“Scream”: la saga slasher arriva al suo quinto capitolo

A 25 anni e qualche giorno dal rilascio del suo capostipite, Scream 5 è finalmente giunto nelle nostre sale cinematografiche ed è pronto a terrorizzare gli spettatori con una formula filmica assestatasi negli anni e divenuta un vero e proprio marchio di fabbrica. Diretto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillet, il quinto capitolo della saga è dedicato al suo creatore, il grande Wes Craven, purtroppo scomparso nel 2015, e si pone dunque il duplice obiettivo di stupire il pubblico e omaggiare quello che, a tutti gli effetti, è il franchise slasher più famoso del mondo.

Prodotto e distribuito dalla Paramount Pictures, Scream 5 ci riporta dunque nella “ridente” cittadina di Woodsboro per deliziarci con un modello narrativo che, dal ’96, ha reso la saga una vera e propria rielaborazione concettuale e metacinematografica del genere horror.
Ma quali sono le ragioni che dopo oltre 25 anni spingono il pubblico a riempire le sale? In che modo Scream si è insinuato nel panorama filmico moderno ritagliandosi un ruolo di così primaria importanza?

 

Ghostface

Inutile negarlo; le storie di paura esercitano da sempre un grande fascino sulla nostra immaginazione. Siamo costantemente alla ricerca di nuove storie in grado di spaventarci, in grado di scatenare quel rilascio di adrenalina che, almeno per qualche attimo, ci lascia scoperti, insicuri, alla mercé del puro e semplice terrore. E il compianto Wes Craven è stato, negli anni, un grande maestro dell’horror, autore di veri e propri capisaldi del cinema moderno e post, creatore di figure divenute iconiche, esseri mostruosi e spaventevoli capaci di affollare i nostri peggiori incubi.

Parzialmente ispirato alle vicende del killer Daniel Harold Rolling, Ghostface è uno dei prodotti più riusciti della mente di Craven. La sua maschera, il contrasto cromatico tra bianco e nero, il suo coltello, l’abitudine di inseguire le vittime; tutte caratteristiche che pescano volutamente dal bagaglio primordiale delle paure umane, facendo leva sull’ignoto e sulla malignità impietosa che esso può nascondere.

 

Ciao Sidney…

La sequenza d’apertura del primo Scream racchiude un altro dei motivi di riconoscibilità della saga. Un paradigma, quello della telefonata di Ghostface, evolutosi nel tempo, trasferendosi dak telefono fisso alla chat di WhatsApp, ma capace di mantenere un innegabilmente elevato grado di tensione e imprevedibilità. La voce del mostro invade la privacy della vittima designata, modella la sua psiche, la confonde e la circonda del suo malvagio alone di morte fino a farla crollare.

Singolare, in questo senso, la scelta di affidare il meraviglioso doppiaggio italiano a Carlo Valli (in originale è Roger L. Jackson), storico doppiatore di Robin Williams. La voce di Mrs Doubtfire, Patch Adams, del professor Keating e di numerose altre figure paterne dell’infanzia di molti di noi, si tinge qui di triste e crudeli tonalità mortifere, lasciandoci inermi e al contempo affascinati dai suoi machiavellici e sanguinosi progetti.

 

Sidney, Linus, Gale

Nulla è in grado di fidelizzare diverse generazioni come un cast di personaggi all’altezza, in grado di fare breccia nel cuore di milioni di spettatori, ritagliandosi un posto nella memoria collettiva. Ed ecco perché la scelta di Neve Campbell, David Arquette e Courtney Cox per i ruoli dei protagonisti del franchise può dirsi, anche a distanza di anni, a dir poco azzeccata.
Il pubblico è letteralmente cresciuto insieme alla giovane Sidney, condividendo i suoi timori, la rabbia per il proprio destino, la sua voglia di rivalsa.

Così come si è appassionato all’improbabile love story tra il coraggioso e imbranato Linus e l’intraprendente, solo apparentemente senza scrupoli, giornalista Gale. Attori e personaggi che nella propria imperfezione hanno potuto godere di una scrittura brillante che, nel tempo, ha saputo descrivere una certa tridimensionalità caratteriale per nulla scontata.

 

Torno subito…

Infine sarebbe ignominioso dimenticare due dei principali punti di forza di una saga tanto ambiziosa da riscrivere, almeno sotto alcuni aspetti, le regole del suo genere di appartenenza; o, quantomeno, di farne un caso di studio interno al film stesso.

Non devi mai chiedere chi è? Non li vedi i film dell’orrore? È come chiedere di morire!

La satira che pervade il franchise fin dal primo capitolo gioca infatti su una serie di stereotipi che gli amanti dell’horror non possono non conoscere, facendo leva sulla possibilità di studiare questi schemi di genere e farne la principale arma di sopravvivenza. Vietato allora dire “torno subito” o appartarsi con una ragazza in camera da letto, comportamenti quasi masochistici all’interno della cultura orrorifica di massa. Così come, d’altronde, Scream ci ha insegnato che la fiducia è un lusso che i suoi personaggi non possono permettersi. “È sempre qualcuno che conosci” recita lo slogan della saga; e questa è, a tutti gli effetti, l’unica spaventosa certezza che attanaglia le nostre menti da più di 25 lunghi anni.

 

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