Il futuro è vintage?

Il 22 aprile 1970 nasce negli Stati Uniti la Giornata Mondiale della Terra, manifestazione internazionale dove ambientalisti da tutto il mondo si mobilitano per la salvaguardia del nostro pianeta. Denis Hayes, primo coordinatore dell’evento, indice l’Earth Day Network coinvolgendo più di 180 nazioni. Il 22 aprile 2020 per il cinquantesimo anniversario, il tema della giornata è stato l’azione per il clima e in particolare il cambiamento climatico, inducendo così il mondo a mobilizzarsi per fare la differenza, per esempio riducendo le proprie emissioni di gas serra e quelle dei mezzi di trasporto. Promuovendo lo sviluppo di tecnologie a bassa emissione di CO2, utilizzando fonti di energia rinnovabili e sostituendo le sostanze che riducono lo strato di ozono con alternative ecologiche. A partire dagli anni Novanta governi, aziende e singoli cittadini hanno adottato sempre di più politiche ambientali e esempi di sostenibilità come i principi dell’economia circolare.

Attraverso i principi dell’economia circolare viene completamento modificato ogni processo dalla progettazione, alla produzione fino a come viene pensato e trattato il rifiuto dell’azienda produttrice evitando così sprechi e trasformando scarti in opportunità. L’economia circolare impone all’azienda di tenere conto di tutto il ciclo di vita del prodotto. Partendo dal progettare utilizzando materie prime riutilizzabili, biodegradabili, riciclabili e non tossiche fino alla lavorazione e commercializzazione che devono rispettare le direttive dell’Unione Europea sull’Ecodesign. Alla base troviamo la volontà di preservare il valore di un prodotto in tutto il suo ciclo di vita attraverso il riuso, il riciclo, la rigenerazione e input rinnovabili.

Riguardo le emissioni dell’industria della moda “Solo nell’Unione Europea si producono ogni anno più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti, in Italia quasi 500 kg pro capite” ed è inoltre la più grande fonte di emissioni di gas serra al mondo. La moda circolare, basata sui principi dell’economia circolare, utilizza il modello recupera-ricicla-riusa o ancora il modello ripara-riutilizza-ricicla. I prodotti sono creati con materiali rinnovabili come le materie prime-secondarie cioè materiali di scarto già utilizzati in cicli produttivi precedenti; in modo da durare, poter essere modificati e poi riutilizzati non attingendo a nuove materie prime.

Abbigliamento vintage

Il riuso e il recupero all’interno del modello della moda circolare, comprendono l’acquisto di abbigliamento usato e vintage. Una tendenza sempre più diffusa nelle nuove generazioni, che permette di indossare abiti di buona qualità, connotati da stile e da sostenibilità.

Il termine vintage deriva dal francese ed è utilizzato per indicare il vino d’annata, un vino pregiato che migliora con l’invecchiamento. Successivamente il termine entra nella lingua comune per indicare capi di abbigliamento, accessori e mobilio demodé di almeno vent’anni.

Ad Anna Piaggi viene attribuita l’invenzione dello stile vintage, giornalista e appassionata di moda musa, di diversi stilisti come Karl Lagerfeld. Il suo eccentrico armadio era frutto di acquisti avvenuti in mercatini di tutto il mondo con cui creava abbinamenti originali, un mix tra passato e presente che diede il via a uno stile unico: “Era diventata lei stessa il palcoscenico di una moda”.

Secondo un report di Boston Consulting Group il valore attuale del mercato mondiale di abbigliamento di seconda mano è tra i 30 e i 40 miliardi di dollari. Le previsioni di crescita sono tra il 10% e il 15% annui entro il 2024, arrivando, in dieci anni, a superare il fast fashion.

A seguito del periodo d’emergenza i giovani hanno portato la loro attenzione sulla salute ambientale e sulla sostenibilità. Nel 2019 il 30% dei Millennials ha acquistato abbigliamento di seconda mano, il 40% della Generazione Z ha fatto altrettanto. Questo perché c’è una crescente attenzione dei giovani per i capi griffati che in questo modo costano meno. Essi acquistano nei mercatini rionali, nei negozi vintage e in eventi come Vinokilo.

Vinokilo

Eventi come Vinokilo vendono abbigliamento vintage al chilo: sono itineranti, si spostano per tutta Italia e in molti altri paesi europei. Gli addetti espongono centinaia di abiti di seconda mano su relle appendiabiti, organizzati in categorie. Possiamo trovare capotti, giacche, abbigliamento sportivo, jeans, pantaloni, gonne, felpe, camicie e t-shirt assolutamente non divisi per genere. Inoltre le scarpe di seconda mano non devono essere pesate ma hanno un loro reparto e prezzi differenti.

Una volta selezionati una serie di capi interessanti, è possibile provarli negli appositi camerini e successivamente riporre i capi che non ci donano o che preferiamo non acquistare, esattamente come in un qualsiasi negozio fisico.

Gli abiti costano dai €35 ai €50 al chilo, a seconda della giornata. All’interno del luogo troviamo diverse bilance sulle quali possiamo pesare i possibili acquisti e calcolare l’ipotetica spesa finale.

