David Bowie: quali sono i brani di cui ancora oggi non possiamo fare a meno?

L’8 gennaio di 75 anni fa nasceva a Londra David Robert Jones, meglio conosciuto con lo pseudonimo di David Bowie, destinato a diventare uno tra gli artisti più famosi al mondo. Cantautore, attore e sceneggiatore, ma anche polistrumentista, il “Duca bianco” si situa al 23° posto nella lista dei 100 migliori cantanti di sempre, secondo la rivista «Rolling Stone». Nell’arco della sua carriera ci ha regalato brani indimenticabili e sempre attuali, colonne sonore per intere generazioni, che tuttora continuano a essere ascoltate.

Il modo migliore per celebrare Bowie, dunque, non può che essere attraverso le sue canzoni. Perciò oggi ci dedicheremo a una veloce ma attenta panoramica, attraverso le canzoni più apprezzate dal pubblico e osannate dalla critica. Un medley di parole e musica, per ricordare un artista andato via troppo presto, ma che ci ha lasciato un repertorio di successi tra i più ricchi e preziosi di sempre.

Space Oddity

Il nostro percorso comincia dal 1969, quando il cantante londinese pubblica l’album Space Oddity. Dopo un inizio abbastanza in sordina con il suo primo disco dall’eloquente titolo David Bowie, torna nello studio di registrazione per incidere altre canzoni. Con il nuovo lavoro il Duca fa centro: il singolo che immediatamente scala le classifiche porta lo stesso nome dell’album, Space Oddity appunto.

È più che un disco. È un’esperienza. Un’espressione della vita come gli altri la vedono.

Il viaggio spaziale di Major Tom è l’episodio attorno al quale si sviluppa tutto il brano. Le note delicate e allo stesso tempo malinconiche descrivono la permanenza dell’uomo nello spazio, probabilmente come metafora della solitudine. Bowie sembra lasciare un alone di mistero attorno alla canzone, facendo riferimento in qualche rara intervista a tematiche come l’alienazione o la sensazione di isolamento.

Per di più, ascoltando Space Oddity, non si può non trovare una correlazione con il film di Stanely Kubrick del 1968, intitolato 2001: Odissea nello Spazio. È proprio il cantante a dichiarare il suo grande apprezzamento nei confronti della pellicola, dalla quale ha senza dubbio tratto ispirazione.

The Man Who Sold the World

Il decennio successivo si apre con l’uscita di un nuovo album, The man who sold the world, che ha ricevuto immediatamente numerosi apprezzamenti da parte della critica. Questo ha dato a David Bowie la possibilità di partire con tour di promozione all’inizio del 1971, rivelatosi un vero successo. D’altronde il disco conduce gli ascoltatori su un territorio ancora più intimo e profondo rispetto ai lavori precedenti. In effetti il cantautore mette insieme una serie di eventi personali dolorosi, come la morte del padre o  la fine della relazione con la compagna Hermione, e li esorcizza attraverso la musica.

Il singolo, considerato come il più rappresentativo, porta lo stesso nome dell’album, e racconta la difficoltà di conoscere a fondo se stessi. Bowie nel 1997 ha dichiarato di aver scritto il pezzo in seguito alla profonda esigenza di scoprire e riconoscere parti di sé ancora inedite, quasi a voler affrontare un percorso psicanalitico grazie alla musica.

 Per me quella canzone ha sempre esemplificato lo stato d’animo che si prova quando si è giovani, quando ci si rende conto che c’è una parte di noi che non siamo riusciti a mettere insieme… C’è questa grande ricerca, un gran bisogno di comprendere realmente chi siamo.

Changes  e Life on Mars

Gli anni Settanta per Bowie si impongono senza dubbio come il momento di massima produzione artistica. In effetti, sempre all’inizio del decennio, vede la luce Hunky Dory, quarto album del cantante. Le atmosfere glam-rock, la voglia di spingersi oltre e di non identificarsi in nessun ruolo imposto dalla società sono tra gli ingredienti del nuovo incredibile lavoro. La prima traccia basta già per confermarlo: in atto c’è una rivoluzione e Changes ne è la testimonianza.

Strange fascination, fascinating me

Changes are taking the pace I’m going through

Medesimo album, ma altro grande straordinario successo: è la volta di Life on Mars, una ballad raffinata che ci porta letteralmente su un altro pianeta. Il testo è un mosaico di immagini diverse che parlano la lingua del glamour, e il cantante, con il suo look tutt’altro che convenzionale, lo rappresenta alla perfezione.

 Ziggy Stardust e Starman

The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars: il titolo del nuovo lavoro di David Bowie è tutto un programma. Il 1972 si apre con un’opera musicale a tutti gli effetti che passa alla storia come Ziggy Stardust. Più che come un disco, l’album si configura prima di tutto come un concetto, su cui si reggerà tutta la carriera del Duca bianco da lì in poi.

Ziggy, infatti, è l’immagine emblematica della “rockstar di plastica“; quella di un uomo caduto sulla terra per portare una rivoluzione nello spirito (e nel corpo) che sa di glam. Ziggy Stardust non è solo il nome in versione ridotta del disco, ma è anche il titolo di uno dei suoi singoli, perfetta descrizione dell’alter ego di Bowie.

Nello stesso lavoro musicale troviamo Starman, altro singolo che è passato alla storia. “L’uomo delle stelle” arriva su una Terra che è sempre più in difficoltà, e promette ai suoi ignari abitanti di salvarla.

There’s a starman waiting in the sky

He’d like to come and meet us

But he thinks he’d blow our minds

There’s a starman waiting in the sky

He’s told us not to blow it

Cause he knows it’s all worthwhile

Rebel Rebel

Nel febbraio 1974 David Bowie fa conoscere al mondo intero un altro album, intitolato Diamond Dogs. Il singolo estratto è un vero e proprio inno generazionale: Rebel Rebel è il simbolo di un grande cambiamento. Il Duca, attraverso un riff memorabile, vuole mandare un esplicito messaggio di ribellione e un invito a mostrare se stessi senza filtri, senza il bisogno di maschere.

Rebel Rebel, you’ve torn your dress

Rebel Rebel, your face is a mess

Rebel Rebel, how could they know?

Heroes

A chiudere il nostro percorso tra i brani indimenticabili di Bowie, c’è un altro pezzo incredibile: Heroes. Si tratta del singolo estratto dall’omonimo album del 1977, in cui l’atmosfera appare molto diversa da quelle descritte fino ad ora. La voglia di ribellarsi lascia spazio a un tono che sa di disincanto. In effetti, secondo alcune testimonianze, il cantante in quel momento stava attraversando un periodo piuttosto buio. La vita a Los Angeles rischiava di imprigionarlo in un giro di eccessi, da cui uscire non è stato così semplice. Solo trasferendosi a Berlino, Bowie sembra rinascere e cominciare un nuovo capitolo della propria carriera.

Tutto questo passa attraverso la trama letteraria e sonora di Heroes, il cui ritornello è un chiaro messaggio per gli ascoltatori. L’invito è un moderno carpe diem: non bisogna perdere tempo a camminare lungo percorsi facili e insignificanti, perché, anche per un solo giorno, possiamo essere eroi.


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