oltre i propri limiti

Oltre i propri limiti: tra arte e disabilità (parte I)

 

Le mie abilità sono più forti della mia disabilità.

(Robert Hensel)

La disabilità è una condizione personale di chi ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma, pertanto è meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane.

La disabilità è una condizione difficile, ma ci sono state personalità che hanno sfidato loro stesse e sono riuscite ad andare oltre i propri limiti, realizzando capolavori inestimabili.  Ecco alcuni artisti con disabilità.

Francisco Goya

Francisco de Goya y Lucientes nasce nel 1746, contemporaneo di Canova e David, la sua pittura si colloca in una posizione differente dal coevo Neoclassicismo. Si nota fin dall’inizio un’adesione critica nei confronti del linguaggio artistico dei suoi colleghi; Goya elabora una pittura fondata sulla centralità del mondo interiore dell’artista e sulla libertà espressiva.

Goya realizza importanti capolavori, come I Capricci, una raccolta di ottanta incisioni con didascalie che raccontano il tema delle menzogne e dell’ignoranza. Celebri sono anche le due Majas, quella desnuda e quella vestida. Goya non è stato il primo a dipingere una donna svestita, ma la sua Maja desnuda è spogliata di ogni significato mitologico: il tema è la sensualità di una donna in atteggiamento di aperta seduzione. Il dipinto ha suscitato enorme scandalo; il pittore ha eseguito così una seconda tela, la Maja vestida, che esprime una sensualità maggiore rispetto all’opera precedente.

Maja vestida

La malattia: oltre i propri limiti

Nel 1792 l’artista spagnolo si ammala: i medici dell’epoca non sono riusciti  a dare una diagnosi, ma alcuni storici hanno ipotizzato che si trattasse di sifilide o di meningite batterica. Oggi, però, grazie a uno studio dell’Università del Maryland, si può presupporre che la malattia del pittore sia stata la sindrome di Susac. Si tratta di una patologia autoimmune, in cui il sistema immunitario attacca i vasi sanguigni nel cervello, nella retina e nell’orecchio interno. I sintomi includono forti mal di testa, problemi alla vista e all’udito.

Tra le sue ultime opere ricordiamo Saturno che divora un figlio, oggi collocata al Museo del Prado di Madrid, inizialmente eseguita sulle pareti della sua casa, La Quinta del Sordo. Quest’opera fa parte del ciclo delle pitture nere, iniziate all’età di 73 anni, quando l’artista inizia a perdere la fiducia e la speranza a causa della malattia che lo attanaglia e della guerra civile che la Spagna sta affrontando. L’opera è molto violenta: la vittima è priva di un braccio e della testa, e sta perdendo molto sangue. Saturno, l’artefice, ha lo sguardo di chi ormai ha completamente perso la ragione; a conferire ulteriore drammaticità alla scena è il tono cromatico: intorno alle figure principali c’è solo un profondo buio.

Goya muore all’età di 82 anni, nel 1828, ormai con l’udito del tutto compromesso. Nonostante le numerose difficoltà che l’artista ha dovuto affrontare nel corso della sua lunga vita, vediamo in lui un uomo che è riuscito ad andare oltre i propri limiti.

Henri Matisse

Henri Matisse nasce nel 1869 a Cateau-Cambrésis, ed è ritenuto tra i grandi innovatori della pittura. A ventun anni è costretto, a causa di una malattia, alla completa immobilità, ed è in quel momento che scopre il disegno. Dopo la guarigione inizia a viaggiare nel Mediterraneo e a Londra, dove scopre William Turner; da quel momento le sue tele iniziano ad avere un’intensa luminosità.

Ben presto, diventa il perno attorno a cui ruotano “le belve selvagge”, i Fauves, ossia gli esponenti dell’Espressionismo francese. La parentesi fauve di Matisse si chiude presto, ma di quel periodo ricordiamo l’opera I tetti di Collioure, oggi collocata al Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo. In questo dipinto del 1905 ca. Matisse ci propone un nuovo modo di intendere un paesaggio, non più come veduta illustrativa di un tratto di territorio, ma come un qualcosa che riesce a sganciarsi dalla realtà e a raccontare l’interiorità dell’artista.

Fin dagli esordi, Matisse sembra interessato ai rapporti tra i colori, e questa sua ricerca si compie nel 1909 con l’opera intitolata La danza, collocata al Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo. Di quest’opera colpisce il fondo blu e verde, sul quale si stagliano cinque copri rossastri, che si tengono per mano, impegnati in un girotondo. Il movimento è reso dal disegno e soprattutto dalla violenza del contrasto dei colori.

