Auto elettrica rossa

Uno sguardo al futuro: tante auto elettriche, ma senza le infrastrutture

Negli ultimi tempi si vedono sempre più auto elettriche circolare tra le nostre strade. Gran parte delle aziende automobilistiche si stanno prodigando in questa direzione e molti osservatori predicono un prossimo e definitivo passaggio verso una circolazione più sostenibile. Ma è davvero possibile un cambiamento così imminente?

Obiettivi comuni da raggiungere

Tra gli obiettivi della normativa europea sul clima, il cosiddetto Green Deal, c’è l’ambizioso traguardo di realizzare entro il 2050 una società resiliente ai cambiamenti climatici. Questo comporta la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030.

Le norme stabilite hanno delineato un programma molto ricco che va a colpire diversi aspetti delle nostre economie: dall’uso di energia pulita allo sfruttamento del suolo. Tra i provvedimenti presi, anche le emissioni generate dai trasporti sono state oggetto di discussioni molto vivaci. L’obiettivo stabilito è fare in modo che, dal 2030, le auto e i furgoni nuovi generino rispettivamente il 37,5% e il 31% di emissioni in meno rispetto ai livelli del 2021. Tra il 2025 e il 2029 le autovetture saranno obbligate a tagliare le emissioni di almeno il 15%.

Auto elettriche: una novità?

Tra le soluzioni che le aziende automobilistiche hanno visto come più probabili, le auto elettriche svettano in classifica. In realtà, i primi prototipi di auto elettriche nascono già alla metà del 1800 e non sono successivi alle controparti a motore a combustione. Un indicatore rappresentativo di questa tendenza è che agli inizi del XIX secolo, negli Stati Uniti, si produssero circa 1600 auto elettriche su un totale di 4000.

Tuttavia, i costi di vendita decretarono l’inizio della fine della storia dell’auto elettrica. L’alternativa elettrica, infatti, costava circa il triplo di quella a combustione. E fu così che il motore a combustione prevalse nel mercato automobilistico. A distanza di oltre un secolo lo scenario non è poi tanto cambiato perché un’auto elettrica costa mediamente tra i 10.000 e i 15.000 mila euro in più.

Le auto elettriche sono il futuro?

Ma a complicare lo scenario della circolazione elettrica si aggiunge anche la mancanza delle infrastrutture necessarie a sostenere un cambiamento simile. Che l’Italia avesse un problema di infrastrutture era cosa nota, ma incentivare la vendita di auto elettriche senza permettere ai consumatori di avere l’effettiva possibilità di usarle è la cosa più contradditoria che ci sia. Il problema principale resta la mancanza di colonnine per la ricarica, aspetto di non poco conto considerato che senza l’elettricità l’auto non può muoversi.

Un problema comune a tutta Europa

Petr Dolejsi, direttore mobilità e sostenibilità dei trasporti dell’Acea (Azienda di energia elettrica e gas), sottolinea come per raggiungere i target in tema di riduzione della CO2 fissati dalla Commissione europa servano sette milioni di punti di ricarica pubblici invece dei 3,9 milioni della proposta attuale.

Secondo quanto ci mostra la mappa di Enel X, anche l’Italia sembra molto lontana dal raggiungere gli obiettivi stabiliti. In certe regioni del nostro Paese le colonnine elettriche non superano le trecento unità in tutto il territorio. Questo non crea problemi finché il numero di auto elettriche in circolazione risulta essere notevolmente minore rispetto a quelle a combustione, ma se il numero incrementasse cosa succederebbe? Si darebbe il via a una gara a chi fa prima ad arrivare alla colonnina elettrica più vicina a casa? Si creerebbero file chilometriche di auto in attesa di essere ricaricate? E in autostrada, dove mancano le colonnine a ricarica ultrarapida, i viaggiatori sarebbero costretti a sostare per ore nella speranza che la propria macchina non rimanga a secco?

Altri ostacoli

Inoltre, gran parte delle colonnine presenti sulle strade del nostro Paese sono a ricarica di potenza inferiore a 42 kW. Una ricerca di Altroconsumo sottolinea il bisogno di avere più colonnine con una potenza di ricarica superiore a 50 kW (per un massimo di 150 kW) in modo da rendere le ricariche più veloci ed evitare code di attesa. Ma alla condizione attuale solo il 7% di tutte le colonnine italiane presentano prestazioni efficaci da permettere una ricarica veloce, per cui gran parte dei consumatori continuano a scegliere di ricaricare la propria auto quando è ancora parcheggiata.

Auto parcheggiate per essere caricate da una colonnina elettrica

Una possibile soluzione?

Tra le soluzioni prese in considerazione quella della wallbox privata sembra essere la più quotata. Avere la possibilità di ricaricare la propria auto in un luogo considerato “sicuro” come un box o un parcheggio privato, è sicuramente un vantaggio da non trascurare.

Secondo una ricerca del Boston Consulting Group (una multinazionale statunitense), quelle effettuate privatamente hanno costituito la maggioranza delle ricariche in ogni parte del mondo, Europa compresa. Tuttavia, per quanti numerosi siano i vantaggi che si possono trovare in questa soluzione, essa non garantisce una buona prospettiva per il futuro.

Se la speranza finale è quella che la totalità della popolazione acquisti un’auto elettrica, come si può pretendere che ognuno installi una wallbox privata? Non sarebbe chiedere troppo ai cittadini? Siccome quello dell’azzeramento delle emissioni è un obiettivo che riguarda tutti, è bene che lo Stato si assuma le proprie responsabilità e che punti sull’aggiornamento dell’infrastruttura stradale.

Cosa ci dobbiamo aspettare?

Ma quindi le auto elettriche sono davvero il futuro? Probabilmente sì. Ma considerate tutte le problematiche ad esse correlate è possibile che l’obiettivo emissioni zero entro il 2030 sarà da posticipare a una data da definirsi (tanto per cambiare). Nella situazione attuale un passaggio definitivo alla circolazione elettrica è da dichiararsi impossibile.

È un peccato perché una circolazione più sostenibile potrebbe davvero rappresentare un passo avanti contro la lotta ai cambiamenti climatici, anche se questo aspetto dovrebbe tenere considerazioni più ampie come lo smaltimento dei motori elettrici e il modo in cui elettricità viene prodotta. Ad esempio, in un Paese come l’Italia, dove solo il 40% dell’elettricità è prodotto senza l’impiego di combustibili fossili, l’incentivazione delle auto elettriche richiede valutazioni molto attente. Ma per il momento non ci resta che aspettare e sperare in un avvenire, in cui l’attenzione alla questione climatica sia presa con l’urgenza che necessita.

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