Sul sito ufficiale di Vinokilo trovate le informazioni sul prezzo, inoltre ogni giorno sono proposti abiti nuovi e differenti fra di loro, in modo che anche chi vuole acquistare l’ultimo giorno può trovare un vasto assortimento di abbigliamento. In ogni caso consigliano di partecipare a questo tipo di eventi la mattina del primo giorno in modo da trovare i pezzi migliori e le taglie più comuni.

Inoltre donando a Vinokilo i propri abiti usati è possibile ricevere una percentuale di sconto sul prezzo dei propri acquisti, in base al peso dei capi regalati.

Negozi vintage

Gli abiti vintage o usati che troviamo nei negozi, costano maggiormente rispetto a quelli che troviamano, chitarra, negozio, negozio, dito, moda, sospeso, capi di abbigliamento, cremagliera, shopping, stoffa, camicia, indumento, tessuto, guardaroba, tessile, numeri, armadio, appendere, cotone, Abiti, casuale, indossare, Al dettaglio, camicie, maglioni, gruccemo a eventi come Vinokilo o nei mercatini. Questo perché i capi vengono ricercati e selezionati accuratamente, riparati e, qualche volta,  modificati dai negozianti. Spesso persone che con passione portano avanti l’obiettivo della sostenibilità, diffondendolo anche al pubblico, attraverso la vendita di capi unici e originali.

I negozi vintage sono ormai nella maggior parte delle città. Sul web troviamo una molteplicità di siti che parlano di tantissime di queste attività specificando i loro indirizzi. Tante delle quali possiedono siti web su cui è possibile fare acquisti, per uno shopping online sostenibile.

I negozi di abbigliamento di seconda mano, sono invece un discorso differente. Non vendono abbigliamento vintage ma abiti usati quindi con meno di vent’anni. I prezzi sono stracciati perché spesso, ma non sempre, sono vestiti donati che, cooperative di diverso tipo, raccolgono, lavano, riparano e mettono in vendita; in modo da evolvere il ricavato in beneficienza per piccole o grandi cause.

Mercati o mercatini rionali

In qualsiasi comune e paese d’Italia ci sono una o due volte a settimana mercati con banchi che vendono sia cibo che abbigliamento. Alcune di questi sono specializzate nella vendita di abbigliamento di seconda mano; ambulanti che acquistano grandi quantità di vestiti usati, li lavano, riparano e vendono a prezzi molto bassi. I mercati delle pulci, presentano invece lunghe file di bancarelle di soli abiti, accessori, mobilio e soprammobili vintage e di seconda mano.

Per trovare l’abbigliamento migliore, gli appassionati si recano di prima mattina e passano ore a rovistare tra i tantissimi mucchi di abiti, per trovare piccoli tesori, capi in buono stato, alla moda e spesso anche griffati. È importante prestare attenzione alle etichette dei capi che vanno attentamente controllate, in modo da scovare possibili imitazioni di grandi marchi. Capire inoltre la composizione di fibre dei tessuti: fondamentale privilegiare filati naturali come il cotone, il lino, la canapa, la lana e il cashmere che hanno sicuramente una durata maggiore nel tempo.

I vestiti trovati e scelti vanno ispezionati, le cuciture e gli orli devono essere in buone condizioni. I tessuti non devono presentare pilling nei punti critici: le fastidiose palline che si formano con il tempo e lo sfregamento sulla stoffa; segno di consumo prolungato del tessuto liso che, assottigliandosi, potrebbe bucarsi o segno dell’utilizzo di misture di fibre che non si abbinano bene tra di loro, come lana e cachemire o seta e cotone. Non devono inoltre presentare strappi o fori che sono difficili da riparare o nascondere.

Importante controllare i colletti, i polsini e il sotto braccio delle camicie che non devono essere sporchi, rovinati e presentare segni di usura. Nei maglioni va controllato il possibile infeltrimento della lana che trasformerebbe il capo morbido in un tessuto rigido e scomodo da indossare. Infine nelle borse la base e le parti di pelle o finta pelle devono essere intatte, senza crepe e indizi di continuo sfregamento che portano il tessuto a seccarsi e sgretolarsi con il tempo.

Se noterete uno qualsiasi di questi difetti e comunque deciderete di acquistare il capo, potete sempre contrattare sul prezzo, mostrando ciò che non va nel capo. In ogni caso è sconsigliabile comprare capi e accessori di quei marchi che vengono più spesso contraffatti in modo da non cadere in inconsapevoli acquisti non etici.

Vintage per tutti

L’abbigliamento vintage è quindi l’alternativa più semplice e sostenibile, all’abbigliamento fast fashion; permette di avere molti capi nel nostro armadio, spendendo poco e creando un impatto minimo sull’ambiente; in quanto riutilizziamo abiti già immessi sul mercato dando loro una seconda o terza vita. Lo stile vintage o usato è unico, tanti capi sono posseduti e di conseguenza indossati da una sola persona, permettendo a ognuno di noi di essere alla moda con il proprio tocco personale.

L’abbigliamento vintage non è comunque facile come il fast fashion, ogni capo va cercato spesso per molto tempo con grande impegno e elevata attenzione. Con esercizio però chiunque può farsi l’occhio, diventare abile a riconoscere i capi migliori, capaci di valorizzare la nostra persona e aggiungere un tocco originale agli outfit di tutti i giorni.


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