vite negate, copertina

Vite Negate, saggi biografici di Franco Buffoni

Vite negate è un libro di Franco Buffoni, pubblicato a ottobre del 2021 per la collana Visionaria di Fve Editoridedicata a chi ha scritto e scrive libri scomodi, discutibili, rivoluzionari, perturbanti, visionari”. L’opera può rientrare nel genere dei saggi biografici: infatti l’autore in cinquantatré capitoli raccoglie le esistenze di altrettanti uomini, a partire dal filosofo Zenone all’oro olimpico in tuffo sincronizzato Tom Daley.

Così ripercorre una storia che non esiste sui libri e sui manuali: è la storia di personaggi storici e contemporanei, intellettuali, poeti, musicisti dimenticati o noti a tutti, ma dei quali è stato sempre omesso l’orientamento sessuale. In Vite negate non sono taciuti suicidi, brutalità, violenza. È un libro disposto a non dimenticare pezzi di passato, costruito attraverso l’accurato studio di fonti. Racconta di esseri umani che hanno vissuto, sofferto come tutti gli altri, privati però della possibilità di amare liberamente. La legge glielo impediva: l’omosessualità smette di essere peccato e diventa crimine, fase che si conclude in Italia sul finire del XIX secolo. In seguito l’omosessualità è stata medicalizzata, nella credenza insensata da parte di una società eteronormativa di poter curare qualcosa ritenuto deviante.

Vite negate è una lettura estremamente scorrevole, mossa anche dalla curiosità di conoscere le aspirazioni di intellettuali e personaggi dei quali si credeva di conoscere qualunque cosa. Permane una patina di tristezza, accompagnata dal brivido di compartecipazione che provocano sia i destini più coraggiosi e atroci, sia le vite inattuate di pulsioni e amori irrealizzati.

Titolo e premessa

L’intento programmatico si esprime fin dal titolo e dalla premessa, dove Buffoni afferma: “In questo libro racconto alcune storie di negazione dell’omosessualità avvenute anche in un passato lontano, quando i termini ancora non esistevano, ma i comportamenti, le negazioni e le sofferenze sì.” Qui attua la ricostruzione di una storia esclusa dal tempo, offrendo una prospettiva che fino a ora l’istanza della cultura dominante ha sempre rifiutato. Sono la cultura e la società dell’uomo bianco, caratterizzato dall’imperativo eterosessuale.

Buffoni poi anche a questo proposito sottolinea come l’eterosessuale senta il bisogno di rivendicare la propria eterosessualità, che percepisce messa in discussione e minata da qualunque affermazione di omosessualità. Inoltre lo scrittore prospetta una società post-gay, nella quale non sarà necessario dichiararsi gay, in quanto sia l’omosessualità sia l’eterosessualità costituiranno la norma. Questa società esiste già in alcune aree urbane del Canada e in alcuni paesi del Nord Europa.

L’omofobia interiorizzata condiziona anche la costruzione, la memoria e la narrazione del passato. Solo su quest’ultimo si può definire la consapevolezza di una società del presente e del futuro. Da qui la volontà di ricostruire una storia omosessuale, chiarendo saranno ignorati interi strati sociali, per mancanza di notizie e fonti. In più si rende conto che, mentre dell’essere eterosessuali si fa mostra tranquillamente, dell’omosessualità spesso non ci sono prove, perché ci si nasconde.

Dunque attraverso uno studio e una ricerca approfondita e minuziosa Buffoni passa in rassegna diverse esistenze, dichiarando a priori e con onestà intellettuale che non possiede gli strumenti ermeneutici adeguati per occuparsi anche del corrispettivo universo femminile. Pertanto si concentrerà solo sugli uomini.

Regnanti, poeti e compositori

In questo modo Vite negate descrive e racchiude una costellazione di umanità, seppur spesso limitata come detto prima alle classi alte e a chi aveva predominio sulla scrittura: da regnanti a poeti a compositori, fino a sportivi della contemporaneità. Buffoni si sofferma per esempio su Edoardo II d’Inghilterra (1284-1327) ed Enrico III di Francia (XVI secolo, all’epoca delle guerre di religione). Si parla di Eliogabalo, l’unica “imperatrice” dell’Impero romano. Del resto anche Chopin conviveva con la scrittrice francese George Sand solo come copertura reciproca.

