Klimt con un gatto

Klimt. La Secessione e L’Italia: mostra al Museo di Roma (parte I)

Dal 27 ottobre 2021 al 27 marzo 2022 si può ammirare, nella cornice del Museo di Roma, presso Palazzo Braschi, la mostra dedicata a Gustav Klimt e la Secessione. L’esposizione è curata da Franz Smola, Maria Vittoria Marini Clarelli e Sandra Tretter, ed è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, co-prodotta da Arthemisia che ne cura anche l’organizzazione con Zètema Progetto Cultura, in collaborazione con il Belvedere Museum e in cooperazione con Klimt Foundation.

La mostra ripercorre in quattordici sezioni le tappe della vita e della carriera d’artista del pittore austriaco, mettendo in risalto il suo ruolo nella Secessione viennese. Non mancano opere di altre figure appartenenti alla corrente artistica di Klimt, e si ha modo di apprezzare quadri di diversi pittori italiani che hanno fatto proprie le innovazioni d’oltralpe.

Chi sa vedere le cose belle è perché ha la bellezza dentro di sé. 

(Gustav Klimt)

Introduzione e prima sezione della mostra Klimt. La secessione e L’Italia

La sezione introduttiva offre una serie di pannelli che raccontano le tappe fondamentali della vita e della carriera di Klimt, in modo da poter orientare il visitatore a un’esposizione più consapevole e completa.

Gustav Klimt nasce il 14 luglio 1862 da Ernst Klimt, un incisore d’oro, e dalla moglie Anna, in quello che all’epoca era un sobborgo di Vienna. Gustav è il secondo di sette figli, e condivide la passione per l’arte insieme ai suoi fratelli Ernst e Georg. I tre ragazzi si formano presso la scuola di arti e mestieri di Vienna, e durante gli studi fondano  un gruppo di lavoro, la Compagnia degli Artisti, insieme al collega Franz Matsch.

Essendo specializzati in dipinti su pareti e soffitti, i giovani pittori ricevono importanti incarichi dagli architetti Fellner e Helmer, costruttori di teatri, che gli commissionano sipari teatrali e decorazioni delle volte. I lavori più importanti vengono eseguiti per il soffitto negli scaloni del Burgtheater di Vienna e per la tromba delle scale del Kunsthistorisches Museum, sempre a Vienna. Il successo della Compagnia degli Artisti è destinato però a durare poco; nel 1892 Ernst Klimt muore improvvisamente e il gruppo si scioglie.

Gustav Klimt, Marie Kerner von Marilaun in abito da sposa, 1891-1892.

La fama e la carriera di Gustav, però, sono solamente all’inizio; dal 1890 esegue ritratti per i circoli della classe media, molto apprezzati per l’esecuzione realistica.

Seconda sezione

Questa seconda sezione offre un pannello espositivo con un’esaustiva spiegazione della Vienna di inizio Novecento.

Nel 1857 l’imperatore Francesco Giuseppe decide di far abbattere le mura di Vienna, per cingerla con una strada alberata, la Ringstrasse, popolata di giardini, edifici di rappresentanza e caffè; tutti realizzati con con uno stile adeguato alle loro funzioni.

L’architetto Otto Wagner e il pittore Gustav Klimt, alla fine dell’Ottocento, sono impegnati nella realizzazione e nella decorazione di alcuni edifici della Ringstrasse, e affermano che bisogna adeguare l’arte agli stili di vita dei contemporanei.  Wagner, infatti, sostiene che: «Tutto ciò che è creato con criteri moderni deve corrispondere ai nuovi materiali e alle esigenze del presente.»

Questo episodio risulta fondamentale nella trasformazione artistica della Vienna del primo Novecento; in questo periodo, la città è ricca di fermenti culturali anche in ambito letterario, musicale e nel campo delle scienze, dove Sigmund Freud affronta il tema dell’inconscio.

