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Le banche europee e i rischi climatici e ambientali nel 2021

La BCE segue da vicino gli sviluppi che avranno verosimilmente un impatto per gli enti dell’area dell’euro. Il piano d’azione della Commissione europea per finanziare la crescita sostenibile si prefigge di reindirizzare i flussi finanziari verso investimenti sostenibili, di integrare sistematicamente la sostenibilità nella gestione del rischio e di rafforzare la trasparenza e la visione a lungo termine. Per quanto riguarda in particolare il settore bancario, l’Autorità bancaria europea (ABE) è stata incaricata di valutare in vari ambiti come integrare i rischi ambientali, sociali e di governance nei tre pilastri della vigilanza prudenziale. Su queste basi l’ABE ha pubblicato un piano d’azione sulla finanza sostenibile e un Discussion Paper sull’integrazione dei rischi ambientali, sociali e di governance nel quadro normativo e di vigilanza.

La Banca centrale europea (BCE) è la banca dei 19 paesi dell’Unione europea che utilizzano l’euro. Il suo obiettivo è mantenere stabili i prezzi nell’area dell’euro. Come? Uno dei modi in cui la BCE preserva la stabilità dell’euro è attraverso delle strategie di inquadramento dei rischi climatici e ambientali che gli enti creditizi debbono applicare. E questo perché il degrado ambientale e i cambiamenti climatici possono essere causa di mutamenti strutturali che vanno a influire sull’attività economica e dunque sul sistema finanziario. Due sono i fattori di rischio principali: il rischio fisico e il rischio di transizione.

Il rischio fisico 

Con rischio fisico si intende l’impatto che i cambiamenti climatici e il degrado ambientale hanno sulla finanza; nello specifico si includono gli eventi metereologici estremi più frequenti e i mutamenti graduali climatici, ma anche l’inquinamento atmosferico, l’inquinamento dell’acqua e del suolo, stress idrico, deforestazione e perdita di biodiversità.

Il rischio fisico può essere o acuto o cronico: è acuto se provocato da eventi estremi come siccità, alluvioni e tempeste; mentre è cronico se causato da mutamenti progressivi come l’aumento delle temperature, l’innalzamento del livello del mare, la distruzione degli habitat, la scarsità di risorse così come dalla perdita della biodiversità. Un rischio di tale portata può arrivare, direttamente, a causare dei danni materiali o dei cali della produttività, ma indirettamente può anche arrivare a determinare eventi come l’interruzione delle catene produttive.

Il rischio di transizione 

Il rischio di transizione, invece, rappresenta la perdita in cui finanziariamente un ente può incorrere, direttamente o indirettamente, a seguito di un processo di aggiustamento nella direzione di un’economia più sostenibile in termini ambientali, come ad esempio un’economia a basse emissioni di carbonio. Un esempio potrebbe essere l’adozione improvvisa di politiche climatiche e ambientali, come anche un progresso tecnologico o un mutamento dei mercati.

Che cosa hanno fatto le banche europee?

La guida della BCE sui rischi climatici e ambientali sopra riportata risale al 2020. Ad ora, fine 2021, la maggior parte delle banche europee risulta essere bocciata dalla valutazione condotta dall’ex Eurotower:Nessuna banca vigilata dalla Banca centrale europea è vicina a soddisfare tutte le aspettative sui rischi climatici e ambientali”.

L’indagine ha riguardato nello specifico centododici banche, ovvero solo le principali banche europee sono state sottoposte a una diretta vigilanza. I risultati? La metà di queste prevede che i rischi climatici e ambientali avranno un impatto finanziario concreto, importante e rischioso nei prossimi cinque anni: che si tratti di rischio di credito, di rischio operativo o di rischio di modello di business. L’altra metà non si ritiene invece esposta ai rischi ambientali o legali al clima – rimane importante sottolineare che questa sessantina di banche ha mostrato carenze e lacune nella valutazione di suddetti rischi.

Ciò significa che non solo non sono state promosse, ma in più queste banche non sembrano nemmeno essersi impegnate, perché “i progressi per raggiungere tali aspettative sono ‘troppo lenti'”.  Le autorità di vigilanza hanno di conseguenza prima informato tali banche delle loro carenze e poi hanno chiesto loro una revisione completa delle pratiche per il 2022.

Pianificato sì, ma non interventi concreti

Si parla sì di bocciatura, ma parziale. E questo perché la BCE, in generale, riconosce che le banche europee si sono impegnate effettivamente per soddisfare le sue aspettative, ma solamente in merito agli organi di gestione, o alla propensione al rischio e alla gestione del rischio operativo; lasciando però comunque scoperte le aree quali la segnalazione interna, la gestione del rischio di mercato e di liquidità e le prove di stress “la metà delle banche non ha pianificato azioni concrete per integrare i rischi climatici e ambientali nelle proprie strategie aziendali e meno di un quinto ha sviluppato indicatori chiave di rischio da monitorare”.

In altre parole, sono poche le banche che non hanno sviluppato piani per migliorare le loro pratiche; il problema è invece la qualità di questi piani, che varia notevolmente e i progressi sono troppo lenti: “solo un terzo delle banche ha piani in atto ‘adeguati’ e la metà non avrà nemmeno completato l’attuazione dei propri piani entro la fine del 2022″.

La risposta della BCE

In conseguenza alla bocciatura, l’atteggiamento della Banca Centrale Europea è stato quello di inviare delle lettere con feedback individuali alle banche – invitandole a prendersi cura e colmare le proprie carenze – insieme a un requisito qualitativo come parte del processo di revisione e valutazione prudenziale (Srep). La Bce non demorde e gradualmente farà sì che le banche europee integrino il rischio legato al clima e all’ambiente nella sua metodologia Srep; e questo servirà poiché influisce sui requisiti patrimoniali di secondo pilastro.

In generale, nei feedback si legge che è presente anche una serie di buone pratiche:

Due terzi delle banche hanno compiuto progressi significativi nell’integrazione dei rischi legati al clima, nella gestione del rischio di credito, attraverso misure come procedure di due diligence rafforzate o nuovi criteri di eliminazione graduale per limitare le attività di finanziamento altamente esposte ai rischi legati al clima. Allo stesso modo, le banche stanno iniziando a valutare le certificazioni dell’etichetta energetica quando valutano le garanzie immobiliari, sebbene la maggior parte non includa ancora i risultati nelle pratiche di prestito e monitoraggio

Il passo successivo? Una nuova revisione completa da parte della BCE di come le banche si sono ri-preparate a gestire i rischi climatici e ambientali, con tanto di  approfondimenti sulla loro integrazione nella strategia, nella governance e nella gestione del rischio. Tale revisione avrà luogo nella prima metà del 2022, in parallelo con lo stress test di vigilanza della BCE sui rischi legati al clima.

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