Giacomo Leopardi

Fanny Targioni-Tozzetti invece non sarebbe stata il grande amore di Giacomo Leopardi, il quale nelle proprie lettere si rivolgeva così all’amico Ranieri:

Ranieri mio. Oggi non ho tue nuove. Ti ripeto ch’io ho scritto due volte a Francesco Pane. Ti ripeto ch’io t’amo quanto si può amare in questa vita, e che ogni giorno, ogni ora ti sospiro.

Oppure gli scrive: “Io sono sempre a’ tuoi cenni. Ti bacio e ti stringo tanto al cuore” o ancora “La mia risoluzione è presa già da gran tempo: quella di non dividermi mai più da te” e poi “Ranieri mio. Ti sospiro sempre come il Messia. S’io possa abbandonarti, tu lo sai bene. Ti mando mille baci”; per finire con: “Vorrei poterti consolare da vicino, ma qualunque partito tu pigli, tu disporrai le cose in modo che noi viviamo l’uno per l’altro, o almeno io per te, sola ed ultima mia speranza. Addio, anima mia. Ti stringo al mio cuore, che in ogni evento possibile e non possibile, sarà eternamente tuo e ti bacio mille volte”.

Si suppone fosse innamorato dell’amico, che ne ha approfittato economicamente durante il proprio soggiorno a Napoli, per poi raccontare la propria versione dei fatti nell’opera Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi (1880), la base su cui è stata ricostruita l’amicizia tra i due.

Scritture private, la storia di Pierre Seel e Mario Mieli

Alcuni sonetti di Shakespeare sono stati fraintesi a lungo, così come diversi componimenti di Michelangelo Buonarroti sono stati modificati per far sì che si rivolgessero a una figura femminile, ma il destinatario in origine era un altro. Allo stesso modo il musicista Moritz Weber nel 2020 ha scoperto che le lettere di Chopin fino a quel momento erano state tradotte mutando il genere della persona a cui erano indirizzate. Di Gadda non possediamo nessuna scrittura privata, fatta eccezione per il Diario di guerra e di prigionia. Tutto il resto a provveduto a distruggerlo, per non far trapelare nulla.

È particolarmente straziante la storia di Pierre Seel (1923, Haguenau, Alsazia – 2005, Tolosa). È stato internato nel campo di concentramento di Chirmeck-Vorbrück proprio perché omosessuale. Lì ha assistito alla morte del proprio compagno, Jo, sbranato dai cani. Sopravvissuto allo sterminio, ha messo su famiglia, rendendosi poi conto di aver cresciuto dei figli “omofobi”: “non estremisti, però assolutamente insensibili al dramma da lui vissuto e mai veramente raccontato per via di quella “macchia” originale”.

Solo nel 1982 una predica del vescovo di Strasburgo attraverso la quale a Pierre tornano in mente i proclami nazisti lo ha portato alla decisione di raccontare la propria storia. I suoi figli però, non potendo accettare la vergogna, gli hanno proibito di vedere i nipoti. Del resto, una pronipote di Verlaine nel 2021 si è opposta alla tumulazione congiunta con Rimbaud nel Pantheon, quando ormai la natura del legame tra i due poeti era nota.

Si giunge poi ai tempi più recenti con Mario Mieli, amico dell’autore, poeta e intellettuale, morto suicida a trentun anni. Vite negate si completa con personaggi di spicco dello sport, ambiente dove l’omofobia è ancora profondamente radicata e l’omosessualità è spesso un tabù.

Qualcosa sull’autore…

Sulla stessa scia di altri due libri di Franco Buffoni, Due pub, Tre poeti e un desiderio e Anche Silvia è un anagramma si colloca Vite negate. Nato nel 1948, l’autore in diverse università ha insegnato letterature comparate e letteratura inglese. Ha pubblicato varie raccolte poetiche tra cui Nell’acqua degli occhi (1979), Suora Carmelitana (1997) e Jucci (2014). È anche autore di saggi e di narrativa.


FONTI

Franco Buffoni, Vite negate, Fve editori, 2021

Fveditori.it

Francobuffoni.it

Site.unibo.it

Tpi.it

CREDITI

Copertina

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