Tra le opere esposte in questa sezione troviamo Vecchio uomo sul letto di morte e Josef Lewinsky nel ruolo di Carlos in Clavigo, entrambi di Klimt.

 

Gustav Klimt, Vecchio uomo sul letto di morte, 1899-1900 circa.

Terza sezione

La terza parte della mostra offre informazioni sulla nascita della Secessione viennese, e sugli artisti che ne hanno fatto parte. La Secessione è uno spin-off della Cooperativa di artisti visivi Vienna – Künstlerhaus, un’organizzazione che dominava sull’attività espositiva della città. Il 3 aprile 1897, Klimt e altri venti artisti danno vita alla Secessione; un mese dopo decidono di lasciare il Künstlerhaus. Dopo qualche anno, però, i componenti di questo movimento hanno tensioni e contrasti dovuti ai differenti modi di vedere e di fare arte; ciò porterà Klimt e altri artisti a lasciare il gruppo nel 1905.

In questa sezione di Klimt. La Secessione e L’Italia, è esposto il Manifesto per la I mostra della Secessione, raffigurante Teseo e il Minotauro, eseguito proprio da Gustav Klimt, nominato primo presidente della Secessione.  Il pittore, per questa occasione, rappresenta l’eroe greco nudo, ma le autorità impongono un’importante censura, decretando che i genitali di Teseo dovessero essere nascosti dal tronco di un albero.

Un’altra opera di Klimt all’interno di questa sezione è La signora davanti al camino, che porta subito l’osservatore ad entrare in contatto con l’artista viennese e col suo modo di intendere la figura femminile.

Wilhelm  List, I fratelli Theodor e Wilhelm List, 1898, dettaglio.

In questa sala, inoltre, sono esposte opere d’arte dei diversi artisti appartenenti alla Secessione, come Ver Sacrum della pittrice Elena Luksch-Makowsky, l’unica donna  ad  aver  partecipato  alle  esposizioni, o l’opera I Fratelli  Theodor e Wilhelm  List,  di Wilhelm  List.

 

Quarta sezione

La quarta sezione della mostra offre al visitatore una spiegazione sulla particolarità della Secessione. Questo movimento godeva, infatti, di uno stretto legame tra le belle arti, l’architettura e il design. Oltre a pittori, hanno fatto parte di questa corrente anche architetti, scenografi e designer innovativi, grazie ai quali le esposizioni della Secessione viennese hanno raggiunto un altissimo livello qualitativo.

In questa sala sono esposte diverse illustrazioni di Josef Maria Auchentaller per la rivista “Ver Sacrum”, per la quale i Secessionisti viennesi hanno lavorato. Sempre di Auchentaller è il Manifesto per la VII mostra della Secessione. 

All’interno di questa sala sono esposti anche dei manufatti d’artigianato, dalla bellezza travolgente e dai colori sgargianti.

Quinta e sesta sezione: i primi viaggi in Italia e Giuditta

All’interno di un’unica sala si trovano la quinta e la sesta parte dell’esposizione Klimt. La Secessione e L’Italia. La quinta parte racconta i primi viaggi In Italia del pittore viennese. Siamo nel 1899 quando Klimt si reca al Nord Italia con il collega e amico Carl Moll e la famiglia di quest’ultimo. Tra Gustav e Alma, la figliastra di Moll, scatta una forte e travolgente attrazione, ostacolata però dal patrigno di lei. Klimt, resosi conto del comportamento inadeguato, scrive le sue scuse all’amico, in una lunga lettera di tredici pagine.

In questi primi viaggi, Klimt visita Genova, Verona e Venezia. Quest’ultima città lo affascina talmente tanto che decide di tornarci nel 1903; in questa occasione visita altri diversi luoghi d’Italia, tra cui Ravenna. La città romagnola è famosa tutt’oggi nel mondo per i suoi splendidi mosaici medievali e bizantini, i quali hanno suscitato in Klimt un enorme entusiasmo.

