Psicologo di base: la rottura di uno stigma?

Durante i primi mesi del 2021 la consigliera regionale del Lazio Sara Battisti (PD) ha promosso la proposta di legge n. 138/2021 contenente le “Norme per la sperimentazione dello psicologo delle cure primarie”, prendendo spunto dal modello campano. Questo ddl regionale richiedeva la sperimentazione dello psicologo di base affiancato a un medico di base, con il compito di segnalare casi in cui sarebbe stato necessario l’intervento psicologico o psicoterapeutico. Dopo il Lazio è stata la volta della Lombardia. Il 18 gennaio 2022, la Giunta regionale ha votato a favore dell’introduzione dello psicologo delle cure primarie, con una prima sperimentazione all’interno delle Case della Comunità.

Il testo

Il documento approvato dall’assemblea lombarda dichiara che la Regione si impegnerà a finanziare un bonus sulla salute mentale, prendendo esempio dalla Campania e dal Lazio. Inoltre, cercherà di proteggere giovani e le fasce più fragili della popolazione, erogando finanziamenti dal fondo regionale. Importante sarà anche prevenire le dipendenze per assistere tempestivamente minori e giovani con uso problematico di sostanze e altri comportamenti additivi. Maria Angela Abrami, rappresentante dell’Ordine degli psicologi, ha affermato a riguardo:

L’evento pandemico ha generato un’emergenza non solo sanitaria ma anche psicologica e sociale in tutte le fasce della popolazione. Per rispondere a questa ondata di emergenza psicoemotiva, risulta come scelta necessaria e inderogabile quella di rinforzare il livello della cure primarie attraverso l’introduzione della figura dello psicologo di base, con funzione di filtro rispetto ai bisogni emotivi e al disagio espresso dall’utenza.

Le attività

Le attività citate nel testo saranno messe in atto da psicologi professionisti nell’ambito di ciascuna Azienda Sanitarie Locali a livello dei distretti sanitari di base. Il fine sarà quello di intercettare e diminuire il peso crescente dei disturbi psicologici della popolazione. Comprendere i bisogni di benessere psicologici che spesso non vengono espressi dalla popolazione. Gestire l’assistenza psicologica decentrata rispetto ad alcuni tipi di cura e infine intercettare problematiche comportamentali ed emotive derivate dalla pandemia Covid-19.

Convegno Nazionale del CNOP

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, durante la seduta del 26 gennaio alle ore 10, ha trattato il tema della disabilità sociale ed economica post-covid, mostrando dei dati piuttosto allarmanti. Tra tutte le malattie esistenti, un terzo è legato a disturbi psicologici, che hanno sviluppato delle problematiche su ciò che riguarda il rapportarsi con la società. Inevitabile quindi, l’argomento dell’ansia e depressione, soprattutto in determinate fasce della popolazione come giovani, neomamme e anziani. Ma l’Italia, riguardo a questo, come si è comportata?

I dati

3,1 miliardi di euro complessivi sono stati stanziati per i servizi di salute mentale nei casi più gravi. 1.362 milioni per l’assistenza psichiatrica ambulatoriale e domiciliare e di questi solo 87 milioni sono stati utilizzati per interventi psicologici e psicoterapici. 392 milioni sono stati utilizzati per assistenza psichiatrica semiresidenziale, mentre 1.346 milioni per l’assistenza psichiatrica residenziale. Mentre dei disturbi meno gravi, come ansia e depressione sviluppata dopo la pandemia, si parla pochissimo.

Non ci sono dati che affermano quanto veramente lo Stato abbia aiutato i cittadini riguardo questo tema, poiché l’unica attestazione che abbiamo sono i bonus sullo psicologo di base. Sicuramente, investire in questo settore porterebbe dei vantaggi, sia sul lato economico che sul lato della salute. Secondo uno studio internazionale, pubblicato da «The Lancet», per ogni euro speso in questo settore si potrebbe ricavare dai 2,5 ai 5,3 euro sulla depressione e dai 3 ai 4 euro sull’ansia.

L’ansia generalizzata

L’essere umano negli anni della propria evoluzione ha cercato di distanziarsi da comportamenti totalmente irrazionali, affidandosi alla logica e alla razionalità. Pur essendoci riuscito, la sua natura non è così cambiata. Ecco perché nei momenti di paura si cerca in tutti i modi di scappare dal rischio.

Durante gli anni di pandemia, la razionalità dell’essere umano si è modificata in modo innaturale, portando molti individui ad avere paura del contagio in modo morboso. La conseguenza di questi comportamenti ha condotto allo sviluppo di disturbi psicologici quali depressione, attacchi di panico e ansia generalizzata. Il disturbo d’ansia generalizzata è un disturbo psichiatrico ed è caratterizzato dalla presenza di sintomi ansiosi (sia psichici che fisici) che non sono legati ad una causa specifica ma sono appunto generalizzati.

Lo stato d’ansia tende a divenire cronico anche se alternato da picchi d’intensità, definiti anche attacchi d’ansia. Chi soffre di questo disturbo tende a essere costantemente in allerta, a preoccuparsi eccessivamente per qualsiasi cosa, avendo paura anche di situazioni che in realtà per altre persone possono sembrare tranquille. Questo evidenzia nel tempo una riduzione significativa della qualità di vita. La cura dell’ansia generalizzata prevede, in genere, la terapia psicofarmacologica, la psicoterapia o entrambe. In genere per combattere l’ansia, soprattutto quando è seguita da attacchi di panico, è necessario un trattamento integrato.

Le cause e le cure

Tra i fattori di rischio dell’ansia generalizzata ci sono esperienze negative o comunque traumatiche che abbiano in qualche modo causato l’ansia. Fattori stressanti o personalità evitanti, introverse e pessimiste sono anche loro fattori di rischio importanti. Sia la psicoterapia cognitiva che la terapia per la gestione dell’ansia sono risultate ottimali per la cura del disturbo d’ansia generalizzato. La terapia per la gestione dell’ansia è una terapia strutturata che prevede psico-educazione e training di rilassamento, introducendo anche la meditazione e il riallineamento degli emisferi cerebrali.

Il tabù sulla psicologia

Nonostante la poca attenzione nel campo politico per ciò che riguarda la psicologia, possiamo però notare come il tema sulla salute mentale abbia acquisito sempre più attenzione, grazie anche al contributo di sportivi e personaggi pubblici che hanno hanno aiutato a superare lo stigma che avvolge il problema delle malattie mentali e delle fragilità psicologiche. Ma se da un lato i tabù in materia iniziano a distruggersi, rimane il problema dell’accesso alle cure.

Il sostegno psicologico infatti, richiede un percorso, costituito da diverse sedute difficili da sostenere economicamente, soprattutto nel lungo periodo. Non a caso ha destato molto interesse l’esperimento della Regione Campania di istituire uno psicologo di base su tutto il territorio regionale. Nonostante questo progetto sia alle prime fasi, esso ha raccolto molto entusiasmo anche tra i vari ordini degli psicologi, rappresentando il primo passo per aumentare la consapevolezza sull’importanza di agire sui temi della salute mentale. Se questo successo si estendesse a tutte le regioni, permettendo anche sedute online, il benessere dei cittadini verrebbe davvero agevolato e protetto.

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