Immagine di un fondale marino con barriera corallina

Salvare la barriera corallina partendo dalla crema solare

Che il pianeta, tanto sulla terraferma quanto sotto gli oceani, si stia erodendo e danneggiando sempre di più per via delle azioni umane non è più (purtroppo) una novità. Un’ulteriore sviluppo in questa direzione è stata la recente scelta della Thailandia di vietare l’utilizzo di determinate creme solari contenenti sostanze chimiche nocive per preservare la barriera corallina e l’ambiente marino.

Non si tratta della prima decisione del genere, infatti già Hawaii, le Isole Vergini americane, lo Stato di Palau nel Pacifico e la città della Florida Key West (2021) hanno vietato di vendere creme solari contenenti numerose sostanze, tra le quali l’ossibenzone e l’octinoxate, con l’aggiunta dell’ottocrilene nelle sopramenzionate isole.

Le Hawaii sono state il primo Stato statunitense a prevedere una legge in tal senso, chiamata Trattato Coralli Hawaii, entrata in vigore il 1° gennaio 2021. Dal 2018, inoltre, la nota spiaggia di Maya Bay dell’isola thailandese di Ko Phi Phi Leh, apparsa nel film The Beach con Leonardo DiCaprio, è stata ufficialmente chiusa al pubblico proprio a seguito di danni alla barriera corallina, per riaprire, forse, nel 2022. In Thailandia la multa da pagare per coloro che non rispettino suddetti divieti ammonta a circa 100.000 bath (circa 2500 euro).

Ma quali sono i rischi per l’ecosistema marino, e più nello specifico, per la barriera corallina?

La barriera corallina e il suo sbiancamento

Innanzitutto è fondamentale comprendere cosa sia la barriera corallina: si tratta di una formazione naturale composta da rocce e coralli che si trova nei mari e negli oceani, habitat di svariate specie di vita acquatiche. È di estrema importanza per la biodiversità dell’ecosistema, ma ogni anno è sempre più a rischio per l’inquinamento, per la pesca (intensiva e non), per i cambiamenti climatici – il surriscaldamento globale, infatti, non solo surriscalda l’acqua ma la acidifica, sciogliendo lo scheletro di carbonato dei coralli – e per lo sbiancamento della barriera corallina, al quale contribuiscono proprio le nostre creme solari.

La barriera corallina australiana dopo lo sbiancamentoI componenti contenuti nelle creme solari interferiscono con lo sviluppo delle larve di corallo, ostacolandone di conseguenza la riproduzione e portando, quindi, al fenomeno dello sbiancamento della barriera corallina. Questo sbiancamento, in alcuni casi, può essere reversibile, ma non nei casi più gravi e prolungati.

È stato portato avanti uno studio per osservare questo processo. Sono stati esposti alle tossine (ossibenzone e octinoxate) dei campioni di planula corallina (larve di corallo) e si è potuto constatare come, dopo circa un’ora di esposizione, i baby corallo iniziassero a cambiare forma e a non svilupparsi adeguatamente, per successivamente trasformarsi in scheletri rigidi e morire.

Ormai circa il novanta per cento della Grande Barriera Corallina si sta sbiancando e si stima che potrebbe sparire entro il 2100.

L’importanza della biodiversità e l’impatto dei filtri solari

Preservare la biodiversità, non solo marina ma di qualsiasi ecosistema, è fondamentale e necessario perché non rappresenta solo una ricchezza in sé, ma fornisce utili risorse per la vita umana e quella delle altre forme di vita.

Sul sito dell’ISPRA è possibile trovare esempi concreti del peso della biodiversità sulla nostra vita: 

