“Il Principe” di Machiavelli: il vero politico

La figura di Machiavelli è tuttora al centro di controversie e dibattiti. Le idee introdotte da Machiavelli sono state talmente di grande impatto nella cultura occidentale che ancora oggi si faticano a digerire. Questo perché l’ideologia machiavelliana si presenta come anticonformista, in contrasto con il pensiero popolare, in quanto rivelatrice di una realtà così complessa. Machiavelli supera la tradizionale distinzione tra bene e male, mostrando come queste due realtà possano incrociarsi e persino invertirsi i ruoli: il male necessario e il bene nocivo. Già il peso di questa idea dimostra quanto Machiavelli sia spinto oltre, creando così diffidenza nei suoi confronti. Per questa ragione intorno alla figura dell’autore permangono incomprensioni, interpretazioni approssimative che spesso deviano dal reale pensiero di Machiavelli. Ma nonostante la cattiva fama, l’eredità di Machiavelli a livello culturale e politico, soprattutto grazie al Principe, è senza dubbio considerevole. 

Machiavelli: un politico non politico

Il più grande merito da riconoscere a Machiavelli è certamente l’aver posto le basi della politica come scienza. Attraverso le teorie elaborate all’interno del Principe, ha messo in evidenza come sia doveroso uno studio approfondito per delineare le linee guida di una politica efficiente. Una politica non fondata sull’idealismo, i buoni propositi, ma pratica, che si pone come fine principale l’ottenimento e il mantenimento del potere. È questo l’obiettivo che intende perseguire Machiavelli con la realizzazione del Principe, che si presenta quindi come una guida pratica che mostra come dev’essere e come deve agire il principe di successo. 

Ma il principale motivo che spinse Machiavelli alla realizzazione del Principe fu un’esigenza personale, quella di tornare a far politica a Firenze. Se oggi Machiavelli viene ricordato come un grande politico abile, in realtà in vita fu estromesso da qualsiasi carica politica. Questo non fu a causa della sua competenza politica, bensì per ragioni al di fuori del suo potere. La situazione politica di Firenze a fine ‘500 era di fatto totalmente instabile. Durante la Firenze repubblicana, Machiavelli godeva di un incarico diplomatico importante e di una fama considerevole. Tuttavia perse tutto quando tornò al potere la famiglia Medici. Di fatto poco dopo il loro ritorno, venne accusato di aver partecipato a una congiura contro i Medici, poi incarcerato e torturato, finché non ricevette l’amnistia e fu liberato, ma col divieto di partecipare alla vita politica. Machiavelli si trovò costretto così all’esilio, ritirandosi nel suo podere dell’Albergaccio e conducendo una vita mediocre, ordinaria, lontana dal mondo politico.

Durante l’esilio all’Albergaccio Machiavelli non si snatura, bensì dedica maggiore attenzione al suo interesse per la materia politica. Nonostante delle giornate condotte superficialmente, descritte nella celebre Lettera al Vettori, Machiavelli durante le sere compie i suoi studi storiografici. Poi, animato dalla sua indole concreta, mette in pratica gli insegnamenti acquisti e le teorie formulate. Così nasce Il Principe, un’opera con cui Machiavelli immagina il riscatto che meriterebbe, ma che sfortunatamente non avviene. 

Il principe perfetto

Se si domanda come debba essere il governante ideale, le risposte tenderebbero a valori comuni, quelli considerati positivi: deve essere carismatico, buono, generoso, fedele… Ma per Machiavelli la realtà è molto più complessa. Una delle critiche più ricorrenti all’ideologia machiavelliana, è che sia finalizzata alla legittimazione della tirannia. Si accusa Machiavelli di ritrarre il governante ideale come un tiranno: cinico, crudele, spietato, che mira solo ai suoi interessi. In realtà Machiavelli non intende promuovere un governante dispotico, bensì vuole evidenziare come spesso gli atteggiamenti e aspetti considerati negativi possano essere utili al successo politico. Inoltre, primariamente anche Machiavelli dichiara che è lodevole che il governante rispecchi i valori comuni, ‘nondimanco’ c’è sempre un aspetto che mostra la complessità della realtà

Secondo Machiavelli la principale qualità che deve avere il principe è la duttilità, la capacità di saper trasformarsi secondo le circostanze. Machiavelli distingue nell’uomo politico la sua reale personalità dall’apparenza esterna. Queste devono essere modificate secondo la virtù del politico: la prima deve essere forzata secondo l’esigenza, mentre la seconda deve essere mantenuta sempre credibile. Si evidenzia così come per l’uomo politico sia fondamentale il costruirsi, simulare il proprio comportamento affinché si adegui alla necessità. E spesso la necessità promuove degli atteggiamenti condannati dalla morale tradizionale: la crudeltà, l’astuzia, l’inganno. Ma il male non diventa un fine, bensì un mezzo che il buon politico deve essere in grado di gestire, sapendo quando sia il caso di usarlo e quando no. 