La danza

 Oltre la malattia

Ci sono sempre fiori per coloro che vogliono vederli.

(Henri Matisse)

Nel 1941 a Matisse viene diagnosticato un cancro all’intestino, dal quale riesce a guarire, ma si ritrova purtroppo ad affrontare nuovamente una condizione di immobilità. Costretto su una sedia a rotelle, riesce a liberare la fantasia e l’ingegno, modificando completamente il suo modo di fare arte. Colla e forbici prendono il posto di pennelli e colori: nascono così i papiers découpés.  Al 1952 risale il ciclo dei quattro Nudi blu: in questi collage, realizzati con tecniche e materiali semplici, Matisse rappresenta una donna nuda di colore blu su sfondo chiaro. La sua intenzione non è stata quella di voler raggiungere l’astrazione: infatti i corpi sono vivi e danzanti.

Matisse vanta una lunga carriera, muore infatti a Nizza nel 1954, all’età di 84 anni, lasciando ai posteri un’importante lezione; nonostante il declino fisico non bisogna arrendersi, ma provare ad andare oltre i propri limiti.

Frida Kahlo

Tra i maggiori esponenti del Realismo messicano del primo dopoguerra troviamo Frida Kahlo, nata nel 1907.

Frida Kahlo

Fin dalla tenera età, Kahlo è costretta a confrontarsi con una realtà difficile, quella della spina bifida, che i genitori scambiano erroneamente per poliomielite. La spina bifida è una grave malformazione del sistema nervoso centrale, i cui sintomi includono riduzione dei muscoli, paralisi degli arti inferiori, problemi urinari, stipsi, perdita della sensibilità degli arti inferiori e aumento del liquor nel cervello.

A diciotto anni, Frida rimane gravemente ferita nel corso di un incidente:  l’autobus sul quale stava viaggiando si scontra con un tram e le conseguenze sono drammatiche. La pittrice ha il ventre perforato da un palo di metallo, numerose fratture alla colonna vertebrale, al bacino e al piede. La giovane donna, costretta a un lungo periodo di riposo a letto, decide di andare oltre i propri limiti e inizia a dipingere.

Gli autoritratti

Piedi, perché li voglio se ho ali per volare?

(Frida Kahlo)

Frida Kahlo ha realizzato durante la sua carriera quasi solo autoritratti, volti a descrivere il suo stato di sofferenza fisica e mentale. Gli aspetti principali del suo lavoro sono l’attenzione al corpo femminile, non più visto solo dal punto di vista maschile. Le conseguenze dell’incidente l’hanno portata a sottoporsi, nel corso della vita, a numerosi interventi chirurgici alla colonna vertebrale, all’amputazione delle dita dei piedi e più tardi a quella della gamba destra.

Nel 1926 realizza il suo primo dipinto Autoritratto con abito di velluto, collocato in una collezione privata a Città del Messico. Dipingere diventa così un modo per sfuggire alla sofferenza, e per scavare nella sua interiorità; dalle sue opere emerge la sua continua lotta per l’esistenza, e la sofferenza di essere imprigionata in un corpo debole. La pittrice muore a 47 anni a causa di un’embolia polmonare, nel 1954.

Non solo artisti

Francisco Goya, Henri Matisse e Frida Kahlo sono solo alcune delle personalità che sono riuscite ad andare oltre i limiti imposti dalla loro disabilità. Ci sono stati, e ci sono tutt’oggi, tanti altri uomini, come Stephen Hawking, Ludwig Beethoven o Ezio Bosso, e anche tante donne, come per esempio Bebe Vio, Mary Bourke-White o Marlee Matlin che sono riusciti ad andare oltre i propri limiti.

Essere disabili significa essere degli artisti pronti a dipingere ogni giorno con dei colori diversi la propria vita. Significa inventare, creare, trovare soluzioni alternative per rappresentare la vita,
invece di usare il solito pennello sulla solita tela, con i soliti colori. Essere disabili significa riuscire a vedere al di là dell’ orizzonte, non limitarsi ad osservare la realtà così come appare.
La disabilità è un modo ingegnoso di vivere.

(Neil Marcus)


FONTI

G. Dorfles, A. Vettese, E. Princi, G. Pieranti, Capire l’arte, dal Neoclassicismo a oggi, Atlas, 2016, Bergamo.

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