro lo schermo, Ian (Rob McElhenney) non è solo: al suo fianco troviamo Poppy Li (Charlotte Nicdao), ingegnere capo, che con le sue idee e la sua determinazione cerca di farsi strada in un’industria predominantemente maschile. Il suo obiettivo è quello di rendere giustizia alle sue idee e raggiungere finalmente la vetta del successo; e se nel percorso sarà necessario scontrarsi con Ian, la cosa non la preoccupa di certo.

Nonostante il continuo gioco di potere tra i due, in realtà nella serie il produttore esecutivo di Mythic Quest è David Brittlesbee (David Hornsby). Reduce di due divorzi (il suo, e quello dei genitori) David ha qualche difficoltà a tenere in pugno la situazione e a far rispettare la sua autorità. A fargli da assistente c’è Jo (Jessie Ennis), new entry nel team, ambiziosa e attratta dal potere, che cela una natura quasi spietata. A tenerle testa c’è un volto già noto al mondo delle sitcom, quello dell’attore Danny Pudi (Abed nella serie tv Community). Qui Pudi assume il ruolo di Brad, il direttore della monetizzazione, un manipolatore senza scrupoli.

Tra i fiori all’occhiello del team troviamo poi l’anziano C.W. interpretato dall’attore F. Murray Abraham, vincitore del premio Oscar come migliore attore protagonista nel film Amadeus (1984). All’interno della serie tv interpreta lo scrittore ufficiale delle storie del gioco, che ha avuto il suo picco di successo vincendo il Premio Nebula in gioventù, e ora vede il suo successo scemare, rimpiangendo i bei tempi andati.  A completare la squadra ci sono infine Dana (Imani Hakim) e Rachel (Ashly Burch), le due tester, giovani e pronte a dimostrare il proprio valore. Il loro lavoro consiste nel giocare, giocare e giocare, alla ricerca di bug e malfunzionamenti nel videogioco.

Le continue crisi emotive dello staff vanno a riversarsi su Carol (Naomi Ekperigin), un’addetta alle risorse umane, che viene erroneamente trattata come una terapista alla quale confidare i propri turbamenti e le proprie cotte.

 

Mythic Quest è una sitcom che riesce a riproporre il genere con una nuova prospettiva. Fresca e dinamica, parla con ironia delle differenze generazionali sul posto di lavoro. In maniera sempre più attuale mostra la collaborazione e la differenza di idee in un team. La serie è anche riuscita nel proporre un episodio che trattasse gli argomenti COVID e quarantena senza cadere nel cattivo gusto. Nell’attesa tra prima e seconda stagione, infatti, prolungata proprio a causa della pandemia,  sono usciti due speciali. Uno di questi si chiama appunto Quarantine ed è ambientato completamente in smart working. La puntata riesce a catturare con una sorprendente empatia le sensazioni e i bisogni di quei mesi, senza romanticizzarli o renderli eccessivamente drammatici, ma riuscendo a catturarne la realtà e l’intensità.

Episodi stand-alone

Come non smette mai di ricordarci C.W., gli antefatti e le storie che si celano dietro i personaggi sono un elemento fondamentale. È quello che dà alla storia un cuore e permette a chi gioca di appassionarsi, al di fuori dei livelli da superare. Mythic Quest stessa lo dimostra, con due puntate che sono state estremamente apprezzate e che escono dal format della serie. Sia nella prima che nella seconda stagione, infatti, la serie rivela due stand-alone. Le puntate raccontano la storia di elementi e personaggi che altrimenti sarebbero passati inosservati nella serie, donandoci due puntate emozionanti che si staccano dal concetto di sitcom.

“A Dark Quiet Death” con protagonisti Christine Milioti e Jake Johnson, noti per i loro rispettivi ruoli di Tracy in How I met Your Mother e Nick in New Girl, è una puntata che in 35 minuti riesce a trasmettere le stesse emozioni di un film. Fa affezionare a personaggi che non abbiamo mai visto prima e non rivedremo, e ci offre un altro sguardo sul mondo dei videogiochi e sul dilemma tra il restare fedeli alla propria creatività e il guadagno. Lo stesso avviene per “Backstory!”, puntata della seconda stagione, che riesce a raccontare quanto possa essere difficile e frustrante la professione dello scrittore, e il conciliare competizione e amicizie.

L’universo dei videogiochi

Nonostante il mondo dei videogiochi sia l’ambientazione centrale della serie, non è necessario essere un gamer per apprezzarla. Mythic Quest riesce a raggiungere anche chi vede la sua esperienza con controller e console limitarsi a battaglie di Just Dance e tornei di Mario Kart. Anzi, la serie racconta un riscatto di questo universo, mostrandoci quanta dedizione ci sia dietro. Quello dei videogiochi è infatti un campo spesso sottovalutato. Talvolta ritenuto poco più che un passatempo, si tende a dimenticare quanto anche questa parte dell’intrattenimento racchiuda talento e impegno.

Non solo dà importanza alle trame, Myhtic Quest valorizza anche il lavoro grafico e artistico che c’è dietro al design di un personaggio. Ci mostra quanta creatività e competenza ci siano dietro ad un semplice oggetto che i giocatori potranno usare come nuova arma. Rivela l’importanza della collaborazione dell’intero team artistico, e anche di quanto spesso si sottovaluti il tempo e l’impegno che un lampo di genio può portare con sé. Attraverso puntate dal ritmo leggero, Myhtic Quest dà a questo universo il valore artistico che merita.


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