Ad esempio, la biodiversità vegetale, sia nelle piante coltivate sia selvatiche, costituisce la base dell’agricoltura, consentendo la produzione di cibo e contribuendo alla salute e alla nutrizione di tutta la popolazione mondiale. Oltre un terzo degli alimenti umani – dai frutti ai semi ai vegetali – verrebbe meno se non ci fossero gli impollinatori (api, vespe, farfalle, mosche, ma anche uccelli e pipistrelli), i quali, visitando i fiori, trasportano il polline delle antere maschili sullo stigma dell’organo femminile, dando luogo alla fertilizzazione. Ci sono 130 mila piante a cui le api sono essenziali per l’impollinazione […] La biodiversità fornisce nutrimento (vegetali e animali), fibre per tessuti (cotone, lana, ecc.), materie prime per la produzione di energia (legno e minerali fossili) ed è la base per i medicinali. La perdita e l’impoverimento della biodiversità ha impatti pesanti sull’economia e sulle società, riducendo la disponibilità di risorse alimentari, energetiche e medicinali. Attualmente il mercato mondiale dei farmaci vale 650 miliardi di dollari e quasi la metà si basa su farmaci tratti, direttamente o indirettamente, dai regni vegetale e animale.

L’impatto dei filtri contenuti nelle creme solari sul mondo marino è stato oggetto di uno studio del 2015, portato avanti dal Professor Philippe Lebaron, docente di microbiologia ed ecologia marina dell’Osservatorio oceanologico di Banyuls-sur-Mer, in Francia.

Coralli sani nel Mar RossoL’obiettivo era osservare come i filtri si distribuissero nell’ambiente. Data la loro natura idrofoba, tendevano a sedimentarsi velocemente sulle superfici in fondo al mare e sulla sabbia, invece di rimanere dispersi in acqua. Essendo ovviamente tossici per diversi organismi fitoplanctonici e zooplanctonici e per i coralli si è poi proseguito con il testare una decina di filtri e i loro effetti su fitoplancton e zooplancton, organismi fondamentali per mantenere la vita tanto sulla terra quanto nel mondo marino.

Inoltre molti filtri che proteggono dai raggi UV possono penetrare nella pelle attraverso i pori ed entrare, di conseguenza, anche in contatto con pesci e molluschi. Buona parte di questi filtri però sono degli interferenti endocrini e possono appunto interferire con il normale funzionamento fisiologico degli organismi marini.

Stando a diverse indagini, circa il 25% della crema solare che applichiamo sul corpo raggiunge il mare, per un totale di circa 10.000 / 25.000 tonnellate di prodotti solari, di cui ben 4000 tonnellate vengono assorbite dai coralli.

Cosa possiamo fare?

Nel nostro piccolo, possiamo adottare una politica reef safe o reef friendly (cioè non dannosa per la barriera corallina) cambiando crema solare, che può essere non solo vantaggioso per l’ecosistema marino, ma anche un segnale importante ai produttori.

Le creme solari reef friendly sono tendenzialmente più ecologiche, poiché pensate proprio per avere un impatto ambientale il più ridotto possibile. Confezioni in materiali riciclati e riciclabili, composizione non dannose per la vita marina e, fortunatamente sempre più spesso, formulate nel rispetto tanto degli animali (quindi vegane e senza sperimentazione animale) quanto di coloro che le producono, cioè lavoratori e lavoratrici, ai quali vengono garantite condizioni lavorative dignitose.

Alcuni esempi di queste realtà sono Acqualaï, marchio italiano con confezioni derivanti da alluminio riciclato, formulazione vegana e che inoltre, per ogni acquisto, dona un euro all’associazione Plastic Free Onlus, il cui impegno è quello di pulire le spiagge.

Notevolissima anche la spagnola Freshly Cosmetics, la cui intera produzione è vegana, cruelty free (non sperimentata sugli animali), consegnata in confezioni riciclate e riciclabili e minimaliste e la cui protezione solare, oltre ad essere rispettosa della barriera corallina, è costituita da un filtro fisico e non chimico.

La differenza tra i due tipi di filtri è che quelli fisici sono composti da sostanze che oppongono uno schermo ai raggi UV, non trattengono il calore, non penetrano la pelle e hanno un potere allergizzante minore.

In conclusione, le misure intraprese dai vari Stati contro l’utilizzo di determinate creme o sostanze sono più che giustificate, a maggior ragione dato l’impatto che queste piccole scelte possono avere non solo sulla vita altrui, ma anche sulla nostra e sul nostro futuro. Le alternative ci sono ed abbiamo il potere di essere la guida di un cambiamento in meglio per tutto e tutti, partendo anche dalla nostra crema solare.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.