Welcome to Horrorwood: lo splatter degli Ice Nine Kills

Lo scorso 15 Ottobre è uscito l’ultimo disco degli Ice Nine KillsWelcome to Horrorwood: The Silver Scream 2

La band statunitense proveniente da Boston, in Massachussets, perfeziona in maniera esemplare il cambio di genere, dallo ska punk dei primi periodi fino al metalcore mescolato a temi horror. Nel 2018 è uscito The Silver Scream, il prequel di questo progetto, e la domanda che tutti si sono posti prima di ascoltarlo è se effettivamente avrebbe superato le aspettative o se sarebbe rimasto un inutile tentativo di proseguire. Beh, la risposta è sì: ha superato le aspettative, e non in maniera indifferente.

The Silver Scream, che cosa ha scaturito nella band e nei fan

Per parlare di The Silver Scream servirebbe un articolo a parte, ma in breve possiamo parlare di cosa tratta e del perché ha portato il successo degli Ice Nine Kills a livelli internazionali. Concepire quest’album è stata una scommessa sin dal principio: si trattava di raccontare personaggi horror legati a film o a racconti e trasporli nel metalcore, senza sfociare nella banalità o nell’esclusività dei temi riservati ad una certa nicchia di persone.

Presero in pieno il centro dell’obbiettivo, riuscendo a far appassionare anche i puristi del metal ai loro brani, proprio grazie all’interesse suscitato dal pubblico nel capire di cosa stessero parlando all’interno del disco. Brani come The American Nightmare, riferito a Nightmare o Thank God It’s Friday, riferito a Venerdì 13, hanno incuriosito i fan dell’horror per capire come avrebbero parlato dei killer Freddy Krueger e Jason Voorhees.

La scena metalcore, a differenza di altri generi, richiede un requisito tecnico notevole per entrare a far parte dei “big”, perciò una band deve essere dotata di musicisti di rilievo. Gli Ice Nine Kills si differenziano anche per questo aspetto, avendo una line-up veramente forte e attenta ai minimi dettagli.

Welcome to Horrorwood: The Silver Scream 2

Tutto il contenuto di The Silver Scream è amplificato nel sequel, Welcome to Horrorwood: The Silver Scream 2.

Il disco si apre proprio con Opening Night e Welcome to Horrorwood, introducendo i vecchi ascoltatori, ma soprattutto i nuovi ad una realtà diversa da quella che potrebbero ascoltare in altre circostanze. Questo caloroso benvenuto non dà solo l’impressione di essere entrati in un mondo a sé, ma fa capire fin da subito che è stato costruito con le loro mani, frutto di sudore e fatiche. Finalmente sono tornati per mostrarcelo con una visione più matura.

La band coglie l’occasione della pandemia per trattare l’argomento in tema horror, come in A Rash Decision, riferendosi al film Cabin Fever (2002) di Eli Roth. Degenerando la situazione e ipotizzando un mondo popolato da zombie assetati di carne umana, i protagonisti cercano di contenere il virus in una casa di montagna, ricorrendo anche ai metodi più drastici per non infettare il mondo esterno.

I riferimenti ai film horror più importanti

Nel primo capitolo, la band aveva già citato i film horror più importanti del cinema statunitense, lasciando così perplessi gli ascoltatori per gli argomenti da trattare in un possibile sequel. Tuttavia, con l’uscita di questo progetto, non solo sono riusciti ad introdurre classici horror accantonati nel primo disco, ma anche film più recenti ed opere letterarie.

Ne è il primo esempio Assault & Batteries, quarto brano del disco, riferito a Chucky, protagonista del film La bambola assassina (1988), diretto dal regista Tom Holland. Il brano, come la discografia degli ultimi anni degli Ice Nine Kills, alterna voci cantate a growl e scream, che rappresentato i momenti più cattivi e macabri del racconto. Inoltre, è solito della band riprendere i motivetti che caratterizzano i film, come lo era stato nel primo capitolo, riferendosi a Jason di Venerdì 13 con “Ki-Ki-Ki, Ma-Ma-ma“, in questo caso c’è il richiamo alla bambola con “Na-na-na booboo, he’s gonna get you“.

Rispetto al disco precedente, troviamo la presenza di meno featuring, ma allo stesso tempo più importanti. Il primo di questi è Hip to Be Scared con Jacoby Shaddix, cantante della nota band Papa Roach. In questo brano c’è la rivisitazione dell’ormai cult American Psycho (2000), diretto da Mary Harron, che vede come protagonista un affascinante Christian Bale. Il titolo del pezzo deriva da una storpiatura di “Hip to Be Square“, brano di Huey Lewis & The News, presente in una violenta scena del film.

With my beauty routines and a fridge full of spleens
Some might say it’s extreme, but it’s time to say goodbye

Gli altri featuring sono in Take Your Pick con George “Corpsegrinder” Fisher, cantante della band Cannibal Corpse, The Box con Brandon Saller e Ryan Kirby, cantante della band Fit For A King, e infine F.L.Y con Buddy Nielsen, cantante della band Senses Fail.

L’ultimo brano citato, F.L.Y, è interessante dal punto di vista tecnico. Il titolo spiega da sé il riferimento al film La Mosca (1986) di David Cronenberg, in cui il protagonista si trasforma in una mosca a causa di un esperimento andato male. La parte interessante la troviamo in un interludio, in cui le chitarre riprendono esattamente la prima parte de Il volo del calabrone, mescolando l’opera classica ai breakdown del metalcore.

Il comparto tecnico

La caratteristica che stupisce al primo ascolto è proprio la sensazione di trovarsi davanti ad una band veramente capace di suonare e che esprime versatilità, mettendo sempre più in risalto la loro voglia di sperimentare, accantonando quella di normalizzarsi.

Rispetto al disco precedente, possiamo trovare alcune parti più thrash metal, ordinate da un ritmo più veloce e perfetto per un circle pit ad un concerto. La voce di Spencer Charnas è sempre più simbolica, riuscendo ad alternare il cantato con il growl, lo scream e lo yell in maniera esemplare. I ritornelli sono azzeccati, come in The Shower Scene, e rimangono impressi nella mente dell’ascoltatore. La parte strumentale è degna di nota, utilizzando riff complessi (spesso presi dal deatchore) ma allo stesso tempo catchy ed efficaci, rendono il complesso scorrevole e ben strutturato.

Certamente quest’ultima affermazione può essere discutibile. Per chi è abituato a seguire un ritmo costante e “monotono” di altre band o di altri generi, potrebbe trovarsi in difficoltà all’ascolto proprio per la versatilità e il continuo cambio di tempi.

Nonostante ciò, gli Ice Nine Kills stanno dando un contributo enorme alla scena metalcore, diversificandosi e avendo una personalità in un genere che giorno dopo giorno risulta sempre più piatto. Il successo ottenuto negli ultimi anni è più che meritato.

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