La principale giustificazione che Machiavelli pone per l’agire ‘crudele’ del principe, risiede nella natura umana. Per Machiavelli, l’umanità è crudele per natura, incline alla sola ricerca del proprio interesse e guadagno, sempre pronta all’inganno. Il principe, essendo anch’egli umano, non è esente da queste inclinazioni e pertanto non deve preoccuparsi della fama di crudele. Tuttavia non deve lasciarsi sopraffare dalla propria natura, bensì porla sotto il proprio controllo, così da poter governare coloro che non ne sono in grado.  

La fortuna 

Il più grande ostacolo all’agire umano è senza dubbio ciò che è fuori dal proprio dominio: la fortuna. Sulla sua origine ancora persiste una duplice interpretazione: o è manifestazione dell’intervento divino, o semplicemente un fenomeno casuale. In epoca rinascimentale queste visioni erano rappresentate rispettivamente dalla prospettiva medievale e da quella umanista. Ma entrambe concordavano sul fatto che la fortuna regolasse il destino dell’uomo, senza che questi potesse intervenire. Machiavelli invece dichiara che sì la fortuna domina la vita umana, ma solo per metà: l’altra metà è sotto il dominio umano. Pertanto l’umanità ha la possibilità di agire sulla propria vita orientandola secondo la proprio volontà, facendo sempre i conti però con una forza che sfugge al dominio umano.

Una delle più importanti virtù che deve possedere il principe è di fatto l’abilità di far fronte alla fortuna. Il principe deve avere la capacità di anticipare i possibili pericoli futuri e agire in modo di evitarli o di ridurre i rischi. Per esprimere questa virtù, Machiavelli usa il celebre paragone tra la fortuna e un fiume. Il fiume può straripare e provocare effetti disastrosi per l’uomo, ma quest’ultimo può intervenire mettendo argini al fiume. In questo modo minimizza la possibilità di un futuro straripamento e i suoi effetti. Alla stessa maniera deve agire il principe efficiente, abile nell’adottare le migliori misure di prevenzione. Il principe così preserva l’integrità del suo obiettivo principale, ossia il potere. Il principe abile a ridurre i rischi di una possibile decadenza, ha ottima possibilità di mantenere il proprio potere e dimostra la sua efficienza

Un politico moderno 

Sebbene la teoria politica di Machiavelli abbia subito numerose critiche per l’assurdità della messa in pratica, alcune idee si sono inserite e radicate nella vita politica moderna. La principale consiste nell’importanza dell’opinione pubblica sull’agire politico, l’influenza che esercita sui governanti e che determinano le loro scelte. Di fatto la necessità di far leva sul consenso generale per porre basi solide al proprio potere è una priorità che Machiavelli ha evidenziato nel Principe. E il rapporto diretto tra politica e la massa è una costante che si è posta a base della vita politica degli ultimi secoli. 

E per rapportarsi in modo proficuo con il popolo, il principe deve curare la propria immagine. Per il mantenimento del potere è infatti indispensabile il favore, o almeno l’accettazione del popolo. In tal maniera il principe evita il malcontento generale che, se trascurato, porta alla ribellione e quindi alla perdita del potere. Per questo è fondamentale per il principe costruire un’immagine di sé che, anche se non rispecchia la verità, è vista di buon occhio dalla comunità. Inoltre, il principe deve evitare di recare un danno diretto al popolo per non causare l’odio e quindi la perdita del consenso. Di fatto, sulla questione se sia meglio che il principe sia amato o temuto, Machiavelli chiarisce che egli deve essere temuto ma non odiato. Il principe deve suscitare timore, riverenza, ma non deve mai provocare l’odio del suo popolo. Su questo concetto fanno leva tuttora politici di grande successo che, volenti o nolenti, si basano sulle idee eterne di Machiavelli.


Fonti

Niccolò Machiavelli, Il Principe, Bur Rizzoli, 2021

Crediti

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