Turismo in Antartide: primo aereo di linea

Antartide

Il mondo del turismo, seppur nella categoria delle condizioni estreme, può festeggiare un nuovo traguardo: lo scorso 2 novembre è atterrato in Antartide il primo Airbus A340.

L’Antartide è, uno degli ultimi luoghi selvaggi rimasti inesplorati sul pianeta. Con condizioni meteorologiche avverse, i venti, le temperature gelide e gli iceberg imponenti si può definire un luogo estremo: bello ma allo stesso tempo impetuoso e selvaggio. Per molto tempo, è stato un continente impenetrabile a causa delle difficoltà per raggiungerlo in sicurezza.

La fase di atterraggio

L’airbus Hi Fly 801 è partito da Cape Town, in Sudafrica il 2 novembre scorso ed è stato organizzato dal nuovo progetto della White Desert: Wolf’s Fang. La società in questione, è specializzata in viaggi in luoghi estremi e proprio in Antartide ha allestito un resort di lusso. Il volo per raggiungere uno dei luoghi meno conosciuti al mondo, è durato quasi sei ore, mentre la permanenza solo tre ore, condizione necessaria a evitare la morte per assideramento. Nella regione antartica infatti, le temperature in questo periodo variano tra i -40 e i -36 gradi centigradi.

La sfida principale, per la compagnia aerea portoghese Hi Fly, non è stata solo quella del volo in condizioni climatiche avverse, ma soprattutto quella dell’atterraggio. L’airbus A340 infatti, ha dovuto eseguire la manovra di atterraggio su una pista di neve che, depositandosi su un ghiacciaio, finisce con il farne parte, denominata: ghiaccio azzurro. E, nonostante le numerose scanalature realizzate sulla pista per aumentare l’attrito con le ruote del velivolo, ha avuto poco più di 3.000 metri a disposizione per la frenata. Per la fase dell’atterraggio, l’equipaggio a bordo ha dovuto indossare degli occhiali particolari per evitare di essere accecati dall’intenso bagliore riflesso dalla superficie.

Abitare in Antartide?

No, non sarà comunque possibile abitare in Antartide e non solo per il clima inospitale, ma perché esiste un trattato artico firmato 60 anni fa, che ad oggi presenta la firma di 54 paesi, il quale ha dichiarato il continente un’area dedicata alla pace e alla scienza.

Questo nuovo traguardo, porterà molti nuovi turisti nel continente dei ghiacci. Probabilmente, non sarà più solo il turismo d’élite che ha visitato l’Antartide fino ad oggi. I turisti di domani, avranno la possibilità di vivere un ecosistema talmente vulnerabile, che verrà minacciato dalla loro stessa presenza. Ma non solo, potranno vedere dal vivo la fauna che di solito si osserva nei documentari. A questo proposito gli “esploratori” devono seguire delle regole molto rigorose, infatti a chiunque voglia accedervi, è vietato raccogliere qualsiasi cosa, avvicinarsi troppo alla fauna selvatica e pulire i propri effetti personali, per evitare di introdurre delle specie invasive.

Migrazioni future?

La condizione climatica che viviamo in questo momento, sta favorendo il riscaldamento globale. Secondo gli esperti, continuando di questo passo, fra mezzo secolo quasi un terzo della popolazione mondiale vivrà in aree considerate inadatte per l’uomo.

In questo momento storico, poco meno di 25 milioni di persone abitano nelle zone più calde del pianeta. Principalmente situate nella regione del Sahara in Africa, dove si raggiungono delle temperature medie annuali di circa 29° Celsius. Entro il 2070, con il surriscaldamento globale, l’aumento delle temperature comprenderebbe non solo più la regione del Sahara ma una parte molto più ampia dell’Africa. Senza considerare gran parte dell’India, del Medio Oriente, del Sud America, del Sud-est asiatico e dell’Australia.

Considerando la continua crescita della popolazione mondiale, nel 2070 il nostro pianeta potrebbe raggiungere i 10 miliardi di abitanti. A conti fatti significherebbe che quasi 3,5 miliardi di persone potrebbero ricoprire quelle aree. Certo, potrebbero migrare in luoghi più freddi, ma ciò comporterebbe da un lato la sovrappopolazione e dall’altro la probabile desertificazione; senza considerare i disagi economici e sociali che ne deriverebbero.

Uno studio della Banca Mondiale avvenuto nel 2018, ha stimato che il cambiamento climatico porterebbe alla migrazione di circa 140 milioni di persone tra Africa, Asia meridionale e America centrale a migrare all’interno dei propri confini entro il 2050.

Alcuni ricercatori hanno inoltre scoperto, attraverso uno studio sulla migrazione, che la maggior parte delle persone vive in aree all’interno delle quali ci sono degli intervalli di temperatura ristretti. Le temperature medie annuali sono di circa 11-15 gradi Celsius, mentre un numero inferiore di persone vive in aeree in cui, le temperature coprono un intervallo di 20-25 gradi Celsius.

Proiettandosi nel futuro, è stato scoperto che nonostante il cambiamento climatico potrebbe avere come conseguenza il riscaldamento, oltre gli intervalli di temperatura abitati oggi, potrebbe al tempo stesso far in modo che alcune parti più fredde del mondo possano diventare adatte alla vita.

Condizioni estreme

L’uomo, al momento, non ha possibilità di sopravvivere nei luoghi più freddi della terra, infatti il respiro stesso si trasformerebbe in cristalli di ghiaccio nel momento stesso in sui si espira. Tuttavia un giorno potrebbero diventare adatti alla vita anche quei luoghi in cui i termometri normali non funzionano.

Per esempio, tra i luoghi più freddi del pianeta possiamo trovare: Denali, in Alaska, in cui si trova la vetta più alta del Nord America che si innalza a più di 6.000 m sopra livello del mare e in cui nel 2003 è stata registrata la temperatura più gelida, quella di -73,8° centigradi; o anche Verkhoyansk, in Russia, nota per essere soggetta a inversioni di temperatura raggiungendo nel periodo estivo i 30° centigradi, che si trova all’interno del Circolo Polare Artico e ha registrato la temperatura di -69,8° centigradi la più fredda, mai registrata nell’emisfero settentrionale; o ancora Klinck research station, in Groenlandia, la più grande isola del mondo che a causa di una calotta glaciale che copre la maggior parte della sua terra, ha raggiunto i -69,4° centigradi.

Chissà che magari davvero fra più di mezzo secolo le migrazioni porteranno ad abitare anche questi luoghi. D’altronde a Oymyakon, in Russia, con una popolazione di meno di 1.000 abitanti, chiudono le scuole solo nel momento in cui le temperature scendono sotto i -55° centigradi.

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