f o l l o w t h e r i v e r

Il 10 novembre è uscito l’ultimo progetto di f o l l o w t h e r i v e r, Whatever The Future Holds, I’ll See You There.

Nome d’arte di Filippo Ghiglione, f o l l o w t h e r i v e r è un’artista ligure emergente che ci fa fare un tuffo tra le steppe del Wyoming, portando in alto il suo folk mischiato all’alt-pop.

Nel corso del 2016 viene pubblicato il primo EP, How To Rebuild A Pounding Heart, registrato tra Genova e Milano

e concepito come una sorta di rehab da una delusione amorosa. Nel 2017 realizza il secondo EP Into This Morning Mood registrando e realizzando tutte le canzoni in solitaria in una piccola casa sui monti della Valle D’Aosta. Sempre fra le montagne viene registrato il terzo EP Blankets & Bumblebees, segnando un percorso che si avvicina ancora di più alle radici musicali di Filippo, che affondano nell’indie-folk nordamericano contaminato da beats elettronici. All’uscita seguono interessanti consensi della critica italiana ed estera, oltre che un tour accompagnato da Federico Malandrino, producer torinese.

Grazie alla collaborazione con Federico, produce e registra quattro brani a fine 2020, usciti come singoli. Aggiungendo un inedito, Filippo colleziona 5 brani pronti per diventare materia in Whatever The Future Holds, I’ll See You There. 

Egli stesso ama definirsi “Incastrato da qualche parte fra RY X e Apparat“, dandoci un assaggio di quello che le sue sonorità potranno essere.

Whatever The Future Holds, I’ll See You There

Quando ci dedichiamo all’ascolto di questo EP è impossibile non acquisire una maggiore sensibilità, lasciandoci chiudere a riccio grazie ad una voce e ad una chitarra, ciò che basterebbe ad un uomo per mettere in pausa lo scorrere del tempo.

Sin dal primo brano, November, As A Water Well, è percepibile la malinconia dell’artista, facendo immediatamente riferimento al suo amore, premettendo che novembre è in realtà una pozza d’acqua, e che dicembre arriverà presto. Dalla durata di quasi cinque minuti, egli non mira tanto al consenso quanto alla libera espressione di sé, partendo per un viaggio che vede come destinazioni i capitoli di questo progetto, considerandoli come pianeti da esplorare una volta approdati su di essi.

Dai brani successivi, la parte elettronica ispirata dagli Apparat entra un po’ più a gamba tesa, rendendo Werewolves non solo la punta di diamante dell’EP, ma anche il connubio più equilibrato tra folk e synth pop. Tuttavia, questi ritmi scanditi e perpetui non sono casuali, ma richiamano un’ambientazione tribale fatta di rituali ancestrali.

Il significato del brano è implicito nel titolo, al sorgere della luna piena ci ritroviamo a correre con i lupi mannari, metafora dei nostri demoni interiori ai quali non possiamo sfuggire in un momento riflessivo come la notte.

L’artista non perde occasione per sperimentare, ma sembra che un ritorno alle origini non faccia mai male, come nei due brani successivi Suitcases Melbourne.

Il distacco tra i due è sentito e curioso; Suitcases non dà troppa importanza ai problemi, che grazie alla procrastinazione insita nei più pigri, si riescono benissimo ad evitare per poi essere trascinati dietro il giorno successivo. Il brano è sinonimo di una vita in viaggio, in cui si ha sempre a che fare con le valigie e la briga di portarsi appresso il necessario. Ciò che caratterizza questo brano è il mood più allegro e intraprendente che lascia molto spazio alla parte elettronica, al contrario di Melbourne.

Quest’ultimo è l’esatto opposto del brano precedente, nel quale abbandona completamente la melodia catchy e si tuffa in un viaggio freddo e tempestoso in cui il protagonista si mette a nudo cercando di percorrere le sue radici,  respirando la purezza che lo circonda. Qui non c’è spazio per l’elettronica: tutto è accompagnato dalla chitarra acustica e dalla batteria, ricordando una nottata a guardare le stelle sdraiati nel cassone di un pick-up.

Arriviamo così all’ultimo brando dell’EP, The Needle, nonché unico inedito del progetto di f o l l o w t h e r i v e r.

Se in Melbourne l’artista si metteva a nudo, in questo brano prende il suo cuore in mano e lo spreme fino all’ultima goccia di sangue. Questo pezzo non è altro che una dedica alla sua amata. Una dedica talmente dolce e sensuale da poter essere faro nel mezzo del maremoto. Narra della costa che li ha accomunati, dove restando soli sono riusciti a parlarsi con il silenzio, perché a volte anche le parole sono troppo rumorose.

Whatever the future holds
I’ll see you there

Conclude così Filippo, affermando che in qualsiasi caso, qualunque cosa accada, rivedrà la sua Irene proprio lì, su quella costa.

Qui sotto puoi trovare Whatever The Future Holds, I’ll See You There, direttamente da Spotify:

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Crediti

Materiale gentilmente fornita da Astarte Agency

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