A Ravenna tante povere cose – i mosaici di uno splendore inaudito. 

Dall’altro lato della sala si trova la sezione interamente dedicata a Giuditta. Nel primo decennio del Novecento, Klimt è un artista insolito e provocatorio che, nei suoi dipinti, si concentra sull’erotismo femminile, in particolare su personaggi carichi di simbolismo. La sua Giuditta, eseguita nel 1901, ne è l’esempio perfetto: l’eroina ebraica, che decapita il generale assiro Oloferne per salvare il suo popolo dalla rovina, è un palese esempio di femme fatale, che sprigiona pericolo ed erotismo allo stesso tempo. La Giuditta di Klimt è una figura sensuale, dallo sguardo lascivo, provocatorio e magnetico; riesce a trasmettere la sua natura di donna forte, come testimonia la testa di Oloferne che si intravede  in basso, quasi del tutto avvolta dall’oscurità.

Gustav Klimt, Giuditta I, 1901.

Settima sezione: Klimt e i quadri delle facoltà

In questa parte della mostra il racconto subisce un leggero ritorno al passato. Nel 1894 Klimt e il suo collega Franz Matcsh ricevono un importante incarico dal Ministero della Pubblica Istruzione: dipingere per il soffitto dell’Aula Magna dell’Università di Vienna delle allegorie monumentali. Klimt si dedica alle figure della Medicina, della Filosofia e della Giurisprudenza, caricandole di erotismo e trattando la sessualità in modo non convenzionale per l’epoca.

Sin dalla loro prima presentazione, queste opere suscitano l’indignazione da parte del pubblico e delle autorità e il Ministero decide così di non appenderle. Il pittore rinuncia al suo incarico, restituendo la somma che gli era stata versata anticipatamente per la realizzazione delle opere. Due dei dipinti della facoltà sono stati acquistati da un privato, mentre il terzo è stato esposto in una collezione museale.

Purtroppo queste tre allegorie sono andate distrutte durante la Seconda Guerra Mondiale e si conoscono grazie a delle foto in bianco e nero. Tuttavia, nel contesto di un progetto digitale realizzato da Google Arts & Culture, un gruppo di ricerca, avvalendosi delle tecnologie più all’avanguardia, è riuscito a ricavare il colore originale delle allegorie, partendo dalle foto in bianco e nero. La mostra Klimt. La Secessione e l’Italia, è il primo spazio espositivo ad ospitare il risultato di questo progetto.

Gustav Klimt, La Medicina, 1907.

Ottava sezione: Klimt e i ritratti

Come si nota dal dipinto Giuditta, Gustav Klimt ha da sempre subíto il fascino della figura femminile; infatti, i ritratti di uomini sono molto rari e risalgono ai primi anni della sua carriera d’artista.

Gustav Klimt, Ritratto di signora con fondo rosso, 1897-98.

Questa sezione espone numerosi ritratti femminili. Ciò che colpisce l’occhio dell’osservatore sono le moltissime differenze nella resa pittorica delle donne da lui ritratte. Per esempio, nel ritratto del 1894, il pittore mostra un’impeccabile tecnica realista, mentre nel Ritratto di signora con fondo rosso, del 1897-98, decide di adottare una pittura più impressionista.

Josef Maria Auchentaller, Ritratto di Maria Auchentaller, 1908.

 

Oltre a Klimt, numerosi pittori appartenenti alla Secessione dedicano parte delle loro opere ai ritratti femminili; in questa sala, tra i tanti, si trova quello di Maria Auchentaller, realizzato dal padre Josef Maria.

 

 

 

 

 

 

 

 

– Per leggere la seconda parte dell’articolo sulla mostra Klimt. La Secessione e l’Italia clicca qui.

 

 


FONTI

MuseodiRoma

Pannelli espositivi della mostra

CREDITS

Tutte le foto sono state scattate dall’autrice

 

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